Fisco: frode da 150 mln; indagato, “scrivi che sono ladro”

Napoli  – Decine di telefonate intercettate, ricorsi fasulli presententi e una frase che racconta al meglio quello che era il ‘sistema’ dei falsi F24 presentati alle Agenzie delle entrate che ha portato a una frode fiscale da oltre 150 milioni di euro. “Di me? Scrivi ladro”, diceva di se stesso Renato De Luca, uno dei commercialisti arrestato questa mattina dalla Guardia di Finanza di Napoli con altre 15 persone accusate di associazione per delinquere. Si vantava di quello che faceva. In una conversazione con un conoscente che gli chiedeva informazioni in merito a Vincenzo Campoluongo, altro componente della banda, rivendicava con orgoglio di avergli risolto una grana. “Sono stato io con quel ricorso dello sgravio Iva – dice al conoscente dall’altra parte del telefono – Compoluongo e’ mio amico, gli faccio io tutte le pratiche a lui, tutte quante a me vengono amore mio, lavoriamo insieme, e’ una vita, sono tre anni. Quello da me viene e gli faccio le pratiche. Tengo tutti i clienti di Campoluongo, li tengo tutti io”. In un’altra conversazione De Luca si attribuisce anche il merito dell’annullamento dei ruoli della riscossione di un contribuente napoletano che aveva 11 milioni di debiti. “Io gli ho ‘spugnalato’ tutte le cartelle – spiega – c’e’ sempre una soluzione, solo alla salute purtroppo non c’e’ soluzione”. Ed ancora, parlando di una pratica di un cliente di Campoluongo, De Luca dice: “Bellissimo, questo pure e’ andato bene, tieni tieni, un altro andato bene, tengo tutte le carte io e io vado avanti”. Gli investigatori ritengono poi significativa un’altra conversazione, che e’ dai toni anche paradossali. A parlare sempre De Luca con il collaboratore Luciano Rispoli, destinatario del provvedimento del gip Alfano. Alla domanda su quale tipo di lavoro dovesse indicare nel modulo da presentare alla banca, De Luca risponde: “Ladro”. Rispoli suggerisce di indicare “Consulente Tributario”, ma lui insiste: “Ladro”. Era poi sempre molto preoccupato di essere arrestato per quello che faceva e in una conversazione lo racconta. A Luciano De Rosa, imprenditore di una societa’ di Napoli, dice: “Ti dico una cosa, io dormo con l’incubo che alle cinque mi bussano alla porta. A prima mattina. Quando passano le cinque del mattino poi penso: ‘Va bene, e’ andata anche oggi'”.