“Perseo”: La storia d’amore tra la fidanzata del pentito e il poliziotto che indagava sul clan Giampà

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Lamezia Terme – Si stanno rivelando interessanti sul piano processuale le ultime udienze del processo “Perseo”, in corso di svolgimento davanti al tribunale di Lamezia Terme, in composizione collegiale, nei confronti di coloro i quali hanno scelto di essere processati con il rito ordinario. Nelle due ultime udienze, infatti, sono emersi fatti che sul piano processuale sono interessanti e che hanno svelato come gli imputati e non solo, soprattutto molti esponenti della cosche lametine, erano a conoscenza delle attività che si stavano svolgendo sul territorio a cura della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Ma soprattutto che questi dati erano finiti tra le mani dei cosiddetti collaboratori di giustizia, uomini delle cosche lametine che per anni hanno insanguinato il territorio, commettendo diversi omicidi e che poi hanno deciso di pentirsi, temendo di essere uccisi qualora, dopo la detenzione, fossero tornati in libertà. E grazie alle dichiarazioni dei pentiti, gli uomini delle forze dell’ordine hanno elaborato una comunicazione di notizia di reato che ha poi prodotto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche nei confronti di soggetti che, definiti organici alle cosche, sono stati poi assolti dal reato di associazione mafiosa, come nel caso del carabiniere Roberto Gidari, coinvolto nell’operazione “Medusa”, e che per due anni e sei mesi, sulla base delle dichiarazioni dei pentiti, è stato richiuso in carcere. Posizione, quella di Gidari, che richiamò l’attenzione di un cronista lametino che, attraverso l’attenta lettura di alcuni atti, fece emergere delle incongruenze investigative che però non piacquero a chi stava indagando, al punto che qualche investigatore decise di redigere un’informativa nei confronti del giornalista, con il solo obiettivo di discreditarlo, nella quale il cronista venne indicato come facente parte di un “complotto finalizzato a destabilizzare magistratura e forze dell’ordine”.
Il giornalismo di approfondimento non piacque a molti, nonostante la Cassazione di recente ha stabilito che “Il giornalismo di denuncia non va censurato” e, sebbene la Cassazione abbia stabilito che il resoconto di attività di scavo, di ricerca e d’indagine effettuate allo scopo di portare alla luce “verità nascoste”, tramite il ragionamento critico e ragionato di fatti, notizie e commenti sono legittime per chi opera nel settore dell’informazione, per alcuni appartenenti alle forze dell’ordine la ricostruzione “di vicende oscure le cui responsabilità rappresentano un mistero per la pubblica opinione” o il non svelare le proprie fonti di notizie è un reato, quindi il “colpevole” deve essere perseguito, delegittimato, neutralizzato.
Ecco allora che vengono elaborate fantasmagoriche comunicazioni di notizie di reato, con il solo obiettivo di “eliminare professionalmente, socialmente e moralmente” chi da anni fa il proprio lavoro con dedizione, passione, lealtà e professionalità.
Un disegno perverso, messo a punto con la complicità di pseudo giornalisti, che dimostrano solo di essere servi sciocchi, pur di apparire come primi della classe. Atteggiamenti che si riscontrano anche nello scrivere il resoconto di alcuni processi in corso, come quello  “Perseo”: spesso e volentieri alcuni cosiddetti “operatori dell’informazione pubblica” fanno solo ciò che viene comodo ad una certa posizione, evitando di riferire taluni fatti e circostanze, come quelli che sono stati al centro della penultima udienza e che si riferiscono alla “famosa” pennetta usb e alle foto compromettenti, che ritrarrebbero due ragazze (l’ex compagna di un imputato e l’altra ex fidanzata di un collaboratore di giustizia) in compagnia di due agenti della polizia di Stato.
In quella udienza si è venuti a conoscenza che atti di indagini sarebbero arrivati a soggetti affini alla criminalità e che questo avrebbe permesso ad alcuni imputati di entrare in possesso di informazioni sulla maxi indagine che ha visto coinvolti capi e gregari della cosca Giampà. Fatti venuti alla luce grazie anche alle spontanee dichiarazioni di Davide Giampà che riportiamo integralmente.
Dichiarazioni che sono scoppiate come una bomba all’interno di un processo così delicato come “Perseo”, perché se è vero quello che ha dichiarato Davide Giampà, buona parte degli attuali collaboratori di giustizia prima di iniziare a collaborare sapevano già cosa avevano dichiarato gli altri collaboratori, con la conseguenza che le dichiarazioni da loro fornite potrebbero anche essere il frutto di una comoda concertazione, potenzialmente finalizzata a consumare, tra le maglie della collaborazione, vendette trasversali e vere e proprie calunnie in danno di questo o quel nemico.

PRESIDENTE – Signor Giampà, prego, si accomodi.

IMPUTATO GIAMPA’ – Buongiorno.

PRESIDENTE – Buongiorno. Si accomodi. Prego.

IMPUTATO GIAMPA’ – Siccome si sta parlando di questo fatto
delle pennine, e mi riguarda personalmente questo fatto
delle pennine, siccome sono tenuti a dire la verità,
anche il Pubblico Ministero perché ho fatto delle
dichiarazioni spontanee in base a questo pennino. Che
io ero a conoscenza già dopo l’Operazione Medusa di
questo pennino che si sta parlando oggi in questo
processo qua. Siccome loro dicono che non sono atti che
sono usciti, io ero a conoscenza di parecchie cose.
Punto numero uno: ero a conoscenza dell’Operazione
Perseo venti giorni prima che veniva effettuata nei
miei riguardi, su che cosa mi veniva contestato per
l’estorsione oggi e grazie anche ai signori che si
trovano nelle fotografie, il Dottor Romano ne è
presente, l’Ispettore Sandro Scorza (trascrizione
fonetica) se non vado errato, l’altro poliziotto
Antonio Elia che si divertivano con la signora Ruberto
Sabrina…

PRESIDENTE – Ovviamente sempre nei limiti del processo,
signor Giampà.

IMPUTATO GIAMPA’ – Sì. In base del processo.

PRESIDENTE – Per favore, cioè…

IMPUTATO GIAMPA’ – A me hanno effettuato delle perquisizioni,
che io già sapevo, nella casa circondariale di Vibo
Valentia che ero a conoscenza e ci sono anche le
registrazioni dei colloqui perché ero sotto
intercettazione per l’Operazione Perseo, giusto? Mi
hanno arrestato il 28 giugno 2012 e subito dopo mi
hanno fatto l’Operazione Perseo, quindi ero sotto
intercettazione. Io ero a conoscenza grazie alla
signora Ruberto che si frequentava con la mia ex moglie
dopo che il marito si è buttato collaboratore di
giustizia della perquisizione che mi veniva effettuata
per le doti di ‘ndrangheta di cui il Piraina Luca sta
parlando, che Giampà Davide era presente nella gabbia
insieme ad altri imputati che io non sono a conoscenza
di questa… a prescindere che è una umiliazione anche
nei miei riguardi perché quello che ha fatto la mia ex
compagna a me non mi riguarda, voglio precisare questo
qua, perché sono cose che io ho subito detto al Dottor
Romano…

PRESIDENTE – Va bene, ma guardi… dichiarazioni sì…

IMPUTATO GIAMPA’ – Siccome… no, no. Io voglio precisare una
cosa, perché siccome qua la verità non sta uscendo,
perché a me mi hanno fatto l’abuso anche sul mandato di
cattura di Perseo, perché le dichiarazioni che hanno
fatto su Cortese Sport che oggi è citato in udienza
anche questo Cortese Sport, ci sono sempre gli stessi
Ispettori, nei miei riguardi stiamo parlando, e come ne
hanno fatto con me queste cose l’hanno fatto con altri
imputati, perché il Cortese Sport è stato interrogato
ed il Dottore Romano ne è a conoscenza, di questo
Sandro Scorza e di Antonio Elia che ancora attualmente,
Sandro Scorza, penso, che sta con la mia convivente.

AVV. DIFESA PAGLIUSO – Però il Presidente la invitava, scusi
se posso dare un contributo…

P.M. – Però le dichiarazioni spontanee… Presidente,
Presidente sono dichiarazioni spontanee…

IMPUTATO GIAMPA’ – Nella chiavetta sono a conoscenza
dell’Operazione Perseo ed io, naturalmente, essendo a
conoscenza dell’operazione che veniva effettuata nei
mie riguardi di parecchi imputati, io l’ho fatto
presente già venti giorni prima che sussisteva
l’Operazione Perseo. Come la stessa cosa della
perquisizione nel carcere di Vibo Valentia che è stata
effettuata… l’ho saputa venti giorni prima che veniva
effettuata la perquisizione nella casa circondariale
nei mie riguardi, nei riguardi di Pasquale Catroppa che
oggi è diventato collaboratore di giustizia. E che
Pasquale Catroppa era a conoscenza, visto che lui sta
dichiarando perché io ho avuto le fotocopie della
pennina, grazie a mia mamma che ha denunciato la
pennina ed io ho voluto sapere che cosa c’era in quella
pennina. Ed in quella pennina c’erano tutte le
dichiarazioni che avevano fatto su di noi tutti i
collaboratori di giustizia, e naturalmente avendola io
e stando con parecchi imputati nel processo li ho fatti
vedere queste cose.

PRESIDENTE – Va bene.

IMPUTATO GIAMPA’ – E non è bello che il Dottor Romano oggi
dice nei miei riguardi perché questa è una cosa che a
me mi riguarda, di tenerla per sé, questa cosa deve
essere detta, no non detta, perché i vostri colleghi
hanno fatto soltanto abusi nei miei riguardi…

PRESIDENTE – Va bene, signor Giampà…

IMPUTATO GIAMPA’ – …io oggi…

PRESIDENTE – …mi perdoni…

IMPUTATO GIAMPA’ – …no, io voglio precisare questa cosa
qua, perché non è una cosa bella, non so se nei miei
panni ci si può mettere qualcuno, senza nulla togliere
a nessuno. Perché oggi io sto pagando un 416 bis per
mafia ed un Operazione Perseo ed altre cose che mi sono
arrivate in seguito grazie alle dichiarazioni che hanno
fatto questi signori. A me non mi interessa quello che
dichiarano su di me, ma gli abusi che sono ancora… io
sono stato trasferito al carcere di Parma grazie a
questi signori qua, grazie ai signori Scorza Sandro ed
Antonio Elia, mi prendo tutte le responsabilità signor
Pubblico Ministero, mi possono anche denunciare, una
denuncia in più, una denuncia in meno, non mi cambia
nulla a me. Perché se devo prendere una denuncia oggi
la prendo con santa ragione e mi faccio la
carcerazione. Siccome io dopo che sono stato trasferito
dalla casa circondariale di Vibo a Catanzaro, di
Catanzaro mi hanno trasferito a Parma che secondo gli
Ispettori che si frequentavano con queste donne che non
sono uomini, secondo il mio riguardo eh?!

PRESIDENTE – Signor Giampà…

IMPUTATO GIAMPA’ – Mi hanno trasferito nel carcere di
Parma…

PRESIDENTE – No, no, no, io la faccio parlare però la devo
invitare…

AVV. DIFESA PAGLIUSO – Il tema del processo.

PRESIDENTE – …eventualmente a fare dichiarazioni…

AVV. DIFESA PAGLIUSO – Dire della chiavetta.

PRESIDENTE – …altrimenti…

IMPUTATO GIAMPA’ – Della chiavetta era a conoscenza io… ero
a conoscenza io personalmente…

PRESIDENTE – Finisca le sue dichiarazioni, però non
sconfiniamo. Lo so che è difficile.

IMPUTATO GIAMPA’ – No, non è che è qualcosa di difficile,
siccome oggi ho la possibilità di parlare, giusto?

PRESIDENTE – Prego. E noi la stiamo ascoltando.

IMPUTATO GIAMPA’ – La pennina che io avevo in possesso nelle
mani, la mia ex compagna mi aveva riferito ed io ho
visto poi, naturalmente, in seguito, che era la pennina
che aveva avuto Piraina Luca quando ha reso le
dichiarazioni spontanee… quando ha reso le
dichiarazioni il Piraina Luca, perché si frequentavano
con la signora Ruberto, quindi, naturalmente, io
personalmente ho voluto vedere che cosa c’era in quel
pennino, e naturalmente l’ho fatto vedere altri
imputati la consistenza di quello che c’era nel
pennino, al di fuori delle fotografie. Tutte le
dichiarazioni che hanno fatto i collaboratori di
giustizia, ma io ero a conoscenza anche nel 2012 della
pennina perché io ero in possesso della pennina nel
2012. Personalmente io. Sapevo già delle dichiarazioni
di Angelo Torcasio, sapevo tutto io. Ma non perché me
lo aveva… giustamente si sapeva, c’è su internet
questa cosa qua. Non è il primo pennino che esce fuori.
Poi sono subentrati gli abusi perché giustamente sono
subentrati due poliziotti di P.G. e giustamente sono a
conoscenza che in questo processo ci sono tutte le
dichiarazioni che ha reso oggi il Piraina Luca che ha
confermato e che io già glielo avevo detto nella casa
circondariale al Piraina Luca di Vibo Valentia, quando
siamo stati insieme, abbiamo fatto un mese insieme con
il Piraina Luca. Ed il Piraina Luca già era stato già
informato da me su parecchie cose di questo genere qua.
Per questo oggi il Piraina Luca li conferma. Come le
dote di ‘ndrangheta. Il Piraina Luca non può avere doti
di ‘ndrangheta. Io ho letto il libro, il libro del
vostro collega Dottore Romano, e ve l’ho spiegato
quando abbiamo fatto l’interrogatorio, perché il signor
Piraina è un tossicodipendente e nella gerarchia
‘ndranghetista lui non può avere queste cose, come non
le posso avere io perché la mia ex compagna mi ha fatto
una mancanza.

PRESIDENTE – Ho capito.

IMPUTATO GIAMPA’ – E giustamente devono uscire queste cose
fuori, come le pennine, come… mia mamma ha denunciato
il pennino, di quello che c’è nel pennino sul processo,
stiamo parlando di un processo di mafia, penso io, se
poi è un processo costruito dai colleghi del Dottore
Romano, perché il Dottore Romano è una persona
abbastanza seria, i loro colleghi non sono abbastanza
seri. No, e si vedono dalle fotografie che ve lo posso
garantire io, ed i suoi colleghi a me mi riferivano
tutto quello che succedeva quando facevano operazioni.
Tutto. Adesso dicono di no perché giustamente si devono
parare il loro puntini puntini, però io, grazie alla
mia ex compagna, no grazie, perché quello che mi hanno
fatto giustamente…

PRESIDENTE – Va bene.

IMPUTATO GIAMPA’ – … io ero a conoscenza di tutto, grazie a
Sandro Scorza e ad Antonio Elia.

PRESIDENTE – Va bene. È chiaro. Grazie.

IMPUTATO GIAMPA’ – La ringrazio.

PRESIDENTE – Grazie a lei.

Esaurite le spontanee dichiarazioni l’imputato viene
congedato