Agromafie: Coldiretti, mani su appalti da 1,3 mld in mense scuola

rp_coldiretti-300x240.jpgRoma – Le mani della mafia sulle mense scolastiche: un affare da 1,3 miliardi di euro all’anno, bersaglio 2 milioni di bambini tra i 3 e i 10 anni che ogni giorno mangiano a scuola. Lo dice la Coldiretti in occasione del convegno di oggi a Roma sul tema “Corruzione e Agromafie” promosso dal presidente della stessa Coldiretti, Roberto Moncalvo, e da Gian Carlo Caselli, presidente del Comitato scientifico della Fondazione ‘Osservatorio sulla criminalita’ nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare’ con la partecipazione tra gli altri di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorita’ nazionale anticorruzione, di Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, e di Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Un pericolo di grande attualita’ come dimostra l’apertura quest’autunno della grande inchiesta sulla fornitura di pasti in scuole elementari e materne delle provincia di Napoli, Avellino e Salerno con 17 misure cautelari nei confronti di imprenditori e amministratori pubblici per attivita’ di dossieraggio per sbaragliare la concorrenza, e cibo di qualita’ scadente, talvolta avariato, dato agli scolari. Si tratta in realta’ solo dell’ultimo – dice Coldiretti – della lunga serie di episodi che riguarda l’insieme degli appalti pubblici per la ristorazione, dalle scuole agli ospedali fino agli immigrati, “come hanno dimostrato le recenti cronache di Mafia Capitale con tangenti e corruzione”. Da tutelare nelle scuole ci sono – sottolinea la Coldiretti – circa il 45 per cento dei bambini negli asili e nelle elementari con una tendenza all’aumento per i cambiamenti imposti dai nuovi stili di vista che favorisce un interesse crescente della malavita. “Si tratta di un crimine particolarmente odioso poiche’ ai danni provocati al sistema economico ed all’occupazione si aggiungono i pericoli per la salute in una fase delicata della crescita”, ha affermato il presidente della Coldiretti. E non sara’ un caso se un italiano su cinque (20 per cento) ha una valutazione negativa dei pasti serviti nelle mense scolastiche di figli o nipoti, mentre il 42 per cento la ritiene appena sufficiente, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Una netta maggioranza, l’83 per cento – sottolinea la Coldiretti – ritiene che le mense dovrebbero offrire i cibi piu’ sani per educare le nuove generazioni dal punto di vista alimentare mentre solo il 13 per cento, ritiene che dovrebbero essere serviti i piatti che piacciono di piu’.

“Per assicurare il miglior rapporto prezzo/qualita’ ma anche per educare le nuove generazioni la Coldiretti sollecita a privilegiare nelle mense scolastiche i cibi locali a km 0 che valorizzano le realta’ produttive locali e riducono i troppi passaggi intermedi dietro i quali piu” elevato e’ il rischio di frodi e sofisticazioni”, ha continuato Moncalvo. In questo contesto la Coldiretti denuncia il ritardo applicativo degli ‘appalti verdi’ previsti per le mense di scuole e ospedali gestite dalla pubblica amministrazione che devono garantire solo frutta e verdura di stagione, almeno il 25 per cento di prodotti a denominazione di origine (IGP e DOP), almeno il 15 per cento di carne biologica mentre almeno il 20 per cento del pesce deve provenire da acquacoltura bio. Gli ‘appalti verdi’, che sono entrati nella normativa nazionale da oltre 4 anni, devono essere recepiti da Comuni, Province e Regioni, con la qualita’ e la stagionalita’ dei prodotti offerti che entra finalmente – sottolinea la Coldiretti – nelle gare d’appalto degli Enti pubblici grazie all’introduzione di ‘Criteri ambientali minimi per il servizio di ristorazione collettiva e la fornitura di derrate alimentari’, previsti nell’ambito del Piano d’azione per la sostenibilita’ ambientale dei consumi nel settore della Pubblica amministrazione (cosiddetta Public Procurement). Al normale requisito base del prezzo piu’ vantaggioso si affianca un meccanismo di punteggio che premia prestazioni ambientali, sociali o di fornitura di prodotti tipici meno diffusi e talvolta piu’ costosi. In questo modo – continua la Coldiretti – anche chi propone alimenti di qualita’ puo’ dunque concorrere, nella fornitura di alimenti, senza vedere compromesso in partenza l’esito della gara, favorendo l’innovazione e il miglioramento socioambientale del mercato.