Lamezia: festeggiati cinquant’anni di professione per nove avvocati

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-di Claudia Strangis
Lamezia Terme – Nove avvocati di Lamezia hanno compiuto cinquant’anni. Un compleanno un po’ caratteristico in quanto l’eta fa riferimento all’attività professionale che hanno svolto dal giorno in cui si sono laureati in Giurisprudenza. Una ricorrenza che l’Ordine degli avvocati lametini ha voluto riconoscere consegnando loro delle medaglie d’oro a ricordo appunto del loro cinquantesimo anno di professione forense. Medaglie che sono state consegnate nel corso di una autorevole, commovente e significativa cerimonia che si è tenuta stamane nell’aula Garofalo del Tribunale di Lamezia.

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Una celebrazione che è stata preceduta da tre prestigiosi interventi che hanno, appunto, messo in risalto il ruolo che un avvocato dovrebbe svolgere nel corso della su attività professionale. Il presidente del Tribunale Bruno Brattoli ha plaudito all’eccellenza del Foro lametino, grazie alla sinergia tra personale, magistrati e avvocati, e ha espresso soddisfazione per la presenza di molti magistrati alla cerimonia, “a testimonianza del fatto che, nei rispettivi ruoli, esiste comunanza e rispetto reciproco, unico nel panorama italiano”. Il presidente ha poi usato una metafora per intendere la professione forense e il Tribunale stesso: il Tribunale, infatti, come teatro e tutti coloro che vi lavorano, “attori” della pièce. “Premiamo nove principi del foro, nove gentiluomini che hanno vestito la toga e non l’hanno mai levata e mai lo faranno”.

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Queste le parole spese dal presidente dell’Ordine degli avvocati, Antonello Bevilacqua, che li ha definiti esempi per giovani e meno giovani. “Questa è una professione difficile – ha ricordato Bevilacqua – ma sempre straordinaria, se fatta bene”. E il presidente dell’ordine ha poi lanciato una frecciatina a quelli che ha definito “politicanti”, che “hanno pensato di inasprire la concorrenza in una professione”, “non è necessario mettere toppe su toppe ma fare una seria riforma”. Il magistrato Luigi Maffia, in rappresentanza dell’ufficio della Procura, citando Piero Calamandrei, ha evidenziato negli avvocati “l’assoluta esigenza e capacità di capire gli altri e al contempo assumere e far rivivere le tensioni altrui”. Il magistrato ha poi encomiato i nove avvocati affermando che “se la classe forense di questo tribunale è quello che è lo deve a voi”. La premiazione è stato un momento intriso d’emozione: a ricevere la medaglia d’oro gli avvocati Nicola Bardari, Rosario Chiriano, Achille Esposito, Lelio Marasco, Domenico Antonio Marchese, Antonio Romano, Antonio Scaramuzzino, Giuseppe Zofrea e una alla memoria dell’avvocato Giuseppe Dell’Aquila, scomparso nel maggio del 2012, e consegnata alla moglie presente alla cerimonia.

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Tutti laureati negli anni sessanta, gli avvocati si sono distinti, durante gli anni di esercizio della professione, per la dedizione al lavoro dedicandosi, alcuni, anche all’insegnamento del diritto. Nel formulare i ringraziamenti dopo la consegna dei riconoscimenti, gli avvocati si sono rivolti in particolare modo ai giovani che si approcciano alla professione. L’avvocato Antonio Romano, nello specifico, ha rimarcato loro di “non dimenticare mai che siamo avvocati delle cause e non degli affari. Noi in esercitiamo il potere ma difendiamo le libertà”. “È questo – ha aggiunto – il nocciolo essenziale della nostra professione”. Rispondendo al presidente del Tribunale, poi, l’avvocato Zofrea ha ripreso la metafora teatrale: “per essere bravi avvocati – ha sottolineato – bisogna essere bravi attori. Perché la teatralità è insita nella nostra professione, non si ferma alla rappresentazione scenica di quel giorno, ma dietro c’è sempre una sofferta preparazione con insonnia e tormenti”. “Ciò che non bisogna mai perdere – ha concluso – è la professionalità e la ricerca della verità processuale”.