Tlc: Slc-Cgil, “in Calabria 20.000 addetti ma settore in crisi”

telecomunicazioni27-05
Catanzaro – “L’assenza completa di regole e la latitanza del governo, stanno mettendo in crisi un settore che per la Calabria rappresenta un importante settore produttivo. Con circa 20 mila addetti, il comparto delle telecomunicazioni rappresenta, per la punto dello stivale, un importante settore dell’economia reale dell’intera regione”. Lo afferma la segreteria regionale della Slc Cgil Calabria, secondo cui “sono circa 400 i milioni di euro redistribuiti dal settore in termini di salario. Una fetta importante dell’economia reale della Calabria, quindi, che, – secondo il sindacato di categoria della Cgil – oltre a favorire il sistema produttivo della regione, crea un indotto lavorativo di considerevole dimensione. Un distretto produttivo che a causa dell’assenza di una regolamentazione nel cambio degli appalti genera quotidianamente crisi occupazionali di considerevoli dimensioni. Dal Pollino allo Stretto – si fa rilevare ancora – sono circa 2500 i posti di lavoro persi nel settore nell’ultimo triennio, quasi 4000 i lavoratori che vivono con il salario ridotto dall’utilizzo di ammortizzatori sociali, e 10000 lavoratori che, nel corso degli ultimi anni hanno dovuto rinunciare a pezzi di salario e di diritti, negli anni conquistati dalla contrattazione, per permettere alle rispettive aziende di non crollare all’interno di un sistema privo di regole”.

Secondo la Slc, “se non si pone un freno, se non si interviene legislativamente per regolamentare l’impatto sui lavoratori nel cambio di appalto, questo settore rischia di implodere. Ma al fianco delle regole si impone anche una strategia di sviluppo di ampio respiro. La banda larga e l’agenda digitale – sostiene il sindacato – possono essere l’occasione non solo per mettere in sicurezza il settore, ma anche per rilanciarlo creando buono e stabile occupazione. Sono ingenti le risorse pubbliche riservate all’ammodernamento delle reti destinate a portare la connettivita’ in tutto il territorio regionale. Un investimento strutturale che portera’ valore aggiunto al sistema produttivo calabrese, che contestualmente potrebbe non solo risolvere i problemi occupazionali attuali, ma anche essere volano per l’economia e la creazione di nuovi posti di lavoro. La rete telefonica a banda larga va impiantata prima, e gestita poi. I servizi offerti dalla connettivita’ veloce – sottolinea la Slc – vanno commercializzati e impiantati. La fibra ottica in Calabria significa lavoro per tutte le aziende di installazione, manutenzione e commercializzazione. Vuol dire attivita’ per le aziende dell’impiantistica di rete e per le aziende di contact center. Il valore aggiunto di questa opera di modernizzazione, oltre ai benefici per la popolazione calabrese, porterebbe stabilita’ al lavoro preesistente ed occasione di incremento di occupazione. Ma senza una regolamentazione efficace sul cambio d’appalto, e con una normativa attuale che favorisce la precarizzazione del lavoro, il rischio di creare drammi sociali di inaudite proporzioni – ammonisce la Slc-Cgil – e’ alto”.
In occasione della convocazione del direttivo della SLC Calabria, previsto il prossimo 29 maggio a Scilla (RC), il gruppo dirigente calabrese del settore delle telecomunicazioni si confrontera’ con Michele Azzola, segretario nazionale della Slc Cgil con delega al comparto delle telecomunicazioni. “Saranno presenti – annuncia la Cgil – delegati sindacali delle piu’ grandi aziende committenti, dei call center in outsourcing e del settore dell’impiantistica telefonica, che in Calabria si ritrovano giornalmente a combattere per difendere il proprio posto di lavoro a causa del totale “lassez-faire” e del liberalismo sfrenato che attanaglia il settore delle telecomunicazioni”.