Papa: avanzano precarieta’, lavoro nero e malavita

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CdV – “L’estendersi della precarieta’, del lavoro nero e del ricatto malavitoso fa sperimentare, soprattutto tra le giovani generazioni, che la mancanza del lavoro toglie dignita’, impedisce la pienezza della vita umana”. Lo ha denunciato Papa Francesco nel discorso rivolto questa mattina a settemila militanti delle Acli, ricevuti in Aula Nervi per i 70 anni dell’associazione. “Troppo spesso – ha lamentato Bergoglio – il lavoro e’ succube di oppressioni a diversi livelli: dell’uomo sull’altro uomo; di nuove organizzazioni schiavistiche che opprimono i piu’ poveri; in particolare, molti bambini e molte donne subiscono un’economia che obbliga a un lavoro indegno che contraddice la creazione nella sua bellezza e nella sua armonia”.
Tutto questo, ha scandito il Papa “reclama una risposta sollecita e vigorosa”. Occorre cioe’, ha chiarito, liberare il lavoro da questa morsa. “Il lavoro deve essere libero”, ha ripetuto sottolineando che “la vera liberta’ del lavoro significa che l’uomo, proseguendo l’opera del Creatore, fa si’ che il mondo ritrovi il suo fine: essere opera di Dio che, nel lavoro compiuto, incarna e prolunga l’immagine della sua presenza nella creazione e nella storia dell’uomo”. Secondo Bergoglio, dunque “dobbiamo far si’ che il lavoro non sia strumento di alienazione, ma di speranza e di vita nuova” e quindi, ha aggiunto, “il lavoro deve essere creativo”. “Ogni uomo – infatti – porta in se’ una originale e unica capacita’ di trarre da se’ e dalle persone che lavorano con lui il bene che Dio gli ha posto nel cuore. Ma questo puo’ avvenire quando si permette all’uomo di esprimere in liberta’ e creativita’ alcune forme di impresa, di lavoro collaborativo svolto in comunita’ che consentano a lui e ad altre persone un pieno sviluppo economico e sociale”.

“Per poter incidere nella realta’, l’uomo – ha ricordato inoltre Bergoglio spiegando cosa significa ‘lavoro partecipativo’ – e’ chiamato ad esprimere il lavoro secondo la logica che piu’ gli e’ propria, quella relazionale, cioe’ vedere sempre nel fine del lavoro il volto dell’altro e la collaborazione responsabile con altre persone”. “Li’ dove, a causa di una visione economicistica, si pensa all’uomo in chiave egoistica e agli altri come mezzi e non come fini, il lavoro perde – ha denunciato – il suo senso primario di continuazione dell’opera di Dio, opera destinata a tutta l’umanita’, perche’ tutti possano beneficiarne”. Diventa cosi’ opera di un idolo: “il dio denaro”. “Liberta’, creativita’, partecipazione e solidarieta’ sono – ha poi concluso – caratteristiche che fanno parte della storia delle Acli: oggi piu’ che mai siete chiamati a metterle in campo, senza risparmiarvi, a servizio di una vita dignitosa per tutti”.