Blitz Campo Rom Lamezia sequestro preventivo Beda Ecologia srl

Lamezia Terme – L’operazione che ha portato all’arresto di cinque nomadi, affonda le radici in una attività investigativa nata dalle ripetute denunce e interventi presso il campo Rom sito in località Scordovillo a causa dei precari e abusivi allacci alla rete elettrica Enel, nonché a causa dei numerosi incendi di cumuli di rifiuti abbandonati presso l’insediamento, è sorella dell’operazione “killer smog” del 2016 conclusasi in processo con la condanna degli imputati, e dell’accesso al campo rom dell’aprile 2017, durante il quale venivano deferite 43 persone, di cui 12 tratte in arresto in flagranza, per furto di energia elettrica.
L’attività d’indagine è stata condotta anche con l’ausilio di apparati di videoripresa installati all’interno del campo rom e che, come confermato durante la conferenza stampa dal Procuratore della Repubblica Salvatore Curcio, hanno consentito il costituirsi di una prova certa e granitica di ciò che succedeva nel campo di Scordovillo.
Quid novi, ha aggiunto il procuratore Curcio, rispetto alle precedenti operazioni è stato il sequestro preventivo della società “Beda Ecologia Srl”, con sede fisica e legale all’interno del campo rom, il cui amministratore unico, nonché unico lavoratore, è Antonio Berlingieri, nonché dei beni aziendali della predetta società, tra cui ben 15 autoveicoli utilizzati per il trasporto di rifiuti e nella maggior parte dei casi non autorizzati a tale attività.
Veniva, infatti, rilevato che una serie di “microconferitori”, prevalentemente residenti all’interno del campo, dopo aver raccolto ingenti quantità di rifiuti di varia natura, pericolosi e non, vendeva gli stessi alla Beda Ecologia srl, di fatto unicamente autorizzata al trasporto di rifiuti non pericolosiche, in assoluta violazione delle norme ambientali, li lavorava per successivamente trasportarli presso altre società del medesimo settore.
Gli scarti della lavorazione, invece, venivano sversati lungo la via d’accesso all’accampamento e periodicamente dati alle fiamme, con conseguente inquinamento delle matrici ambientali, pertanto del suolo, probabilmente della falda acquifera e dell’aria a causa delle nubi tossiche contenenti diossina.
L’ ufficio di Procura ha tenuto, infine, a ribadire che l’incolumità di Lamezia Terme e la tutela della salute pubblica sono state le motivazioni motore dell’attività, soprattutto a seguito dell’emergenza nata dalla compromissione dell’attività ospedaliera a causa dei fumi tossici provenienti dal vicinissimo campo nomadi.
Per il solo reato di cui all’art.452 quaterdecies c.p. il Gip di Lamezia Terme, Emma Sonni, ha disposto la trasmissione al competente Gip del Tribunale di Catanzaro.
Le indagini molto probabilmente proseguiranno per approfondire gli aspetti, anche amministrativi, della società sottoposta a sequestro e unicamente autorizzata al trasporto di rifiuti non pericolosi.

I destinatari della Custodia cautelare in carcere sono Antonio Berlingeri (classe 1985), Massimo Berlingeri (classe 1979), Antonio Bevilacqua ( classe 1986), Simone Berlingeri (classe 1986) e Riccardo Amato ( classe 1984), mentre nei confronti di altri 34 sono state messe le misure cautelari di divieto di dimora nel Comune di Lamezia Terme sono state disposte dal G.I.P. del Tribunale di Lamezia Terme, su richiesta del p.m. Giulia Scavello, ed eseguite stamane, nel campo rom di Scordovillo a Lamezia Terme, alle prime luci dell’alba, dai Carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme, con la collaborazione del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro e supportati dai militari dei Comandi Provinciali di Catanzaro, Cosenza, Crotone, del Gruppo Carabinieri Forestali di Catanzaro e del 14° Battaglione Calabria e da personale dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, nei confronti coloro che sonoritenuti responsabili, a vario titolo, di furto aggravato (artt. 624 e 625 C.P.), attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti (art. 452 quaterdecies C.P.), discarica non autorizzata (art. 256 c. 3 D. Lgs. 152/2006), inquinamento ambientale (art. 452 bis D. Lgs. 152/2006) e violazione di sigilli (art. 349 C.P.).

 

 

Mara Larussa

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