Regione: gli enti “in house” nel mirino della magistratura

Catanzaro – Il filo conduttore e’ prevalentemente quello di fondi europei gestiti nel modo sbagliato e finiti con favorire meccanismi per nulla trasparenti. Cosi’ le societa’ “in house” o partecipate dalla Regione Calabria sono state risucchiate, negli ultimi anni, in un vortice di inchieste giudiziarie che hanno travolto dirigenti, funzionari, politici e professionisti.
L’ultimo caso e’ quello di ieri, con l’inchiesta per i fondi gestiti dall’associazione “Calabresi nel mondo”, societa’ “in house” della Regione Calabria ora in liquidazione.
Sotto la lente di ingrandimento della Procura della Repubblica di Catanzaro e dei Carabinieri sono finiti il deputato uscente Giuseppe Galati, 57 anni, Giuseppe Antonio Bianco, 67 anni, ex segretario della fondazione nonche’ per alcuni anni dirigente ad interim del settore Affari generali della Presidenza della Regione e direttore generale ora in pensione, e Mariangela Cairo, 48 anni, segretario generale della fondazione “I Sud del mondo” e collaboratrice della fondazione “Calabresi nel mondo”.
Il Gip ha disposto anche un sequestro beni per 210.448,68 euro, mentre la Procura aveva chiesto un sequestro di 1.211.433,82 euro. L’associazione sarebbe stata utilizzata per effettuare assunzioni clientelari, ma anche per intascare somme non dovute.
Non e’ andata meglio per la gestione de fondi della societa’ “Calabria Etica”, anche questa al centro di un’inchiesta che ha svelato l’assunzione di 251 collaboratori per quattro progetti “dal contenuto fumoso – secondo l’accusa – privi di concretezza e di riferimenti alle modalita’ di attuazione, nonche’ carenti di accordi con le autorita’ collegate cui i lavoratori erano destinati”. Le assunzioni avrebbero avuto fini “clientelari” perche’ fatte in concomitanza con le elezioni regionali del 2014 e le comunali a Lamezia del 2015 per le quali, tra l’altro, l’allora presidente Pasqualino Ruberto era candidato a sindaco. I principali protagonisti di questa indagine sono stati rinviati a giudizio.

Terremoto giudiziario anche per “Calabria Verde”, poi affidata dal presidente della Regione, Mario Oliverio,al generale dei Carabinieri Aloisio Mariggio’, nominato commissario. La Regione Calabria si e’ costituita parte civile nel procedimento penale della Procura della Repubblica di Catanzaro che riguarda l’ente, con gli imputati accusati a vario titolo per l’ipotesi dei reati di abuso d’ufficio, minaccia a pubblico ufficiale, peculato e falsita’ ideologica. Secondo le ipotesi di accusa della Procura alcuni di loro si sarebbero resi protagonisti di gravi danni nei confronti della Regione Calabria come la sottrazione e l’indebita utilizzazione di ingenti risorse economiche, circa 80 milioni di euro, provenienti dai fondi europei che sarebbero dovuti servire invece per l’acquisto di mezzi antincendi boschivi, per le opere idrauliche, la messa in sicurezza dei corsi d’acqua, degli insediamenti urbani in aree di rischio e di quelle aree con rischi di frane. Altro tassello nelle tante inchieste incardinate intorno al panorama di societa’ che fanno capo alla Regione Calabria, e’ quello relativo a Fincalabra, la societa’ in house della Regione che doveva servire per il sostegno del sistema produttivo regionale e che, invece, e’ finita al centro di un’inchiesta della Guardia di Finanza che ha sequestrato beni mobili e immobili per un milione e 868mila euro a cinque indagati.
Secondo le contestazioni della Procura di Catanzaro, gli indagati avrebbero distratto fondi comunitari per oltre 46 milioni di euro investendoli in strumenti finanziari ad altissimo rischio e volatilita’. Il problema e’ che quei soldi servivano per lo sviluppo delle piccole e medie imprese calabresi, mentre sarebbero stati gestiti con un danno importante per la Regione.