Comunali Lamezia: Richichi presentato a Falerna con i vertici nazionali e regionali del PD

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di Claudia Strangis

– Lamezia Terme – Quella che doveva essere la conferenza stampa di presentazione del candidato unico del Partito Democratico per le prossime amministrative della città, è stata in realtà una raccolta di dichiarazioni rilasciate da alcune delle più alte cariche del partito a livello regionale e nazionale (presente il vice segretario nazionale Lorenzo Guerini) che, purtroppo, i giornalisti lametini non hanno avuto modo di ascoltare per la disorganizzazione e la conseguente ressa di tesserati del partito e tv regionali che hanno affollato il tavolo predisposto. Nessuna possibilità, inoltre, di porre domande sulla situazione politica cittadina in vista, soprattutto, delle tanto acclamate primarie di coalizione. Primarie che,in un primo momento, erano state fissate per sabato 4 aprile ma che, con molta probabilità, slitteranno alla prossima settimana. Supposizioni intuibili da quello che è trapelato da qualche dichiarazione degli esponenti del partito. Il presidente della provincia Enzo Bruno,infatti, avrebbe definito Richichi “candidato unico del Pd alle primarie”.

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Dal canto suo, il commissario di garanzia Soriero, prima dell’inizio della fantomatica conferenza stampa, aveva detto che l’unità del Pd “era una condizione necessaria ma non sufficiente” e che “lavoreremo per allargarla” e, rimbalzando la palla a Francesco Grandinetti, gli ha proposto tra le righe di pensare ad un possibile appoggio al Partito Democratico. Non si sa, però, se questo appello sia stato lanciato anche ad altri movimenti o ad altre forze politiche. Leit motiv del Pd permane, in questi giorni, quello dell’unità partitica e di intenti. Il candidato Enzo Richichi aveva, intanto, già lasciato ai giornalisti una copia del suo discorso, in cui spiega le ragioni della sua scelta di accettare l’invito a rappresentare il partito nella prossima competizione elettorale. Un invito che definisce “inatteso e improvviso” ma che non ha potuto declinare perché “la rinuncia in nome della tranquillità sarebbe stata un atto di sostanziale viltà”.

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Ecco le ragini della scelta di Richici di accettare la candidatura:
L’invito a rappresentare unitariamente il PD nella prossima competizione elettorale, è arrivato inatteso ed improvviso.
Ringrazio vivamente quanti hanno pensato di affidarmi il compito -che è un onore prima ancora che un onere- di superare un’impasse politica che stava rischiando di compromettere in partenza il peso ed il valore del patrimonio di idee e di uomini che il PD può mettere al servizio della nostra città. Una proposta, dicevo, inaspettata ed improvvisa; una richiesta, vi confesso, che inizialmente ha prodotto un certo turbamento, quella sensazione di agitazione che sentiamo quando siamo costretti a prendere in poco tempo una decisione importante e carica di responsabilità che ti avvia a cambiare di colpo le abitudini consolidate vissute in famiglia enell’ambiente di lavoro. Credo che anche voi sappiate che non sono e non mi sento un politico di professione. Ma quello che forse non sapete è che della politica io ho una concezione altissima, perché attraverso essa passa sempre il bene o il male di ogni comunità. Non un politico di professione, quindi, ma un convinto estimatore della politica, della buona politica.
Perciò all’iniziale sorpresa e turbamento per l’inevitabile sconvolgimento delle mie private abitudini di uomo e imprenditore, subito, e debbo dire con risolutezza, subentrava la consapevolezza che una rinuncia in nome della tranquillità di vita sarebbe stata un atto di sostanziale viltà: se credi di avere dei talenti, pur piccoli, arriva sempre il momento in cui devi dissotterrarli e farli fruttare. Non si può a lungo restare nel proprio giardino recintato (l ‘hortus conclusus dei conventi medioevali) delle proprie sicurezze private senza che la coscienza civica almeno un po’ ti rimorda.
Ecco perché in questo momento sento il dovere di ringraziare chi, dimostrando di stimarmi, mi costringe a rimettere in campo nella mia città quelle esperienze e competenze politiche, amministrative e manageriali che, pur modestamente, ritengo di aver maturato all’interno della mia attività imprenditoriale e più ancore nelle due passate occasioni di impegno pubblico, quale assessore al bilancio della prima giunta Lo Moro dal 93 al 97 e quale ideatore e presidente della Multiservizi.
Peccherei sicuramente di immodestia se tracciassi un quadro consuntivo di quelle passate esperienze, che sul piano personale, lo confesso, furono esaltanti. Il compito di ripercorrerle storicamente e criticamente lo lascio volentieri ad altri, ma perrnettetemi, comunque di ricordarvi: il risanamento del bilancio comunale dovuto al rigoroso controllo dei costi ma anche all’incremento delle entrate senza aumentare la tassazione, l’acquisto del Palazzo Nicotera, il notevole finanziamento ai capitoli dei servizi sociali, la creazione della Multiservizi e il suo start-up, il piano dei trasporti e altro ancora.
Nell’accingermi ad intraprendere questa sfida elettorale sono consapevole che l’ottica dell’imprenditore è utile ma non coincide con l’ottica dell’amministratore politico.
Entro, e non da sprovveduto, nell’agone politico e conosco bene la macchina comunale per poterrni illudere della facilità del compito, come se le due ottiche fossero sovrapponibili: il buon amministratore pubblico deve saper trovare il giusto equilibrio tra le esigenze sociali e le esigenze di bilancio, contemperando sempre i bisogni di tutti con le effettive possibilità economiche, ma sempre nell’ottica della crescita e del benessere dei cittadini: partire a mille è bello ed esaltante, ma se inevitabilmente sai che vai a sbattere contro il muro della realtà azzeri tutto e precludi già in partenza un viaggio che potrebbe essere invece di crescita e di sviluppo.
Non si tratta di fare la gara a chi prospetta il programma di governo più ambizioso, suggestivo e pirotecnico. Non si tratta qui di scrivere il più bel libro dei sogni. Vi dico solo che nei prossimi giorni mi dedicherò a capofitto in una ricognizione minuziosa sullo stato dei fatti, di bilancio, ma anche di prospettiva, sui problemi e sulle risorse, sezionando i dati per trarne elementi concreti di progettualità e di programma.
Il mio programma non può essere, non sarà, per mia stessa costituzione mentale, una suggestione fantastica che alletti qualunquisticamente desideri della gente, strumentalizzando le giuste aspettative di un futuro migliore per la nostra città e per i suoi cittadini.
Conosco bene i problemi del nostro territorio, intuisco le speranze, le attese, i bisogni, le sofferenze dei nostri concittadini e ritengo altamente ignobile strurnentalizzarli con facili favole salvifiche.
Voglio solo lavorare sulle cose con onestà intellettuale per modificarle e migliorarle.
L’esperienza che voglio mettere a disposizione della nostra cittadinanza è, sì, quella dell’imprenditore privato che ha sempre lavorato nella consapevolezza che il successo di un’impresa è un successo che si irradia sempre nella collettività. Voglio farmi forte, però, soprattutto di un’etica che mi appartiene costituzionalmente, un’etica che si palesa quando devi agire su una macchina complessa che è pur sempre animata dalla complessità delle persone che vi agiscono. Si tratta dell’etica del lavoro , tua, prima ancora che degli altri, un’etica costitutiva di qualsiasi attività pubblica e privata: a quest’etica, vi assicuro, mi sottometterò se i cittadini vorranno darmi fiducia.

 

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