Citta’ metropolitana: Costantino (Cgil), dibattito cambi passo

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Reggio Calabria – “E’ necessario che il dibattito sulla Citta’ Metropolitana di Reggio Calabria cambi velocemente passo perche’ e’ ancora, purtroppo, in parte chiuso all’interno di municipalismi e campanilismi che non solo non hanno alcun senso ma sono fuori dalle stesse dinamiche istitutive della Citta’ Metropolitana”. Lo dice Nino Costantino, segretario generale della Cgil della Piana di Gioia Tauro. “Nessuno – continua – puo’ pensare che la costruzione della Citta’ Metropolitana possa portare alla marginalizzazione del territorio anche perche’ non puo’ avvenire tramite semplici atti burocratici e amministrativi ma attraverso il coinvolgimento pieno delle Amministrazioni locali, delle forze produttive e sociali, del mondo accademico reggino e dello Stretto le cui competenze sono riconosciute anche all’estero. La discussione sugli assetti istituzionali deve andare di pari passo con quella sullo sviluppo economico e sociale: e’ su questo che c’e’ un forte ritardo”. A parere di Costantino “Reggio e’ in ritardo rispetto alle altre citta’ ed e’ necessario accelerare i tempi per fare la Conferenza statutaria e lo Statuto, ma occorre anche confrontarsi attivamente con le altre Citta’ metropolitane italiane e guardare a modelli anche europei soprattutto in riferimento allo sviluppo economico e sociale del territorio. Di questo occorre preoccuparsi, non delle piccole richieste o dei particolarismi. Reggio e la sua area vasta – agiunge – ha delle specificita’ importanti da sfruttare, su cui fare leva, che rappresentano anche le condizioni attraverso cui la nostra esperienza puo’ essere guardata con attenzione anche fuori dal nostro territorio. La prima specificita’ e’ rappresentata dal Porto di Gioia Tauro il cui sviluppo non riguarda solo la Piana e neanche la stessa Calabria. Creare le condizioni perche’, per esempio, la ZES diventi realta’ vuol dire dare alla Citta’ metropolitana il suo vero motore industriale e creare quelle condizioni che hanno altri grandi porti come Amburgo o Rotterdam. Vuol dire, per esempio, levare via quel pessimo municipalismo che a volte annebbia le idee a qualche amministratore locale. Chi – domanda – non ricorda quella stucchevole e ridicola, oltre che provinciale ed egoista, posizione assunta da qualche sindaco sulla questione delle armi chimiche? E lo stesso discorso – sostiene – vale per il resto del territorio sulla valorizzazione del patrimonio culturale e artistico, agricolo, paesaggistico e turistico”.

A giudizio del sindacalista “e’ necessario affrontare in questi termini la discussione sulla Citta’ metropolitana se si vuole davvero uscire da una visione municipalista, chiusa e gretta che non offre prospettiva alla crescita e allo sviluppo. La seconda specificita’, ugualmente importante, e’ rappresentata dalle condizioni naturali che fanno di Reggio l’unica citta’ metropolitana separata da una lingua sottile di mare da Messina, con cui si deve condividere la possibilita’ di creare sviluppo, occupazione, crescita sociale ed economica. L’Area dello Stretto su cui per decenni sindacati, i pezzi piu’ avveduti del mondo politico, economisti, urbanisti, ambientalisti, il mondo universitario delle due citta’ si sono cimentati e confrontati su come costruire le condizioni per unificare interessi e bisogni, adesso puo’ diventare davvero il luogo in cui sperimentare percorsi comuni per razionalizzare sistemi produttivi e sociali. Penso, per fare un esempio, ai bisogni sanitari, alle eccellenze che ci sono nelle due sponde e che, essendo a tre chilometri di distanza, possono essere raggiunti in emergenza con un qualificato servizio di elisoccorso. Oppure, solo per fare un altro esempio, utilizzare la legge sui grandi laghi che ricadono in piu’ regioni per il trasporto pubblico locale, dando respiro e qualita’ ad un servizio importante per migliaia di persone. E via di questo passo. Ecco, penso che la discussione sulla Citta’ metropolitana debba immediatamente elevarsi dalla piccola visione a cui qualcuno vorrebbe relegarla , ad un progetto grande ed utile. Occorre – conclude – aprire gli occhi, pensare in grande alle opportunita’ da cogliere, rapportarsi con le esperienze importanti che ci sono, dare una prospettiva vera di sviluppo all’intero territorio e creare le giuste opportunita’ per le nuove generazioni”.