Istat: indicatore stato benessere, forti diseguaglianze Nord-Sud

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Roma – Secondo rapporto sul Benessere equo e sostenibile nelle citta’ italiane realizzato dall’Istat e Cnel. L’analisi dello stato di benessere nelle citta’ italiane ha evidenziato diseguaglianze molto forti tra le diverse realta’. La dicotomia tra Centro-Nord e Mezzogiorno che caratterizza il Paese si ritrova anche a livello urbano. Tuttavia, accanto a maggiori criticita’ e ai ritardi fra le citta’ meridionali emergono anche casi che evidenziano, in particolare in alcuni domini, dinamiche positive e potenzialita’ su cui investire. Differenziali negativi si osservanoalle condizioni materiali di vita e all’occupazione ma toccano anche elementi significativi in altri domini: dalla speranza di vita ai livelli di scolarizzazione, dalla conservazione del patrimonio edilizio alla ricerca e innovazione, dalla diffusione del non profit alla dotazione e fruizione di servizi come quelli culturali o per la prima infanzia. D’altro canto, emerge anche il ruolo della citta’ come luogo dell’innovazione. I centri metropolitani mettono in luce, soprattutto rispetto ai contesti provinciali di riferimento, livelli di scolarizzazione e di reddito piu’ elevati; una maggiore propensione alla specializzazione produttiva e alla connettivita’; biblioteche e musei piu’ frequentati; una migliore conciliazione tra lavoro e impegni familiari di cui si fanno carico soprattutto le donne. Le condizioni di salute in Italia sono in continuo miglioramento. La speranza di vita alla nascita, che vede l’Italia ai primi posti anche tra i paesi europei, continua ad aumentare, raggiungendo nel 2013 84,6 anni per le femmine e 79,8 anni per i maschi. Il Mezzogiorno presenta una situazione complessivamente meno favorevole, con alcune significative eccezioni (Bari, Cagliari): la vita media e’ piu’ breve, 79,2 anni per gli uomini e 83,9 per le donne, contro valori di circa 1 anno piu’ alti al Nord. Valori della speranza di vita piu’ alti si riscontrano a Firenze, Bologna, Bari e Milano (con livelli superiori a 80 anni per i maschi e a 85 per le femmine); piu’ bassi a Napoli, Palermo e Catania (maschi sotto 79 anni e femmine sotto 84 anni) . Le province di Milano e Roma presentano gli aumenti di speranza di vita piu’ forti rispetto al 2004 sia per i maschi sia per le femmine.

A livello nazionale, il 57% della popolazione ha completato almeno la scuola secondaria di II grado nel 2011 e il 23,2% dei 30-34enni ha conseguito un titolo universitario. Tranne che nella partecipazione alla scuola dell’infanzia, per tutti gli indicatori si registra un netto svantaggio del Mezzogiorno rispetto al Nord e al Centro. La quota di diplomati e’ del 51,4% nel Mezzogiorno rispetto al 63,1% del Centro e al 60% del Nord. Analogamente la quota di persone di 30-34 anni che hanno conseguito un titolo universitario e’ del 26,4% al Centro, del 23,9% nel Nord e solo del 20,5% nel Mezzogiorno. Il divario piu’ forte si riscontra pero’ per la quota di giovani che non studiano e non lavorano (Neet) che si attesta, nel 2011, al 31,4% nel Mezzogiorno rispetto al 15,2% del Nord e al 19,2% del Centro.
Se gli omicidi e le rapine denunciate si caratterizzano per un’incidenza superiore alla media nazionale nelle regioni del Mezzogiorno, nel caso dei furti in abitazioni e di quelli con destrezza sono il Nord e il Centro a presentare i livelli piu’ elevati. Nell’ambito delle citta’ metropolitane, il tasso degli omicidi nel 2012 risulta maggiore della media nazionale in quattro province: Reggio Calabria (4,5 per 100.000 abitanti), Napoli (2,0), Bari (1,5) e Catania (1,1). In quest’ultimo territorio il fenomeno e’ in diminuzione per il terzo anno consecutivo mentre negli altri casi oscilla intorno a livelli comunque elevati. Per i furti in abitazioni, invece, sono cinque citta’ del Centro-Nord a collocarsi sopra la media nazionale, nell’ordine: Torino, Milano, Bologna, Firenze e Venezia, con un trend piu’ accentuato a Bologna e Firenze. I furti con destrezza sono quelli in cui la connotazione “metropolitana” si presenta piu’ spiccata. Infatti, da un lato tutte le sette citta’ del Centro-Nord presentano livelli superiori non solo alla media nazionale ma anche alle rispettive medie ripartizionali; dall’altro, anche nelle citta’ meridionali i valori piu’ elevati e superiori alla media del Mezzogiorno attengono nell’ordine alle quattro citta’ piu’ grandi (Napoli, Palermo, Bari e Catania).

La qualita’ dell’aria nelle citta’ e’ in miglioramento, anche se il grado di inquinamento resta elevato. La situazione di criticita’ persiste soprattutto nei comuni capoluogo del Nord, da un lato per la presenza di maggiori fonti di inquinamento (piu’ elevata densita’ abitativa e industriale), dall’altro per la posizione geoclimatica (in particolare in Pianura padana) che non favorisce l’attutirsi di questi fenomeni. Nel 2012 le citta’ metropolitane con il piu’ alto numero di superamenti del valore limite giornaliero di PM10 (50 mg/m3) si trovano nel Nord e sono Torino (126), Milano (81) e Venezia (74). Tra i comuni capoluogo del Mezzogiorno si distingue Napoli con un numero di superamenti pari a 120. Firenze, Roma e Bari sono i comuni capoluogo con il trend migliore tra il 2004 e il 2013.
Il dominio della qualita’ dei servizi include tematiche particolarmente avvertite nella vita delle citta’. Cosi’, accanto a indicatori di accesso ai servizi individuali o di gestione di servizi collettivi, trovano rilievo anche aspetti legati all’organizzazione urbana e alla vivibilita’ degli spazi pubblici. Tutti questi elementi compongono un quadro variegato, con miglioramenti in alcuni ambiti ma anche con alcune situazioni meno positive. Queste tendenze si sono manifestate in modo differenziato anche a livello locale, in un contesto comunque condizionato dalle ridotte capacita’ di spesa dei Comuni, dalla crisi economica e dai minori trasferimenti statali. Nell’ambito delle citta’ metropolitane, si conferma il consistente divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno, che vede da un lato quattro realta’ urbane in cui oltre il 20% di bambini in eta’ 0-2 anni accede ai servizi per l’infanzia (Bologna, Firenze, Milano e Roma); dall’altro, tutte quelle del Mezzogiorno, tranne Cagliari, attestate su livelli inferiori al 10%. Anche tra le altre citta’ aderenti a UrBes, la maggiore copertura su base provinciale dei servizi per la prima infanzia riguarda diverse realta’ dell’Italia settentrionale (Parma, Reggio Emilia e Trieste) e centrale (Prato e Livorno).