Sanità: Maida(Cpor), sei ore al pronto soccorso per una lastra

Ospedale_Soveria-22Soveria Mannelli – Antonio Maida, Presidente del Comitato Pro Ospedale del Reventino, ha elaborato un comunicato scrivendo: “una banale caduta mentre si apprestava a pulire il congelatore è costata a C.R. settantaseienne di Bianchi una vera maratona al pronto soccorso dell’ospedale. Arrivata – scrive ancora – al punto di primo intervento poco prima delle nove lamentando un dolore al torace viene sottoposta a diagnosi del caso, urge a quel punto una radiografia e viene mandata in radiologia, alle nove la lastra è fatta ma non essendoci in ospedale un medico per il referto (fino all’inizio di luglio venivano due volte a settimana ora non più) tutto viene inviato con la telemedicina a Lamezia affinché si abbia un debito responso”. Maida nell’elaborare la nota riferisce ancora che “C.R. dopo la radiografia torna al pronto soccorso e viene fatta accomodare su una sedia senza immaginare che seduta ci resterà fino alle tre del pomeriggio, ovvero – aggiunge – sei ore di fila, confortata dalla figlia che gli rimane accanto e dai sanitari che rendendosi conto della cosa facevano di tutto per confortarla”.
“Sei ore, – scrive ancora – con il dolore addosso, per capire che il problema stava in una costola fratturata. Noi lo diciamo da tempo che la telemedicina non è quella soluzione adeguata ipotizzata dai decreti commissariali, almeno fino ad oggi è stato spesso così per risolvere i problemi dei pazienti. Tutto perché pone interrogativi mai sciolti e da noi sempre evidenziati”. Quindi Maida scrive: “se parecchie volte il problema sorge per motivi legati alla trasmissione, non sempre funzionale, altre volte il nodo sono i medici di Lamezia che oberati da un superlavoro hanno poco tempo da dedicare al suppletivo inviato da Soveria”.

Tutto, prosegue Maida, “a scapito di una logica etica che finisce per rivoltarsi nei pazienti dell’ospedale di Soveria, costretti a lunghe maratone di attesa del tutto ingiustificate. Il problema in oggetto nel caso specifico non poneva codici allarmanti e probabilmente si è generato proprio per lo stress lavorativo dei sanitari lametini, ma quando il codice diventa importante e la rete non funziona, come sovente accade, allora – conclude – il problema diventa fortemente preoccupante visto che spesso siamo costretti a sottolinearlo con tutti i mezzi”.