Lamezia: la città da anni è sotto le grinfie del “falco”?

falco
Lamezia Terme – Lamezia è controllata dal “falco”, lo pseudonimo con il quale le organizzazioni criminali cittadine indicano la “cosca” che secondo il collaboratore di giustizia Massimo Di Stefano «ha messo le mani sulla moneta». Perché, come spiegò in una intervista il pentito «è una delle famiglie più grosse, radicate, con una mentalità tutta loro: non si litigano mai tra di loro; gli interessi sono comuni e, soprattutto, quando c’è una mela marcia, la tagliano subito». Per il collaboratore di giustizia questa famiglia «è la cosca dominante che controlla e influenza tutto il territorio lametino; una famiglia che comanderà sempre».
Di Stefano, uno dei primi pentiti di ‘ndrangheta, ha collaborato per diciassette anni con lo Stato, raccontando fatti ed episodi legati alla criminalità organizzata. «Questa città – afferma il pentito – se non cambierà mentalità resterà sempre sotto l’influenza mafiosa. Così come non si svilupperà mai».
Di Stefano definisce Lamezia, dove ha vissuto fino al 1996 come componente di una della più potente cosche cittadine, «una piccola America: se si guarda dall’alto, se saliamo a Bucolia e guardiamo Lamezia Terme di notte, quando è illuminata sembra una piccola New York. Questa è una città ricca, che si basa sul commercio, una città dove si potrebbe stare bene, dove potrebbero vivere tutti bene».
Però, commentò amareggiato il collaboratore di giustizia, «se non si cambia la mentalità, questa città non cambierà mai: bisogna interrompere l’intreccio tra le famiglie».
Nel suo sfogo Di Stefano rivolse  anche un appello ai giovani: «Non vivete da mafiosi. Io da quando collaboro mi sento rinato». Un appello lo rivolge poi agli ‘ndranghetisti: «Non vivete più in modo disonesto, collaborate con lo Stato, per il bene vostro, delle vostre famiglie e della società».
Di Stefano si sente «felice» per avere collaborato: «Io non mi sento più un criminale, anche se noi abbiamo un marchio addosso che non lo toglierà mai più nessuno. Per questo è necessario che lo Stato continui ad aiutarci; la gente che vuole collaborare deve farlo. Raccontate tutto agli inquirenti, proprio come ho fatto io, ma fatevi mettere tutto per iscritto davanti al vostro avvocato, perché questa gente promette e poi vi abbandona, come hanno fatto con me».
di Giuseppe Natrella