Perseo: gli omicidi del “padrino”

Amicidio Domenico Zagami

Amicidio Domenico Zagami

di Stefania Cugnetto –

Lamezia Terme – Il primo omicidio “ordinato” da Giuseppe Giampà, l’ex presunto capo cosca ora diventato collaboratore di giustizia, sarebbe quello di Domenico Zagami. Un omicidio commesso per dare un segnale alla cosca avversa quella dei Torcaasio. Ma il “padrino”, appellativo con il quale veniva indaco Giusepep Giampà, all’interno del suo ex clan, nel periodo in cui sarebbe stato al vertice del clan dal 2004 al 2011, avrebbe disposto secondo un criterio criminale ben 14 omicidi e tre tentati omicidi. E’ stato lo stesso Giampà a riferire tutto ciò nel corso dell ultime udienze del processo Perseo che si sta svolgendo nel tribunale di Lamezia. “ l’omicidio di Domenico Zagami è stato il primo con la cosca in nuova composizione”, queste le parole di Giuseppe Giampà, nel riconoscere la parternita’ dell’omicidio. Domani Giuseppe Giampà dovrà rispondere alle domande degli avvocati difensori, mentre nelle precedenti udienze, quelle del 3 e del 6 febbraio ha risposto alle domande del pubblico ministero Elio Romano. Durante le udienze Giuseppe Giampà ha ricostruito gli omicidi che hanno segnato la sua presunta reggenza, 14 omicidi e 3 tentati agguati porterebbero infatti la firma del padrino. I fatti delittuosi vanno dal 2004 al 2011, anni in cui la faida contro la cosca rivale quella dei Torcasio-Gualtieri-Cerra, era più accesa e violenta che mai. Il primo omicidio ordinato da Giuseppe Giampà fu quello di Domenico Zagami, avvenuto il 14 agosto del 2004, e che seconda la ricostruzione del collaboratore fu compiuto da Domenico Giampà, il movente era la presunta collaborazione di Zagami all’omicidio di Vincenzo Giampà, zio di Giuseppe. Il padrino ha raccontato l’organizzazione dei vari omicidi, lo specchietto, chi cioè segnalava la presenza della vittima, la partenza, la scelta dei killer, la staffetta o luogo di scambio, dove poi i killer venivano raggiunti per potersi liberare di armi e indumenti ed abbandonare il mezzo utilizzato.

Giuseppe Giampà ha ricostruito i 14 omicidi e i 3 tentati omicidi compiuti in nome della cosca di cui lui era capo: Giovanni Gualtieri, del quale ha riferito “ la sorella in un’intercettazione aveva scherzato sulla morte di mio zio Vincenzo, quindi siccome la moglie di Gualtieri era incinta noi abbiamo stabilito che lui non doveva vedere il figlio”, Francesco Zagami, Antonio Deodato, Pietro Pulice, il duplice omicidio Spena e Vaccaro, riguardo al quale Giampà ha dichiarato “il vero obiettivo era Enzo Spena, Vaccaro era una vittima innocente”, tentato omicidio Gullo-Torcasio, Federico Gualtieri, Bruno Cittadino che Giampà ha definito “era il mio obiettivo appena uscito dal carcere, perché lui aveva cercato di incastrarmi proponendo 50mila euro ad un mio amico per avere un incontro con me ed uccidermi, me la sono segnata ed appena ho potuto gliel’ho fatta”, Roberto Ammendola, Antonio Villella, Giuseppe Chirumbolo, Nicola Gualtieri, tentato omicidio di Egidio Umberto Muraca del quale ha raccontato “io l’avevo avvisato, gli avevo detto, fino a quando spacci l’erba con i Torcasio non mi interessa, non toccare le estorsioni perché succedono i problemi”, Vincenzo Torcasio detto il carrà e dopo solo un mese suo figlio Francesco Torcasio e Federico Gualtieri. Dopo questo lungo elenco di sangue il pentito ha cercato di dare spiegazione di tutta questa violenza concentrata in pochi anni “volevo distruggere a tutti. Volevo fare…volevo ammazzare a tutti, per togliermi, diciamo, il pensiero. Diciamo questa era la base di tutto. Poi, ve l’ho detto, il fatto dell’estorsione, di ste’ cose qua, della benzina…diciamo che erano scuse alimentate dai rancori vecchi”. Domani Giuseppe Giampà tornerà in aula per rispondere alle domande della difesa.