Chimera: Angelo Torcasio e il clan Iannazzo

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di Stefania Cugnetto

– Lamezia Terme – Tra i vari verbali dell’operazione “Chimera”, con quale gli inquirenti hanno ricostruito i fatti illeciti addebitati alla cosca “Torcasio-Gualteiri-Cerra”, sono presenti anche vari verbali d’interrogatorio dei pentiti, ex componenti della cosca avversa, quella “Giampà”. Attraverso la lettura di questi verbali è facile intuire la commistione tra le varie cosche lametine, e soprattutto spunta il nome di una terza grande ‘ndrina nostrana, quella dei “Iannazzo”. E’ Angelo Torcasio, detto “porchetta” ex appartenente alla cosca Giampà, a parlare largamente del clan di Sambiase. Nel verbale del 3 gennaio 2012, Torcasio ha ricostruito la famiglia “Iannazzo”, gli appartenenti, i sottoposti e, in particolare, ha descritto i rapporti con la famiglia “Giampà”. Angelo Torcasio ha parlato di due incontri avvenuti tra le due famiglie di ‘ndrangheta. Del primo, tenutosi secondo il pentito a casa di Antonio Provenzano, uomo vicino ai Iannazzo, il collaboratore ha riferito di essere stato presente ed ha raccontato “nel corso di una riunione in cui erano presenti Vincenzo Iannazzo e Giuseppe Giampà abbiamo parlato di affari e ci siamo accordati, anche tramite un mio intervento, sulle spartizioni del territorio e delle estorsioni”. Angelo Torcasio ha raccontato agli inquirenti che Giuseppe Giampà “taceva perché aveva paura di Vincenzo Iannazzo”, al contrario quest’ultimo “diceva che di qualsiasi cosa succedeva a Lamezia voleva essere informato”. Secondo Angelo Torcasio, quindi, i due rappresentati delle famiglie, durante quella riunione si divisero il territorio, il collaboratore ha infatti spiegato “io dissi che loro stavano a Sambiase e noi stavamo a Nicastro e quindi ognuno si guardava i fatti suoi”. Il secondo incontro, invece, è avvenuto, seguendo le dichiarazioni del Torcasio, presso una nota concessionaria, allora sita in via Marconi, e di proprietà “di un certo Adriano – ha raccontato Torcasio – che era presente alla riunione, insieme a Vincenzo Iannazzo”, mentre “per la cosca Giampà – ha aggiunto- erano presenti Giuseppe Giampà, Vincenzo Bonaddio, Rosario Cappello e fuori giravano armati Maurizio Molinaro, Saverio Cappello e Domenico Giampà“.

Circostanza questa, secondo il collaboratore, che lasciò intuire che la cosca Giampà temesse i Iannazzo. Anche in quella occasione, secondo Torcasio, si parlò di spartizione di territorio e gestioni dell’estorsioni in città. Angelo Torcasio ha riferito, sempre durante l’interrogatorio del gennaio 2012, che anche Vincenzo Bonaddio temeva la famiglia Iannazzo: “Bonaddio era interessato – ha spiegato – a mantenere buoni rapporti con la famiglia Iannazzo, perché se questi volevano, potevano sterminarci tutti”. Il Torcasio, infatti, ha descritto la famiglia Iannazzo come potente ma soprattutto con importanti rapporti “la famiglia Iannazzo vanta l’appoggio e la conoscenza di altre famiglie mafiose, fra cui i Piromalli, Nicolino Grande Aracri e Damiano Vallelonga, poi ucciso”. Angelo Torcasio ha raccontato di aver avuto buoni rapporti con Vincenzo Iannazzo, tanto da diventarne il ponte tra le due cosche lametine: “io facevo da tramite tra Vincenzo Bonaddio e Vincenzo Iannazzo”. Vicinanza che ha portato Vincenzo Iannazzo a fare delle “avance” ad Angelo Torcasio, infatti il collaboratore nell’interrogatorio del 4 gennaio 2012 ha riferito “i Iannazzo in diverse occasioni mi hanno proposto di entrare a far parte della loro consorteria mafiosa”. “Ricordo – ha aggiunto – che in un’occasione i Iannazzo mi donarono una pistola, Antonio Provenzano mi diceva che questo gesto , il dono della pistola, significava una sorte di proposta che i Iannazzo mi avevano fatto”. Ma Angelo Torcasio ha raccontato anche di un proposito di morte da parte di Giuseppe Giampà verso la “famiglia Iannazzo”, “Bonaddio li temeva, Giuseppe Giampà era più temerario”. Secondo il pentito, Giuseppe Giampà, il 10 luglio 2011, fece una riunione con Mimmo Cannizzaro e Gino Daponte, per stringere una nuova alleanza che si basava sull’eliminazione della ‘ndrina Iannazzo. Angelo Torcasio ha riferito “si accordarono per l’eliminazione di Antonio Davoli, Pietro Iannazzo e Claudio Scardamaglia, dei quali si prendeva carico Giuseppe Giampà. Mentre Mimmo Cannizzaro si prendeva l’impegno di eliminare Vincenzo Iannazzo, Giovanni Iannazzo e Antonio Provenzano “. Una famiglia potente e temuta quella dei “Iannazzo”, secondo Angelo Torcasio, che durante una sua deposizione nel processo Perseo, che si sta celebrando al Tribunale di Lamezia, ha asserito in aula “io ho parlato di molta gente, anche di persone che sono ancora a piede libero, come la famiglia Iannazzo”.