Chimera: Arzente, “Governa doveva essere eliminato”

di Stefania Cugnetto

– Lamezia Terme – Luciano Arzente è l’unico collaboratore di giustizia proveniente dalla cosca “Torcasio-Gualtieri-Cerra”, delle sue dichiarazioni è pieno il fascicolo dell’operazione “Chimera”. Arzente, che ha deciso di collaborare dall’ottobre 2014, era, come da lui dichiarato, tra le fila della cosca di “Capizzaglie”. Il collaboratore ha ricostruito non solo i crimini da lui commessi ma anche i crimini commessi dagli altri esponenti della cosca. In uno dei verbali, Arzente ha raccontato l’intenzione da parte della cosca a cui lui apparteneva di eliminare Giovanni Governa, ex affiliato alla cosca dei Torcasio-Cerra-Gualtieri, che aveva inizialmente scelto di diventare collaboratore di giustizia, ma interruppe dopo pochi mesi la sua collaborazione con la magistratura. Ex consigliere comunale, e poi uomo vicino alle cosche lametine, Giovanni Governa fu bersaglio della cosca “Torcasio-Gualtieri-Cerra”. Luciano Arzente l’ha raccontato nel verbale d’interrogatorio del 22 dicembre 2014, il pentito ha infatti detto di essere a conoscenza dell’intenzione di eliminare il Governa “nel 2008-2009 iniziammo a girare, insieme a Francesco Torcasio Carrà, nei dintorni di casa sua, in quanto Francesco Torcasio aveva intenzione di eliminarlo”. Arzente ha descritto quindi i primi pedinamenti che la cosca mise in atto “anche Angelo Francesco Paradiso insieme a Nino Cerra (’91) si recavano in quei luoghi per lo stesso motivo”. Il collaboratore ha anche riferito che Giovanni Governa era consapevole di essere un bersaglio in quanto “usava travestirsi con delle parrucche per non farsi riconoscere”. Secondo il pentito, la cosca aveva deciso di eliminare Giovanni Governa per la sua scelta di collaborare con la giustizia. Infatti, Arzente nell’esporre questo scenario criminale destinato appunto all’eliminazione di Governa, ha riferito che
“la motivazione dell’eliminazione di Giovanni Governa”, gli “fu esplicitata da Francesco Torcasio”, poiché “il Governa doveva essere eliminato perché aveva deciso di collaborare con la giustizia”. Il collaboratore, nell’esporre l’intera vicenda agli inquirenti, ha ricordato anche“che iniziammo ad effettuare i giri di ricognizione presso la sua abitazione dopo che si era saputo che il medesimo Governa aveva deciso di non collaborare più”. Luciano Arzente ha poi anche riferito che agiva per conto di Francesco Torcasio ma che quest’ultimo rispondeva a sua volta alle indicazioni di suo padre e di suo fratello “ma spesso si recava a parlare anche da Vincenzo Torcasio e Pasquale Torcasio, quelli del palazzo Torcasio di Capizzaglie”. Le dichiarazioni di Luciano Arzente, dunque, stanno aiutando gli inquirenti a ricostruire l’organigramma e le azioni criminose anche dell’altra cosca di Lamezia, e come è successo alla cosca Giampà, le dichiarazioni dei pentiti fanno tremare tutti gli affiliati.