Alitalia: Confial, “segretari Cgil, Cisl, Uil, Ugl si dimettano”

alitalia-aereo-600x450Catanzaro – “La sconfitta cocente della triplice con il referendum Alitalia, a seguito della bocciatura da parte dei lavoratori dell’accordo sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Ugl, evidenzia in modo palese la crisi di rappresentanza dei sindacati cosiddetti storici in Italia. Anche per i sindacati, come per i partiti, c’e’ un problema di democrazia interna oltre che di verifica di rappresentativita’”. Lo afferma il segretario nazionale della Confial (Confederazione italiana autonoma lavoratori), Benedetto Di Iacovo, il quale, in una nota, evidenzia “l’esigenza, politica ed etica, di un’assunzione di responsabilita’ da parte dei segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, dopo la bocciatura dell’accordo per Alitalia, con le doverose dimissioni dei leader sindacali sconfessati dalla base. Proprio la Confial con il suo Centro Studi, guidato dal giuslavorista, Maurizio Ballistreri, ha lanciato di recente – ricorda – presso il Senato della Repubblica, una proposta di legge di attuazione dell’art. 39 della Costituzione, che riprenda e valorizzi l’autonomia collettiva e che punti alla verifica della reale rappresentativita’, democrazia interna, efficacia generale dei contratti collettivi e prefiguri il referendum obbligatorio sugli accordi che riguardano il destino dei lavoratori. E’ anche su questo argomento – aggiunge – che sara’ incentrato l’intervento celebrativo della simbolica giornata dei Quadri e Delegati del 1* maggio, organizzata a Salerno dalla Confial nazionale con relativa proposta a tutte le sigle dell’area dell’autonomia. Basta – aggiunge Di Iacovo – con accordi fatti sulla pelle dei lavoratori, decisi tra pochi intimi, che poi vengono, puntualmente rigettati dagli stessi. Si prenda atto che serve maggiore democrazia e gli accordi si firmano con riserva, al fine di sottoporli al vaglio dell’assemblea dei lavoratori. Ora – conclude – si punti a scongiurare il fallimento di Alitalia senza scaricare gli oneri sui contribuenti ma facendo pagare i cosiddetti “capitani coraggiosi” dell’impresa italiana e, soprattutto, a salvare l’occupazione, sapendo che tra diretti ed indotto si parla di circa trentamila lavoratori, riaprendo le trattative coinvolgendo tutte le organizzazioni”.