Lavoro: Antonelli: protesta si sposti nella capitale

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Rossano – “Sulla pelle di 5mila ex lavoratori socialmente utili e della pubblica utilità calabresi e delle loro famiglie si sta consumando una vicenda politica ignobile, fuori da ogni logica democratica. Il mancato inserimento dell’emendamento è solo un dispetto del Governo ai danni della nostra Regione e dei suoi cittadini. Perché non ci sono altre ragioni né di natura tecnica né economiche per bloccare il programma di lavoro che, a diverso titolo e con più mansioni, sta vedendo questa gente impegnata quotidianamente a servizio delle Istituzioni. Credo, pertanto, condividendo a pieno il senso e la natura della protesta che in queste ore gli ex lsu/lpu calabresi stanno mettendo in atto in tutta la Calabria, che sia necessario promuovere, a partire da subito, una mobilitazioni di massa nella capitale, sotto i palazzi del potere. Dobbiamo far capire a chi tiene in mano le redini della nostra nazione che, soprattutto in questa circostanza storica, non può continuare a prendersi gioco del futuro della Calabria”. È quanto sostiene il vice presidente del Consiglio comunale di Rossano, Lorenzo Antonelli, intervenendo nella questione, l’ennesima, che sta riguardando i precari della Regione Calabria, impiegati negli enti locali, appartenenti al bacino degli ex lsu-lpu, per i quali il Governo Renzi ha bloccato i salari a partire dal prossimo mese di agosto”.
“Probabilmente – dichiara Antonelli – il Primo Ministro, che rappresenta una delle cariche democratiche più importanti dello Stato senza aver ottenuto paradossalmente nessun mandato elettorale, non ha ben inteso quali sono le reali esigenze del Paese. Se è vero, così come sta emergendo da più parti nelle ultime ore, che questa scelta ostinata del Governo di non inserire l’emendamento a favore dei precari calabresi, mettendoli praticamente sul lastrico, nasce da una bega politica intestina al centro sinistra e al Partito democratico. Siamo alla follia totale. Come si può dare, così a cuor leggero, il benservito a 5mila famiglie calabresi che per oltre 20 anni hanno prestato il loro lavoro allo Stato, per di più a nero, solo per dare sfogo a un dispettuccio politico? Queste sono barbarie umane che può mettere in atto solo chi non ha mai vissuto la sofferenza e la frustrazione della precarietà e della disoccupazione e chi, senza peli sul cuore, vuole evidentemente far morire la Calabria. A preoccupare, infatti, non è solo il trattamento riservato da Renzi e soci agli ex lsu-lpu ma anche il fatto che questo Governo, in circa due anni di attività, non ha avviato alcun investimento concreto nella nostra Regione. Ha solo fatto promesse, come quella della riapertura del Tribunale di Rossano, restituendo altrettante delusioni e illusioni. Ora basta, per davvero. Piena solidarietà ai 5mila lavoratori che da oggi sono praticamente a casa, senza che lo Stato democratico italiano, gli abbia nemmeno riconosciuto i diritti sanciti dalla legge. Giusta e inevitabile la loro protesta che, a questo punto, non credo abbia senso mantenere nei soli confini calabresi. Se il Governo Renzi non ha alcuna considerazione per questa Regione, figuriamoci se vorrà farsi carico dei disagi del blocco autostradale, degli aeroporti e delle ferrovie calabresi. Ecco perché, adesso, sarebbe bene portare questa forte protesta, composta e pacifica, per le strade di Roma e, attraverso le rappresentanze istituzionali locali, trasferirla nelle stanze del Parlamento. A quel punto non potranno non sentire l’indignazione generale e totale della gente di Calabria.