‘Ndrangheta: minaccio’ giovane, nipote boss da domiciliari a carcere

Reggio Calabria – Si sono aperte le porte del carcere di Reggio Calabria per Giovanni Tegano, 32 anni, nato a Melito di Porto Salvo (Rc) ma residente nel rione Archi della citta’ calabrese dello Stretto, nipote del boss suo omonimo di 79 anni, indicato come capo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta. Giovanni Tegano era ai domiciliari per le minacce rivolte ad un giovane per futili motivi, ma avrebbe violato le prescrizioni impostegli per cui nel pomeriggio di ieri, al culmine di indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia, gli investigatori della locale Squadra Mobile lo hanno condotto in carcere. E’ accusato di violenza privata aggravato dalle modalita’ mafiose, reato in riferimento al quale e’ stata emessa una nuova ordinanza del Gip di aggravamento della precedente che disponeva gli arresti domiciliari.

Tegano era stato arrestato e posto ai domiciliari il 22 giugno scorso, sempre della Polizia di Stato, per i fatti avvenuti nella notte del 28 maggio 2017, dinanzi ad un noto bar della movida reggina, quando l’uomo giunse sul posto insieme ad altri giovani a bordo di un’auto a forte velocita’, andando cosi’ ad impattare sul marciapiede posto vicino al luogo in cui era seduta la vittima che stava trascorrendo la serata insieme ai propri amici e che, avvertito l’impatto della ruota contro il marciapiede, aveva fatto cenno al conducente di andare piano. Da qui la reazione del guidatore che, sceso dal veicolo con altri quattro giovani, rivolse al malcapitato frasi minacciose (“Non sai chi sono io? Sono Giovanni Tegano”), continuando poi ad inveire e ad utilizzare la chiave dell’autovettura spingendola contro il collo della vittima, provocandole lesioni personali. A Tegano viene contestata l’aggravante mafiosa per avere evocato, ostentando il proprio cognome, la forza intimidatoria dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, storicamente espressione di una delle piu’ temibili frange della locale criminalita’ organizzata.
Nel piu’ recente periodo, a seguito di ulteriori indagini svolte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, supportate da strumenti tecnologici, sarebbero state riscontrate continue violazioni degli obblighi imposti a Tegano con l’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari, essendo emerso come fosse solito non solo comunicare per via telefonica e telematica (Sms e videochiamate) con persone diverse da quelle con lui conviventi – quindi potenzialmente a conoscenza dei fatti in contestazione ed eventualmente anche in grado di concordare versioni di comodo sull’accaduto – ma anche prendere appuntamenti e ricevere, con assidua frequenza, amici con i quali trascorreva serate conviviali nell’abitazione in cui era ristretto. Da qui l’aggravamento della misura cautelare con l’applicazione della custodia in carcere. Tegano e’ stato rintracciato dalla Polizia di Stato a casa e condotto nella casa circondariale di Reggio Calabria.

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