Lamezia: omicidio “Ciucciaro”, Angelo Torcasio ebbe un compenso

omicidio "Ciucciaro": la scena del crimine

omicidio “Ciucciaro”: la scena del crimine

di Stefania Cugnetto

– Lamezia Terme – Sarebbe Pasquale Torcasio il mandante dell’omicidio di Giuseppe Torcasio detto “u ciucciaro”, ucciso il 27 ottobre del 2003 nel parcheggio del supermercato i “Pini”, in via del Progresso. Il 12 gennaio 2012 questo fatto di sangue veniva raccontato in tutti i suoi dettagli dall’esecutore materiale Angelo Torcasio. Il collaboratore di giustizia non raccontò subito chi fosse il mandante di tale omicidio, né chi avesse realmente sparato, infatti il Torcasio inizialmente diede la colpa a Domenico Zagami. Ma il 12 gennaio Angelo Torcasio, preso da un rimorso di coscienza, decise di raccontare la verità attribuendosi l’omicidio del “ciucciaro”. “Se fino ad ora non ho reso le dichiarazioni che sto per farvi, è solo perché non avevo il coraggio di coinvolgere persone della mia famiglia che hanno fatto da padre e da fratello nei miei confronti“, così Torcasio spiegò la sua iniziale scelta di non riferire la verità sull’omicidio di Giuseppe Torcasio, sostenendo in un prima fase che “l’omicidio era stato commesso da Domenico Zagami”. Versione che il pentito, nel corso di un altro interrogatorio ed esattamente in quello del 12 gennaio del 2012, cambiò, spiegando che non intendeva “incolpare ingiustamente Domenico Zagami”, omicidio al quale era “completamente estraneo” e che per Torcasio doveva “riposare in pace”. Con questa motivazione trovò la forza di dichiarare che il mandante dell’omicidio del “ciucciaro”, fu suo cugino Pasquale Torcasio.

Giuseppe Torcasio detto il "ciucciaro"

Giuseppe Torcasio detto il “ciucciaro”

“Sono stato io a sparare contro Giuseppe Torcasio su mandato di mio cugino Pasquale Torcasio del Bonsai, il quale voleva la morte del ciucciaro per vendicare la morte di suo fratello Antonio Torcasio, ucciso l’11 gennaio del 1994 proprio da Giuseppe Torcasio”. Lo scenario familiare sembra ora completo, l’omicidio fu commissionato per vendetta, e il collaboratore raccontò anche fu suo cugino Pasquale Torcasio a fornirgli moto, pistola e abiti per commetterlo. Il fatto criminoso avrebbe dovuto avere due protagonisti, infatti insieme ad Angelo Torcasio avrebbe dovuto partecipare Giuseppe Ammendola “inizialmente – dichiarò il collaboratore- anche Giuseppe Ammendola doveva partecipare all’omicidio, in particolare avrebbe dovuto guidare la moto, mentre io avrei dovuto sparare”. La vittima, secondo il racconto del Torcasio fu pedinata per un mese e furono vari i tentativi di mettere a segno l’assassinio, “in un’occasione io e Giuseppe Ammendola ci recammo presso l’abitazione di Giuseppe Torcasio per commettere l’omicidio ma in quell’occcasione io non me la sentii di sparare perché lo stesso Ciucciaro era accompagnato dai due figli piccoli”. Quello di Giuseppe Torcasio fu per il pentito il primo omicidio da esecutore materiale, il collaboratore di giustizia nel corso dell’interrogatorio raccontò di essere stato lui “a sparare sei colpi di pistola contro Giuseppe Torcasio”. “La sera in cui commisi l’omicidio – raccontò- fu quindi una mia decisione improvvisa in quanto mi resi conto che l’occasione era propizia, perché avevo notato – aggiunse – che lo stesso Giuseppe Torcasio aveva parcheggiato l’auto presso il supermercato “i Pini” ed era in attesa della moglie e del figlio che erano entrati nel supermercato”. Fu sua la scelta di attuare “personalmente” l’omicidio senza la collaborazione di alcuno recandosi subito “presso il magazzino dove era stato posizionato il motociclo e la pistola”, indossando per camuffarsi tuta e giubbino, che furono preparate da Pasquale Torcasio. Il collaboratore di giustizia descrisse con minuzia le dinamiche dell’omicidio“mi recai subito presso il parcheggio del supermercato, mi avvicinai col ciclomotore nella parte in cui erano sistemati i carrelli, dopo aver girato nei pressi di un grosso albero ed aver posizionato la moto in direzione delle via di fuga: scesi dalla moto, mi avvicinai alla macchina a circa un metro e mezzo ed esplosi sei colpi di pistola in direzione del punto situato tra il poggiatesta e la nuca del Ciucciaro, dopodichè risalii sulla moto e mi allontanai”.

auto-torcasio

Angelo Torcasio oltre a descrivere verbalmente la scena del crimine disegnò un bozzetto del luogo del delitto. Ma il racconto del pentito non si fermò qui, in quel 12 gennaio, il collaboratore parlò anche di compensi “mio cugino ha dato a Giuseppe Ammendola 2000 euro anche se alla fine non ha partecipato all’omicidio, mentre per quanto mi riguarda, anche se io non volevo essere pagato per l’omicidio commesso perché comunque lo avevo fatto per questioni di famiglia, ricordo che Pasquale mi aiutò con circa 5000 euro nell’acquisto di un autovettura”. Angelo Torcasio raccontò che due anni dopo l’omicidio del “ciucciaro”, l’11 gennaio 2005 “furono danneggiate le lapidi di mio padre e di mio cugino Antonio, e quando Pasquale seppe che erano state la moglie e la nipote del Ciucciaro, voleva di nuovo partire in quarta per vendicare l’episodio”. Una trama fittissima che trova solo oggi con gli arresti messi a segno dalla Squadra Mobile di Catanzaro, grazie alle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, il suo epilogo.