Lamezia: confiscati definitivamente i beni di Vincenzo Bonaddio

Lamezia Teme – I beni di Vincenzo Bonaddio passano definitivamente allo Stato. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, sesta sezione penale, confermando quanto deciso in primo e secondo grado. Nell’ottobre del 2015, la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro guidata dal Procuratore Nicola Gratteri, a seguito delle indagini del Nucleo Mobile del Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme aveva richiesto ed ottenuto dal Tribunale del Capoluogo il sequestro dei beni riconducibili a Vincenzo Bonaddio, compresi quelli formalmente intestati ai presunti prestanome, nell’ambito di un procedimento in materia di misure di prevenzione antimafia.
In particolare, attraverso le indagini delle fiamme gialle lametine condivise dal sostituto Procuratore antimafia Elio Romano è stato dimostrato che Vincenzo Bonaddio, pur non essendone il formale proprietario, aveva disponibilità di beni mobili ed immobili il cui valore di circa 450.000,00 euro, era assolutamente incompatibile con i redditi che questi ed il suo nucleo familiare avevano dichiarato al fisco nel corso della loro vita.
Il procedimento avviato dalla D.D.A., quindi, superando il primo e secondo grado di giudizio con provvedimenti di confisca emessi da Tribunale e Corte d’Appello, si chiude con l’ulteriore esito favorevole per la Procura del dott. Nicola Gratteri; il verdetto sancito dalla Corte di Cassazione, infatti, ha disposto la confisca per i seguenti beni:
un intero edificio di tre piani e relative pertinenze, adibito a civile e lussuosa abitazione del Bonaddio Vincenzo, ubicato in Lamezia Terme, in via Piro;
una villa, in via di costruzione, ubicata nel comune di Conflenti, nella disponibilita’ di Bonaddio Vincenzo, pur se intestata al cognato Stranges Francesco Maria;
un’autovettura di piccola cilindrata;

Dimostrare la riconducibilità degli immobili confiscati alla disponibilita’ del prevenuto e’ stato alquanto complesso, poiche’, secondo gli investigatori delle Fiame gialle,  il BonaddiO e’ stato ben attento a non lasciare tracce che potessero consentire di ricondurre alcuni degli immobili alla sua persona, lasciando l’intestazione giuridica degli stessi ai suoi prestanome.
Anche l’istruttoria del procedimento è risultata complessa in quanto i difensori del Bonaddio e dei suoi presunti prestanome hanno esibito una serie di perizie redatte da noti commercialisti che, tuttavia, per come sancito dalla Corte d’Appello di Catanzaro, non hanno “”inficiato la validità metodologica e la attidudine dimostrativa della ricostruzione de delle considerazioni svolte dalla Guardia di Finanza.””
Alla luce delle indagini eseguite dai finanzieri, quindi, il dott. Elio Romano ed il Procuratore Nicola Gratteri hanno chiesto il rinvio a giudizio per Stranges Francesco Maria e Stranges Tonino, imputati, in concorso con Bonaddio Vincenzo del reato di intestazione fittizia di beni con l’aggravante mafiosa. L’udienza è stata fissata per l’8 ottobre presso Il Tribunale di Catanzaro.
In quello stesso procedimento il Bonaddio dovrà rispondere anche del reato di estorsione commessa a danno di un imprenditore locale, le cui modalita’, pur se connotate dal metodo mafioso, sono tratteggiate da aspetti diversi rispetto a quelle ritualmente adoperate dalla ’ndragheta.
I finanzieri di Lamezia Terme, infatti, nel corso delle indagini avevano riscontrato che il BonaddioVincenzo, nell’anno 2007 aveva avviato un’impresa di costruzioni attraverso la quale intendeva presumibilmente riciclarsi nel mercato, allo scopo di costruire intorno alla sua figura di ‘ndranghetista una struttura economico-finanziaria tale da poter eventualmente giustificare i suoi averi e/o il suo tenore di vita. Secondo la ricostruzione della vicenda, il Bonaddio avrebbe imposto ad un imprenditore locale di affidare dei lavori di edificazione di un fabbricato alla sua impresa a costi superiori rispetto a quelli che la vittima avrebbe potuto sostenere commissionando le opere ad altra ditta.