Perseo: Muraca, fiero della sua discendenza da una famiglia di ‘ndrangheta

Umberto Egidio Muraca

Umberto Egidio Muraca

di Giuseppe Natrella
Lamezia Terme – Forte della sua discendenza da una famiglia di ‘ndrangheta, Umberto Egidio Muraca, uno dei 14 soggetti della criminalità organizzata lametina che dopo il loro arresto nell’ambito delle varie operazioni portate a termine contro la cosca Giampà sono diventati dei collaboratori di giustizia, si sentiva “il padrino” della ‘ndrina che capeggiava, alleata in maniera alternativa, come lo stesso ha riferito agli inquirenti, con quella dei “Cerra – Torcasio – Gualtieri” e con quella dei Giampà. ‘Ndrina alla quale aveva dato l’appellativo “nuove leve” e che si era posta l’obiettivo di diventare una vero e proprio locale di ‘ndrangheta eliminando alcuni componenti delle due cosche. Muraca che si definiva come il nonno, ucciso in un agguato di mafia nel lontano 1989, insieme alla moglie, “u materazzaru”, in quanto collaborava con l’attività commerciale del padre specializzata nella vendita di materassi, infatti, come confessa in uno dei tanti verbali, il suo gruppo aveva intenzione di eliminare qualcuno. La sua attività criminale incomincia nel 1996 avvicinandosi ai Torcasio, iniziando ad occuparsi di furti e rapine, per poi passare nel 2009 al traffico di droga che preleva a San Luca per poi essere smerciata sulla piazza di Lamezia ed in quella di Parma. A San Luca Muraca andava due volte al mese e per ogni viaggio guadagnava mille euro ed in più prendeva mezzo chilo di marijuana per immetterla direttamente sul mercato.
Inizia a collaborare il 23 ottobre dello scorso anno, perché sulla base degli articoli che erano usciti sui giornali e che lo indicavano di avere partecipato agli omicidi dei Torcasio, temeva per la incolumità della sua famiglia. Quindi Muraca inizia il percorso collaborativo iniziando a raccontare il ruolo che il nonno rivestiva nell’ambito della criminalità organizzata, ricordando al magistrato che i suoi nonni “veniamo già da una buona famiglia”, cioè da una “una famiglia di ‘ndrangheta” e che il nonno fu eliminato perché “non voleva che dentro Nicastro venisse smerciata la droga”. Il nonno di Muraca era considerato un padrino, un boss d’alto rango, amico di Cutolo e dei Piromalli, potente e rispettato come tessitore di trame mafiose e cerniera tra la nuova camorra napoletana, la ‘ndrangheta calabrese e Cosa nostra. Ed il nipote attuale collaboratore di giustizia nel ricostruire la storia criminale della sua famiglia ha ricordato al magistrato che lo interrogava che suo nonno ha battezzato “Raffele Cutolo, a Lamezia” ed esattamente in una abitazione della “Trempa”, in quanto i suoi nonni “erano di là”. Ed al magistrato che gli chiedeva se il nonno poteva essere collocato nell’ambito di qualche famiglia probabilmente con orgoglio ha risposto che “faceva famiglia a se, in quanto all’epoca era il padrino di Lamezia Terme”. Spiegando inoltre che insieme “ad Umberto Bellocco ha partecipato anche alla formazione della Sacra Corona Unita in Puglia, eravamo amici intimi di famiglia i Piromalli, Cutolo di Napoli, famiglie che adesso della Puglia non mi ricordo, Tripodi, Macrì, gli Arcieri erano tutti amici di mio nonno perché erano stati arrestati per il sequestro di persona, sono stati fatti anche loro “uomini” da mio nonno, “u zu’ ‘ntoni Arcieri ” detto “lupicello”. Muraca spiega anche il rapporto che il nonno aveva con le altre famiglie, sottolineando che era “in contrasto diciamo con i Iannazzo, i Giampà no, i Giampà all’epoca di mio nonno c’erano e non c’erano, diciamo i Iannazzo perché mio nonno ha ucciso il …il cognato di Ciccio Iannazzo, Renda, di cui non mi ricordo il nome, lo ha ucciso a San Domenico, di fronte le chiesa si San Domenico”.

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Muraca nel ricostruire la storia criminale della sua famiglia, ma soprattutto quella del nonno ha ricordato al magistrato che era implicato in alcuni sequestri di persona. Infatti, il nonno di Egidio Muraca è stato al centro di vicende giudiziarie per tutti i sequestri di persona avvenuti negli anni ’80. Tra le persone sequestrate c’erano anche Bilotti, Bertucci, Tripodi, Grandinetti e Antonio Bertolami. Quest’ultimo non fece mai ritorno a casa. Bertolami fu rapito alla periferia di Lamezia la sera dei 12 ottobre del 1983 mentre, lasciata l’azienda che gestiva assieme ai fratelli proprio vicino agli stabilimenti della ex Sir, rientrava a casa. Da allora più niente, silenzio assoluto. Cosa sia successo non si sa. Chi sa se qualche collaboratore di giustizia può far luce su questa vicenda che sconvolse l’opinione pubblica. Certamente il nipote di Muraca non ricorderà ne sa nulla di questo sequestro, ma qualcuno altro con una maggiore conosce dei fatti dell’epoca potrebbe contribuire a far emergere un minimo di verità attorno al sequestro di Giuseppe Bertolami. Forse il padre dell’attuale collaboratore di giustizia, Antonio figlio di Umberto Egidio senior, potrebbe essere il depositario di qualche notizia utile per far luce su questo sequestro mai risolto. Antonio Muraca, padre di Umberto Egidio junor, inserito nel programma di protezione del figlio, è stato, infatti, coimputato nel processo svoltosi davanti al tribunale di Napoli e che riguardavano i sequestri di persona.