Lamezia: Aiello & C, assolti dall’accusa di truffa ai danni dello stato

catanzaro-tribunale-2807Lamezia Terme – Erano stati indagati, accusati e poi condannati per truffa ai danni dello Stato, ma dopo circa sei anni dalla loro condanna sono stati assolti. I protagonisti di questa vicenda giudiziaria sono Franco, Mario e Roberto Aiello, Salvatore Ammendola, Vincenzo Salvatore Carere, Mahamed Arbi, Francesco Muraca, Giuseppe De Biase, Francesco Cosentino e Giovanni Calabria. I giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, infatti, hanno ribaltato la sentenza di primo grado assolvendoli perchè il fatto non su sussiste. Per i fratelli Aiello e per gli altri indagati si chiude così un’altra pagina che li ha visti primi attori prima a Lamezia nell’aula Garofalo e poi in quella della Corte di Appello di Catanzaro che questo pomeriggio al termine dell’ultima udienza ha emesso il verdetto di assoluzione nei confronti di tutti gli indagati. In primo grado i fratelli Aiello, assistiti dall’avvocato Francesco Gambardella e Nicola Cantafora erano stati condannati a 3 anni, il loro socio Ammendola, difeso dall’avvocato Fabrizio Falvo era stato condannato a 2 anni, il consulente d’impresa Carere difeso dall’avvocato Giovanbattista Puteri, era stato condannato a 2 anni, a Mahamed Arbi che era difeso dall’avvocato Falvo gli era stata inflitta in primo grado una condanna a 4 anni. Stessa pena era stata applicata a Muraca, difeso dall’avvocato Aldo Ferraro, l’imprenditore Giuseppe De Biase difeso dall’avvocato Lucio Canzoniere era stato condannato a 2 anni, il ragioniere Cosentino, difeso dall’avvocato Cantafora, era stato condannato a 4 anni. Calabria era difeso dall’avvocato Domenico Rettura. Sono stati assolti perchè il fatto non sussiste. Erano accusati a vario titolo, di truffa aggravata ai danni dello stato in relazione ad una vicenda di finanziamenti pubblici concessi alla società Imm srl dei fratelli Aiello, che nel periodo che negli anni 2000 e 2001, ottennero detto finanziamento per la realizzazione di un impianto manifatturiero a Falerna. Le difese hanno evidenziato durante le arringhe celebratesi oggi come non sussistessero gli elementi per giungere ad una conferma della sentenza di condanna pronunciata in primo grado, richiesta questa accolta dalla Corte d’Appello che ha anche deciso la restituzione dei beni sequestrati ai fratelli Aiello tra questi l’impianto manifatturiero.