Lamezia: indagini di sopralluogo ai fini medico-legali

camera-penale-300116Lamezia Terme – La scena del crimine ha da sempre affascinato scienziati ed investigatori, ieri invece ha conquistato l’attenzione di una auditorio composto da avvocati che ha partecipato alla sesta lezione nell’ambito del corso di perfezionamento per penalisti promosso dalla Scuola Territoriale di Lamezia Terme.
L’aula “Garofalo”, al secondo piano del tribunale lametino, questa mattina , per circa due ore si è, infatti, mutata in uno scenario criminale che può essere un posto qualsiasi, sia al chiuso che all’aperto, ad esempio esterni, interni, e mezzi di trasporto. Ogni tipo di scena del crimine, insieme alla natura del crimine commesso (rapina, omicidio, stupro, ecc.) richiede procedure di indagine differenti. Ed affrontare questo aspetto cioè le indagini di sopralluogo ai fini medico-legali è stato un esperto della materia il medico legale Massimiliano Cardamone, il quale, munito dei necessari strumenti tecnici, ha illustrato a numerosi camera-penale-300116-2avvocati presenti, in cosa consiste, il sopralluogo giudiziario, spiegando che si compone nell’ispezione e nella descrizione di una località dove è stato commesso un delitto, e che ha lo scopo di stabilire l’esistenza ed il tipo di reato, i mezzi e le modalità di esecuzione del reato stesso, quando, come e da chi il fatto è stato commesso. La collaborazione del medico, in veste di perito o di ausiliario della polizia giudiziaria, è obbligatoria quando necessita l’esame del cadavere e dei materiali biologici in caso di omicidio, di suicidio, di incidente stradale, di infortunio sul lavoro e di altri fatti che interessano l’incolumità delle persone. Qualunque medico è tenuto a questa collaborazione, e non può rifiutarsi in base a tre articoli del codice di procedura penale. L’esperto ha sottolineato nella sua relazione che i rilievi da farsi durante il sopralluogo riguardano l’ambiente, il cadavere e tutto ciò che ha attinenza con il reato. Ad introdurre la lezione è stato il segretario della camera penale l’avvocato Francesco Pagliuso che nell’introdurre il relatore della sesta lezione ha messo in evidenza l’importanza delle indagini sulla scena del crime ai fini dell’accertamento della verità processuale,anche perché ha sottolineato si tratta sempre di attività irripetibili e determinanti di una forte carica probatoria, da essere inserite direttamente nel fascicolo del dibattimento.

Le condizioni delle indagini
camera-penale-300116-1Esame della località. La località può essere un luogo aperto (strada pubblica, piazza, campagna, spiaggia), un ambiente chiuso (abitazione, roulotte) o un mezzo semovente (automobile, pullman, treno, aereo). La descrizione deve procedere con metodo analitico secondo l’ordine topografico, cominciando dal generale per finire al particolare, utilizzando anche piante topografiche, fotografie ecc.
a) località aperta: occorre rilevare le vie d’accesso, lo stato del terreno (solido, fangoso), le condizioni di visibilità, la temperatura e l’umidità ambientali ( per la loro influenza sui fenomeni cadaverici), la presenza di siepi, mura o palizzate, l’esistenza di corsi o di pozzi d’acqua (dove può trovarsi il cadavere o l’arma del delitto).
b) ambienti chiusi: vanno descritti gli accessi, le stanze adiacenti, le porte, le finestre, il tipo di riscaldamento (intossicazioni da monossido di carbonio), lo stato dei pavimenti e delle pareti, gli oggetti presenti, l’ordine o il disordine, le varie tracce, ed in particolare quelle nei servizi igienici e nei lavandini.
c) veicoli semoventi: vanno esaminate la posizione delle vittime, le tracce lasciate dai pneumatici in frenata, la perdita di olio o di carburante, i segni dovuti all’impatto dei veicoli contro paracarri, muri o alberi, i frammenti di cristallo, i resti di vernice, il disegno del battistrada, i frustoli di pelle e di grasso sottocutaneo, i ciuffi di peli ed il sangue trovati sul veicolo.
Vanno sempre ricercati segni di lotta, che si possono desumere dal calpestamento del terreno, dagli arbusti spezzati, dal disordine degli ambienti; segni di scasso nelle porte e nelle finestre; segni di trascinamento del cadavere in base alle tracce sul terreno; segni di gas tossici; segni di intossicazioni o avvelenamenti; segni di proiettili su pareti, tronchi, foglie, reperti di bossoli e cartucce.

Esame del cadavere. L’esame del cadavere nella posizione in cui è stato trovato è compito preciso del medico, non prima di aver appurato l’effettiva morte del soggetto.
Situazione del cadavere: si riferisce alla sua ubicazione rispetto all’ambiente ed agli oggetti che lo circondano, alla posizione (supina, prona, di fianco, seduta o appesa), all’atteggiamento del corpo, allo stato di integrità ovvero alla presenza di mutilazioni, presenza di legature o di bavagli.
Stato degli indumenti: si riferisce al tipo di abbigliamento, alle condizioni d’uso, alla compostezza o al disordine delle vesti, all’integrità o lacerazioni (strappi da colluttazioni o fori da armi da taglio e da fuoco), allo stato delle chiusure e delle allacciature, alla presenza degli indumenti intimi, se sono indossati oppure abbandonati, asciutti, bagnati, sporchi o macchiati.
Esame esterno del cadavere: in sede di sopralluogo sarà sufficiente osservare le lesioni esterne indicative della causa di morte e dei mezzi che l’hanno prodotta e descrivere i fenomeni cadaverici (ipostasi, raffreddamento, rigidità muscolare) che forniscono indicazioni sull’ora della morte. Importante è verificare se nelle mani del cadavere vi siano armi o altri oggetti di offesa o di difesa, oppure ciuffi di capelli o brandelli di vesti strappati dalla vittima all’aggressore durante la colluttazione. La cavità orale può essere ostruita da oggetti vari o contenenti filamenti di stoffa, fibre vegetali o terriccio. Anche nel solco sottoungueale delle mani si possono trovare frustoli di epidermide, capelli o filamenti di stoffa appartenenti all’aggressore che ne facilitano l’identificazione.
Le impronte e le macchie repertate sul cadavere vanno descritte, fotografate e prelevate per gli esami di laboratorio.
Per i cadaveri di sconosciuti occorre fare una descrizione dei connotati e dei contrassegni visibili all’ispezione esterna ed i rilievi fotografici.

Esame delle impronte. Le impronte sono tracce lasciate dall’uomo, dagli animali, dai veicoli e da oggetti vari nella località ispezionata. Si possono trovare sul cadavere o sui suoi vestiti, sul terreno, sul pavimento, sulle pareti, sui mobili, sulle porte, ecc.
Le impronte si possono formare per compressione su materiali cedevoli, come la sabbia, il fango, la neve, lo sterco; per asportazione quando si toccano oggetti polverosi, verniciati di fresco o untuosi; per apposizione quando si imbrattano oggetti o superfici con le mani bagnate di sudore o sporche di sangue.
Le impronte digitali. si formano su qualsiasi oggetto per apposizione o asportazione. Per fotografare impronte poco visibili occorre esaltarle spalmando con un fine pennello una polvere chiara se il supporto è scuro (alluminio, cerussa), una polvere scura se il supporto è chiaro (grafite, ossido di rame) oppure scegliendo il colore della polvere che meglio contrasta con quello del substrato. Analogamente le impronte delle mani possono rivelarsi utili studiandone sia i caratteri normali (diametri, pliche palmari, lunghezza e larghezza delle dita) sia quelli patologici (amputazioni di dita o di falangi, polidattilia, ecc.).
Le impronte dei piedi. Sia nudi che calzati (orme) le tracce dei piedi permettono di risalire all’età e alla statura della persona, al suo modo di camminare o di correre, ad anomalie congenite o acquisite. Le impronte plantari possono essere studiate analogamente a quelle palmari, anche le calzature lasciano orme che possono essere confrontate. Le orme per compressione si rilevano facendone un calco con materiali adatti (gesso, cera, paraffina, gelatina).
Le impronte dei denti. si trovano sulla cute o sugli alimenti consistenti (pane, burro, frutta) e si rilevano mediante un calco, un disegno a ricalco o rilievi fotografici. Per l’identificazione occorre studiare l’impronta totale, le anomalie dentarie, le righe di incisione lasciati dalle scanalature dei denti ed i segni di protesi.

Esame delle macchie. Le macchie di sangue possono appartenere alla vittima o all’aggressore; le macchie di sperma indicano che sono stati compiuti atti sessuali; le macchie di vomito fanno sospettare un avvelenamento; le macchie di liquidi corrosivi possono indicare un suicidio con caustici; le macchie di unto, vernice, carbone, farina, ecc. possono essere legate alla professione dei protagonisti; le macchie di polvere o di fango sul cadavere o sui suoi vestiti possono indicare un trascinamento o un rotolamento. Macchie di altri liquidi organici (meconio, feci, urine, fluido vaginale, colostro, lochiazioni, saliva, liquido amniotico, ecc.) assumono importanza varia nei singoli casi. Le indagini di identificazione dipendono dalla quantità, tipo, stato, età della traccia e possono andare dalle più tradizionali alle più sofisticate e di recente introduzione come l’ibridazione con sonde di DNA.
Macchie di sangue. A prescindere dalle indagini di identificazione generica, specifica ed individuale, le tracce ematiche devono essere descritte e studiate nella loro forma e nella loro distribuzione nell’ambiente ai fini della ricostruzione della dinamica del fatto. Così gli spruzzi a distanza con piccole gocce a punto esclamativo nella lesione di grossi vasi arteriosi, le gocce ovalari se cadute da un corpo in movimento, le gocce rotonde con margini sfrangiati se cadute da oltre un metro, le pozze su terreni impermeabili, magari a delimitare una parte del corpo (gore) indicano che l’emorragia e la morte sono avvenute in loco. E’ frequente l’impiastricciamento anche dell’aggressore o delle sue scarpe e si possono seguire i suoi movimenti per alcuni tratti.

Saliva. Può trovarsi su mozziconi di sigarette, bicchieri.
Per la diagnosi generica e specifica è sufficiente la ricerca dell’amilasi, presente, in rilevante quantità, solo nella saliva umana. Nella saliva sono presenti le agglutinine, gli agglutinogeni sono invece limitate all’80% dei soggetti, i secretori, in questi casi, per non evidenziare anche tracce AB0 batteriche è indicata la metodica dell’assorbimento-inibizione.
Tutte le proteine salivari sono soggette al polimorfismo genetico e si possono prestare alla identificazione individuale (è sufficiente 1/16 della quantità presente nella faccia dorsale di un francobollo).

Sperma. Si riscontra tipicamente in occasione di reati sessuali, appena eiaculato è coagulato, viscido, opaco, bianco-grigiastro. Dopo 20-30 minuti si liquefa spontaneamente, trasformandosi in un liquido traslucido, torbido, viscoso. Dopo alcune ore all’aria essica formando crosticine bianche traslucide. Si può rinvenire sulla cute della vittima, fra i peli del pube, nella biancheria o sul pavimento. In vagina si conserva per molte ore ed è stato rinvenuto anche in corpi riesumati andati incontro a mummificazione.

Le secrezioni vaginali, orali o rettali possono essere ottenute con l’aspirazione diretta o con lavaggio con fisiologica.
Un esame preliminare con luce ultravioletta aiuta a selezionare le parti di stoffa o di altro materiale da esaminare per la fluorescenza bianco-azzurrognola, che tuttavia non è specifica e dipende dal contenuto di flavina.

-Test di Florence: mediante acqua bidistillata riscaldata si fa un estratto del tessuto da esaminare, si pongono alcune gocce su un vetrino portaoggetti e si trattano con ugual numero di gocce di un reagente costituito da iodio (g 2,54), ioduro di potassio (g 1,65) e acqua distillata (30 ml); in caso di positività si formano cristalli rombici o aghiformi di periodato di colina. Il test può essere di screening preliminare, ma non è specifico, perchè altri liquidi tissutali umani ed animali possono essere ricchi di colina.
-Determinazione della fosfatasi acida: un alto contenuto è segno di positività anche se l’interessato è azoospermico; è presente oltre che nella prostata umana in quella del Macacus Rhesus; può essere determinata anche in macchie vecchie di molti mesi.
-Test di precipitazione: è specifico, si effettua mediante l’uso di sieri antisperma adsorbiti con siero umano.
-Evidenziazione di sostanze gruppo-specifiche: la loro presenza è sempre legata allo stato di secretore; si usano gli antisieri specifici. Occorre tenere presente che, oltre ai germi, anche il liquido vaginale contiene sostanze gruppo specifiche che complicano l’identificazione individuale, ulteriore difficoltà nasce in presenza di violenze collettive.
-Ibridazioni con sonde al DNA: vengono utilizzati gli spermatozoi e sono molto promettenti proprio ai fini della identificazione personale, il DNA fingerprint ottenuto va confrontato con quello del presunto aggressore.

Sudore. Impregna rapidamente gli indumenti, nei soggetti secretori è ricco di antigeni gruppo specifici, la cui determinazione può essere tentata anche nelle impronte digitali.
Muco nasale. si riscontra in fazzoletti come macchie crostose più o meno ampie, fluorescente alla luce U.V., è ricco di cellule epiteliali cilindriche e prismatiche ciliate, talvolta è associato a vibrisse. E’ possibile sia la diagnosi generica che specifica.
Urina. Di raro riscontro allo stato liquido è più frequente allo stato di macchia, fluorescente alla luce U.V.; la diagnosi generica è possibile con la ricerca dell’urocromo, dell’urea, della creatinina, dell’acido urico, dei cataboliti steroidei.
Nel sedimento si possono repertare rare cellule di sfaldamento. Nei secretori si possono identificare sostanze gruppo-specifiche, in quantità, purtuttavia, sempre esigua.
Peli. La struttura del pelo comprende quattro parti: il bulbo, la radice, il fusto e la punta. Istologicamente è costituito da tre strati concentrici: la cuticola, la sostanza corticale e la sostanza midollare; il bulbo presenta un piccolo infossamento inferiore dove era o è alloggiata la papilla, attorno al bulbo ed alla radice vi è la guaina pilifera, costituita da vari strati cellulari con la funzione di permettere lo scorrimento del pelo.
-La diagnosi generica è possibile con l’osservazione macroscopica e microscopica che permette di escludere filamenti vegetali o sintetici.
-La diagnosi specifica si basa sull’osservazione che nell’uomo:
a) la sostanza midollare è scarsamente rappresentata, l’indice diametro midollo/diametro totale è < 0,30 (negli animali è > 0,50), viceversa per la sostanza corticale che forma uno spesso manicotto;
b) le cellule midollari non sono visibili alla osservazione microscopica diretta senza una opportuna colorazione;
c) il contenuto aereo del midollo è rappresentato nell’uomo da minuscole bollicine;
d) il pigmento corticale è distribuito in granuli finissimi;
e) la cuticola è molto sottile, costituita da squame a tegola, scarsamente sporgenti.
-Diagnosi di sesso. A parte le differenze morfologiche e di spessore descritte in passato, una diagnosi di sesso attendibile è oggi possibile mediante la ricerca della cromatina sessuale o del cromosoma Y nelle cellule della guaina o della corticale della radice.
-La diagnosi regionale si basa su alcune caratteristiche morfologiche, i peli del pube e delle ascelle sono tipicamente ricciuti, quelli della barba e baffi hanno diametri maggiori e sostanza midollare più abbondante, i capelli e la barba hanno l’estremità tagliata, le ciglia e le sopracciglia hanno sezione ovale, quasi schiacciata, i peli di altre regioni corporee e dei bambini sono sottili e senza sostanza midollare.
-Diagnosi individuale. Consiste nella ricerca degli agglutinogeni nella midollare (scarsi come la midollare) e dei polimorfismi enzimatici nelle cellule del bulbo e della guaina pilifera.