Istat: Alleva, un italiano su cinque e’ a rischio poverta’

Roma – In Italia, nel 2015, “circa un residente su cinque, il 19,9%, e’ a rischio di poverta’”. E’ quanto emerge dall’audizione alla Camera del presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, su diseguaglianze, distribuzione della ricchezza e delle risorse finanziarie.
Secondo Alleva questo circa 20% di italiani poveri “vive in famiglie che nel 2014 avevano un reddito equivalente inferiore al 60% del reddito mediano nazionale”. “Il rischio di poverta’ – spiega il presidente dell’Inps – e’ cresciuto di poco durante gli anni della crisi, un indizio del fatto che il periodo di involuzione economica potrebbe aver colpito in modo uniforme ricchi e poveri”. Valutando la situazione piu’ ad ampio raggio, cioe’ tenendo conto dell’indicatore sintetico di rischio di poverta’ ed esclusione sociale, che considera anche la bassa intensita’ lavorativa (famiglie con componenti in eta’ lavorativa tra i 18 e i 59 anni che lavorano meno di un quinto del tempo) e della deprivazione materiale (ossia dell’impossibilita’ di sostenere gran parte delle spese per determinati beni e servizi), emerge che l’essere residenti al Mezzogiorno espone a un rischio maggiore. In Sicilia piu’ della meta’ della popolazione (55,4%) vive in famiglie a rischio di poverta’ o esclusione, e in Puglia e Campania si supera il 45 per cento (rispettivamente 47,8 e 46,1%). Viceversa, valori piu’ contenuti, intorno al 15 per cento, si rilevano nella Provincia autonoma di Bolzano (13,7%), in Friuli-Venezia Giulia (14,5%) ed Emilia-Romagna (15,4%). Nell’arco temporale dal 2008 al 2015, in un quadro nazionale che ha visto il valore dell’indicatore passare dal 25,5 per cento al 28,7, un peggioramento significativo, ovvero una piu’ ampia diffusione di fenomeni di disagio, si e’ manifestato in Umbria e Puglia, dove l’indicatore e’ aumentato di oltre 10 punti percentuali (rispettivamente +10,7 e +10,6 pp), e nella Provincia autonoma di Trento e in Sicilia, dove l’incremento e’ stato di 7 punti percentuali (rispettivamente +7,5 pp e +7,2 pp). In particolare, il dato dell’Umbria e’ conseguenza delle difficolta’ economiche iniziate nell’anno 2008, che hanno colpito diversi settori produttivi strategici dell’area.