Mafia: Salvo Riina, sono figlio di Toto’ e non del capo dei capi

riina-porta-porta-450Roma – “Sono figlio di Toto’ e non del capo dei capi”. “A casa nostra abbiamo vissuto sempre nella massima tranquillita’. Non ci siamo mai chiesti perche’ non andavamo a scuola. Mai fatto queste domande, la nostra era una sorta di famiglia diversa”. Sono parole di Salvo Riina, nell’intervista a Bruno Vespa che andra’ in onda questa sera a tarda ora nella puntata di ‘Porta a Porta’ su RaiUno. Toto’ Riina diceva di fare il geometra, tutte le sere rientrava a casa, “per me era un lavoro normale – dice Salvo nell’intervista – poi negli anni ho pensato qualcosa di diverso, sentivamo sempre piu’ spesso ricorrere in nome di mio padre (Riina, ndr) non Bellomo (il nome con cui Toto’ Riina si spacciava, ndr). Mai chiesto il perche’, per un tacito accordo familiare. Eravamo dei bambini particolari, nati in modo molto differente e diverso dagli altri, una vita vissuta anche in maniera piacevole nella diversita’”.

Salvo Riina dice inoltre nell’intervista a Vespa che in famiglia c’era un segreto da mantenere, quello di un padre ricercato, quello di vivere una vita diversa da quella degli altri. Gia’ all’eta’ di 4-5 anni ha cominciato a capire la diversita’ tra la sua famiglia e le altre. Racconta che sua madre si innamoro’ di Toto’ Riina, piu’ grande di lei di 14 anni, “uomo tutto di un pezzo, che aveva rispetto per i valori della famiglia e delle tradizioni”. Nessun tenore di vita benestante, “non abbiamo vissuto nel lusso, la nostra e’ stata una famiglia molto modesta”. Aggiunge “mi manca mio padre, nel senso di stargli vicino, nel senso del figlio maschio da cui essere accompagnato”, riferendosi al fatto che Toto’ Riina gli avesse detto che lui, Salvo, sarebbe stato il bastone della sua vita. Alla domanda su cosa sia per lui lo Stato, Salvo Riina risponde: “E’ l’entita’ in cui vivo, la rispetto pur non condividendo determinate leggi o sentenze”.

E a proposito dell’annuncio dei media “ha vinto lo Stato” quando Toto’ Riina venne catturato nel gennaio 1993, Salvo Riina dice “non condivido la frase, perche’ mi ha tolto mio padre. Amo mio padre, mia madre, la mia famiglia, al di la’ di cio’ che viene contestato. C’e’ uno Stato che giudica. Io penso ai miei familiari e a determinati valori che mi hanno trasmesso. Al di la’ di quello che dicono le sentenze c’e’ una persona umana, e sta pagando”. A chi tocchi dare il giudizio “e’ solo Dio. Non chieda a me se mio padre e’ pentito di quello che ha fatto”, risponde a Vespa. Salvo Riina parla anche della sua posizione di condannato e ora in liberta’ condizionata, “accuse esagerate, come al solito quando si parla di Riina”. In primo grado una condanna a circa 14 anni, ridotta poi a circa 9 anni in secondo grado. Tra i suoi sogni quello di costruirsi una famiglia. E tornando al rapporto tra lui e suo padre, “un figlio puo’ si’ giudicare suo padre ma tiene per se’ i giudizi”. Quindi sottolinea l’osservanza da parte sua al quarto comandamento, “dice di onorare sempre, rispettare, padre e madre”. Vespa gli ricorda che esiste anche il comandamento ‘non uccidere’, e che i comandamenti vanno osservati in blocco, e lui controreplica dicendo che i comandamenti non li prende in blocco. E infine “sono il figlio di Salvatore Toto’ Riina, e non il figlio del capo dei capi”.
La polemica. La questione dell’intervista al figlio di Totò Riina è stata, di fatto, il caso politico del giorno. In tanti hanno definito inopportuna e inaccettabile la presenza del figlio del boss sulla tv pubblica. Pier Luigi Bersani, invitato da Vespa, ha deciso di cancellare la sua partecipazione dalla puntata. Pietro Grasso si è limitato a un laconico: “Non lo guarderò”. Dura Rosy Bindi: “Negazionismo di cosa nostra”. Vespa ha incassato il sostegno di Fabrizio Cicchitto.

Nel pomeriggio di oggi, poi, la Rai ha deciso di confermare puntata e intervista precisando, che “per offrire un ulteriore punto di vista contrapposto a quello offerto dal figlio di Riina Porta a Porta ospiterà inoltre domani sera una puntata dedicata alla lotta contro la criminalità e a chi alle battaglie contro le mafie ha dedicato la propria esistenza anche a costo della vita. Tra gli altri saranno ospiti il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone”.

Lo sdegno di Armando Spataro. Sdegno per la partecipazione, prevista per stasera, di Riina jr. a Porta a Porta” viene espresso dal procuratore di Torino,Armando Spataro, sulla mailing list di Area. “È vero che viviamo in un paese in cui tutto fa spettacolo e conta lo share, ma questo spettacolo, con la celebrazione delle ‘doti umane’ di Riina senior, turba le coscienze e non fa informazione”, scrive in un intervento, augurandosi che i responsabili della Rai, “anche un secondo prima dell’inizio della trasmissione”, facciano marcia indietro. “Se così non fosse – aggiunge- troverei criticabile che, come è stato annunciato, Raffaele Cantone partecipasse allo spettacolino ‘riequilibratore’ del giorno dopo. Se lo facciano da soli”.