Mafia: primo via libera Cdm a riforma codice antimafia

Roma – Il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, due decreti legislativi di attuazione della legge recante “Modifiche al Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al Codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del Codice di procedura penale e altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate”. La riforma prevede, tra le altre cose, alcune disposizioni per disciplinare il regime delle incompatibilita’ degli amministratori giudiziari, dei loro coadiutori, dei curatori fallimentari e degli altri organi delle procedure concorsuali. In attuazione dei criteri direttivi fissati dalla legge delega, il testo prevede: l’incompatibilita’ delle figure gia’ elencate per rapporti di parentela, affinita’, convivenza e, comunque, assidua frequentazione con magistrati addetti all’ufficio giudiziario al quale appartiene il magistrato che conferisce l’incarico; la vigilanza del Presidente della Corte di appello sulle nomine a questi incarichi incarichi, conferite a soggetti che siano parenti, affini, coiniugi o frequentino con regolarita’ i magistrati del distretto giudiziario, in cui ha sede l’ufficio titolare del procedimento.

La riforma contiene inoltre alcune disposizioni in materia di tutela del lavoro nell’ambito delle imprese sequestrate e confiscate. Il decreto, approvato su proposta del ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, introduce disposizioni per la tutela del lavoro nelle imprese sequestrate e confiscate sottoposte ad amministrazione giudiziaria, favorendo l’emersione del lavoro irregolare, nonche’ il contrasto dell’intermediazione illecita e dello sfruttamento del lavoro e consentendo, se necessario, l’accesso all’integrazione salariale e agli ammortizzatori sociali. Le nuove disposizioni, viene spiegato nel comunicato, sono volte a sostenere la continuazione o la ripresa dell’attivita’ delle imprese sequestrate e confiscate sottoposte ad amministrazione giudiziaria, con l’obiettivo di contrastare la presenza delle organizzazioni criminali nel tessuto economico e di offrire un’opportunita’ concreta di lavoro, nonche’ di favorire il mantenimento e lo sviluppo delle professionalita’ acquisite, evitando che aziende sequestrate e confiscate alla criminalita’ organizzata siano destinate a fallire, producendo cosi’ rilevanti costi economici e sociali.

In particolare, il decreto introduce una serie di misure di sostegno e di incentivo: uno specifico trattamento di sostegno al reddito dei lavoratori che non possono fruire degli ammortizzatori sociali ordinari, pari al trattamento straordinario di integrazione salariale, per la durata massima di 12 mesi nel triennio; una indennita’ mensile per i lavoratori che non possono fruire della NaSpI, per la durata di quattro mesi e pari alla meta’ dell’importo massimo mensile della indennita’ di disoccupazione; l’estensione delle misura di agevolazione per le imprese. Il decreto introduce poi specifiche regole per le imprese sequestrate e confiscate in materia di Documento unico di regolarita’ contributiva (DURC) e di opponibilita’ dei provvedimenti sanzionatori in materia di lavoro e di legislazione sociale.
Sono, infine, previsti flussi di comunicazione tra le autorita’ amministrative, l’autorita’ giudiziaria, il Prefetto e l’INPS, per garantire la completa informazione di tutti gli enti interessati.