Truffano un privato due avvocati citati a giudizio

prignani-rossellaLamezia Terme – “Truffa in concorso ai danni di un soggetto di Palmi”: questo il capo di accusa formulato dalla procura della Repubblica di Lamezia Terme nei confronti di due avvocati nei confronti dei quali è stato emesso un decreto di citazione diretta a giudizio. I due avvocati sono
Francesco Stilo e Paola Stilo che circa due anni fa avevano minacciato azioni giudiziarie, rispetto all’uscita della notizia di un avviso di garanzia spiccato dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme nei loro confronti ritenendo che l’informazione era diffamatoria. A distanza di due anni ora quella notizia che i due avvocati lametini definirono diffamatoria trova certezza dal momento che ieri è iniziato il dibattimento che comunque è stato rinviato al 9 marzo prossimo, in quanto il loro difensore l’avvocato Giancarlo Nicotera, ha eccepito l’incompetenza territoriale del Tribunale di Lamezia Terme, ritenendo che a giudicare i fatti per i quali i due avvocati sono imputati, deve essere il Tribunale di Vibo Valentia. Il giudice Rossella Prignani, pertanto, si è riservata di decidere sulla questione sollevata.
I fatti oggetto del processo, sarebbero scaturiti dalle indagini del Nucleo Mobile della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, a seguito di una denuncia sporta da un privato cittadino, dopo che lo stesso aveva erogato, in momenti diversi, somme di denaro a favore degli imputati superiori ai 110.000 euro, corrisposti soprattutto a mezzo di bonifici e assegni bancari.
I due avvocati, secondo la ricostruzione investigativa dei fatti, avrebbero raggirato il malcapitato facendosi consegnare – con una serie di artifici fantasiosi, ma efficaci – le cospicue somme di denaro, con la promessa che le medesime sarebbero state investite in vantaggiosi acquisti, prevalentemente di immobili. Secondo quanto è emerso dalle indagini
i lucrosi affari non sarebbero mai stati conclusi e le somme percepite sarebbero state illecitamente trattenute dagli avvocati.

Dalle indagini, inoltre, sarebbe emerso anche che, a giustificazione di alcuni dei bonifici effettuati dalla vittima, gli indagati, per fornire parvenza di legalità alla transazione finanziaria, avrebbero fatto apporre “causali” che facevano riferimento a pagamenti di presunte parcelle professionali, ma anche tali circostanze, sarebbero state del tutto smentite dalle indagini eseguite dai finanzieri.