Operazione “Spartaco”, imprenditore condannato per estorsione

Lamezia Terme – Si è concluso nei giorni scorsi il processo riguardante una parte dell’inchiesta “Spartaco”, condotta dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme guidata dal procuratore Salvatore Curcio e dal Gruppo della Guardia di Finanza della città, al Comando del Tenente Colonnello Fabio Bianco.
L’imprenditore Mario Fazio, infatti, dopo aver ricevuto la richiesta di rinvio a giudizio dal pubblico ministero Luigi Maffia (ora sostituto Procuratore Generale), perché ritenuto responsabile del reato di estorsione a danno dei suoi dipendenti, ha chiesto di definire la sua posizione processuale con il patteggiamento, beneficiando pertanto dello sconto della pena e la non menzione della condanna sul casellario giudiziario.
Il G.I.P. del Tribunale di Lamezia Terme, infatti, accogliendo la richiesta delle parti e ravvisando la colpevolezza dell’imputato in ordine ai reati ad esso ascritti, lo ha condannato alla pena di anni 1 e mesi 11 di reclusione, al pagamento della multa di € 3.500,00 ed alla rifusione delle spese sostenuti dall’unica parte civile costituitasi in giudizio. Al Fazio Mario, inoltre, sono state riconosciute delle attenuanti poiché lo stesso ha dimostrato di aver risarcito le 11 vittime dell’estorsione.
Le indagini nei confronti di Mario Fazio, gestore di un ristorante bar-tavola calda a Lamezia, furono avviate dal Nucleo Mobile della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, nel 2016, a seguito di una denuncia sporta da un dipendente che era stato licenziato poichè si era lamentato col suo datore di lavoro delle condizioni di sfruttamento cui era stato sottoposto.
Nel gennaio del 2017 il Fazio fu attinto da un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e patrimoniali, emessa dal g.i.p. del Tribunale alla sede, su richiesta della locale Procura della Repubblica che aveva condiviso l’impianto investigativo delle fiamme gialle.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Mario Fazio avrebbe costretto i suoi dipendenti a lavorare anche 10 ore al giorno, In particolare, i finanzieri hanno scoperto che almeno dall’agosto del 2015 all’ottobre del 2016, l’imprenditore costringeva sistematicamente i dipendenti, con l’implicita prospettiva di licenziamento, ad accettare gravose condizioni di lavoro, consistenti nel prestare la propria attività per otto-dieci ore al giorno, a fronte di un contratto part-time in base al quale venivano retribuiti per sole quattro o cinque ore giornaliere, condotta per la quale i finanzieri lo hanno denunciato per il reato di estorsione.
Della stessa inchiesta “Spartaco” restano ora aperte le posizioni di Alberto Statti e dei fratelli Giuseppe e Domenico Santacroce, tutti imprenditori agricoli; per questi ultimi il PM Maffia ha già avanzato richiesta di rinvio a giudizio; nei confronti Alberto Statti, invece, è stato emesso l’avviso di conclusione delle indagini e lo stesso indagato aveva dato notizia, a mezzo degli organi di stampa, di aver chiesto di essere sottoposto ad interrogatorio direttamente dal Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme.

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