Perseo: Lamezia, otto consiglieri comunali “aiutati” dalla cosca Giampà?

consiglioLt-Perseo

Nei fascicoli delle operazioni antimafia spunta l’elenco fornito dall’ex padrino Giuseppe Giampà con i nomi dei candidati sostenuti dal clan alle elezioni comunali

Due parenti stretti di un membro dell’assemblea hanno partecipato in Puglia al matrimonio della figlia del “Professore”

Lamezia Terme – Ci si chiede quale sarà il nome in codice della prossima operazione antimafia che potrebbe abbattersi sulla città, così come lasciò intendere, qualche tempo fa, l’ex Procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giuseppe Borrelli nell’illustrare i particolari dell’operazione antimafia messa a segno dalla squadra mobile di Catanzaro e denominata in codice “Insert Coin” e che portò alla cattura di Gianluca Notarianni e di un suo cugino acquisito, Antonio Giampà, accusati di estorsione a danno del titolare di un bar.

In quell’occasione il procuratore aggiunto riferì che il suo ufficio disponeva «di elementi per la ricostruzione delle cosche che operano su Lamezia e li arresteremo tutti: finiti i Giampà ora toccherà agli altri». Ed infatti dopo l’operazione “Medusa” e “Perseo” è scattata quella denominata in codice “Chimera e Chimera1” che avrebbe colpito la cosca “Cerra – Torcasio – Gualtieri”. Ma non è escluso che la Dda di Catanzaro possa mettere a segno, in un futuro non molto lontano, altre operazioni antimafia
E dai vari atti giudiziari che hanno interessato il territorio lametino negli ultimi tempi, anche nelle pagine di “Perseo”, emerge una città dove le cosche dettano legge anche per ottenere appalti da quei politici che hanno favorito durante le competizioni elettorali, com’è successo per la realizzazione di alcune rotatorie e per la costruzione dell’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato (Ipsia), così come risulta dagli atti.

Secondo quanto si legge nelle migliaia di pagine, la cosca Giampà non avrebbe favorito solo persone candidate al Consiglio comunale e regionale, ma anche esponenti politici che si sono presentati alle elezioni politiche nazionali. In particolare, in un verbale il padrino Giuseppe Giampà dichiara testualmente: «Per quanto riguarda l’appoggio elettorale che la mia associazione ha fornito a candidati a varie elezioni, ricevevamo una serie davvero consistente di richieste». Il figlio del “Professore” indica anche i nomi di chi si è rivolto alla sua cosca e i nomi dei candidati sostenuti nelle ultime elezioni comunali, nomi che naturalmente per rispetto delle indagini non riveliamo. Secondo quanto si legge sui verbali delle operazioni antimafia, quindi, la cosca Giampà non solo ha fatto confluire voti su esponenti politici di primo piano, ma anche su candidati che si sono presentati nelle ultime elezioni amministrative vinte dal candidato del centrosinistra.
Non è escluso quindi che in seno al Consiglio comunale siedano rappresentanti della cosca, aiutati anche dai fratelli Trovato. Secondo quanto si legge nelle pagine delle diverse operazioni, probabilmente i consiglieri comunali affini in modo diretto o indiretto, anche attraverso legami di parentela, sarebbero in tutto otto, equamente divisi tra maggioranza e minoranza, e che siedono tra i banchi del Consiglio comunale e che sosterrebbero gli “affari” del mondo criminale.

Alcuni di questi, in qualche circostanza, avrebbero anche accompagnato alcuni esponenti del mondo criminale nei vari uffici comunali per sostenerli nelle loro attività, o meglio, nelle loro richieste. Consiglieri che, pur di ottenere qualche voto, arrivano a sostenere nel nome della “legalità” e della “trasparenza” anche presunti comitati che si spacciano per “promotori dell’interesse collettivo” ma che in realtà nascondono al loro interno soggetti vicini al mondo della criminalità organizzata ed ai quali l’Amministrazione presta il fianco “nell’interesse del bene comune”.
Un bene che non sempre risponde veramente agli interessi della collettiva, ma alla volontà di un politico che, per i propri interessi elettorali, non disdegna di sponsorizzare esponenti della criminalità organizzata, magari anche accompagnandoli negli uffici comunali.
Tra i banchi del Consiglio comunale siede anche un consigliere, i cui parenti stretti hanno preso parte al matrimonio della sorella di Giuseppe Giampà, Vanessa, avvenuto a Mesagne, in Puglia, il 2 aprile del 2011. E a testimoniarlo ci sono anche le foto allegate al fascicolo dell’operazione “Medusa”.

Come emerge da alcuni atti, nelle ultime elezioni amministrative non è stata solo la cosca Giampà a sponsorizzare candidati al Consiglio comunale, dal momento che sul territorio lametino gravitano altre consorterie criminali che controllano il territorio dell’ex comune di Sambiase, le zone della montagna e l’ex comune di S. Eufemia Lamezia. gruppi mafiosi che probabilmente hanno fatto eleggere propri rappresentati, i cosiddetti “colletti bianchi”, che vengono utilizzati dalla cosca come specchietto per ottenere appalti, concessioni edilizie in spregio a regolamenti e norme edilizie, come nel caso di alcuni immobili sequestrati dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione “Perseo”.
Quindi, come ha dimostrato l’operazione “Perseo”, ci sono ancora soggetti in libertà, “a disposizione” dei clan lametini. Cosche che da anni avvelenano la terza città calabrese, mettendo le mani sugli appalti e sulle forniture, compiendo estorsioni (sono stati ricostruiti almeno 100 casi) e, soprattutto, godendo di una puntuale rete di “protezione”.

Uno scenario che tutti conoscono ma che nessuno ha il coraggio di affrontare, come fece nel lontano 2001 un Questore che mise nero su bianco il perverso intreccio politico-mafioso che condizionava lo sviluppo sociale ed economico della città fino a determinarne lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Da allora ad oggi lo scenario, come emerge in maniera prepotente non solo dalle carte di “Perseo”, non è cambiato.

,