‘Ndrangheta: traffico reperti archeologici, indaga Dda Catanzaro

pmmanzini-06-07
Vibo Valentia  – La Dda di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta “Purgatorio” sfociata poi nell’operazione “Black money” contro il clan Mancuso di Limbadi (Vv), ha aperto un nuovo filone di indagine su i reperti archeologici trafugati attraverso scavi clandestini nel Vibonese. A svelare l’esistenza di questo troncone investigativo e’ stato stamane il colonnello Giovanni Sozzo, dal 2008 al 2012 alla guida del Ros di Catanzaro, deponendo nel maxiprocesso “Black money” contro il clan Mancuso in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. In particolare, rispondendo alle domande del pm Marisa Manzini, l’ufficiale dell’Arma ha spiegato di aver riscontrato nel corso delle indagini confluite nell’inchiesta denominata “Purgatorio” l’esistenza di “rapporti diretti di alcuni soggetti vibonesi, fra cui un operaio specializzato in scavi, un imprenditore di auto ed un giornalista-archeologo, con il boss Pantaleone Mancuso cl.’47”.
I personaggi coinvolti, ha spiegato il colonnello del Ros, in piu’ occasioni, si sarebbero recati dal boss Mancuso, nel suo casolare di campagna a Limbadi, per pianificare un business milionario legato ai reperti archeologici che venivano prelevati soprattutto nella citta’ di Vibo Valentia attraverso scavi abusivi e clandestini. L’organizzazione, secondo il Ros, avrebbe poi piazzato i reperti archeologici anche nei circuiti illegali esteri.

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