Riapre il centro diurno specifico per demenze della Ragi onlus

Catanzaro – Il Centro diurno specifico per demenze della RaGi di Catanzaro, riapre le porte dell’accoglienza ai suoi ospiti dopo circa tre mesi di chiusura a causa dell’emergenza Coronavirus. Per venire incontro alle esigenze di sicurezza di tutti gli ospiti e delle rispettive famiglie e per rispettare le norme stabilite dalla Regione Calabria per evitare i temuti contagi, l’ingresso, dal lunedì al venerdì, sarà consentito solo a 5 persone con demenze che potranno usufruire del centro per un totale di 5 ore giornaliere. Al loro fianco ci saranno specifiche figure professionali in un rapporto quasi individuale reso necessario per assicurare il giusto distanziamento sociale dal momento che, le persone con le demenze non possono indossare la mascherina. La sicurezza parte sin dal primo mattino attraverso il trasporto per il centro effettuato con il pulmino che viene igienizzato in ogni sua parte grazie all’operato attento dell’autista Antonio Alì accompagnato dall’operatrice Debora Rubino. Anche il trasporto è stato ridimensionato ad un massimo di 3 pazienti. All’interno del centro, ogni nuovo arredo è stato acquistato del materiale adatto per garantire la pronta igienizzazione ogni qual volta venga toccato dagli ospiti, tutte le attività terapeutiche sono state ripensate e rimodulate per fare in modo che ogni momento trascorso nel centro potesse ritrovare la sperata normalità. “Non è stato facile ricominciare ma principalmente non è stato semplice gestire tutto il periodo di lockdown– spiega la psicologa clinica Amanda Gigliotti -. Quando siamo stati costretti a chiudere la nostra prima preoccupazione sono state proprio le famiglie e le persone con demenze nostre ospiti. La possibilità del progressivo deterioramento delle loro funzioni a causa del mancato supporto di stimoli, il pensiero di possibili manifestazioni aggressive, di attacchi di fuga e altre cose, ci hanno imposto a strutturare ogni strategia possibile, concreta e reale, per stare quanto più possibile vicino alle famiglie e supportarle. A dire il vero – continua la Gigliotti – alcune strategie tecnologiche non sono state ottimali per le nostre famiglie, abituate alla relazione e al contatto e, per tale motivo abbiamo attivato tante altre valide iniziative che ci hanno permesso di non perdere di vista l’andamento e l’umore delle nostre famiglie e dei nostri ospiti ma anche di tenere impegnati tutti in svariate attività”. Molto rigide le misure di sicurezza per ridurre al minimo ogni forma di contagio. Sia ospiti e sia operatori, prima dell’accesso hanno effettuato i dovuti tamponi e non sono consentiti gli ingressi a familiari o a persone esterne all’interno del Centro. Prima di iniziare le attività terapeutiche sono previste la misurazione della temperatura, l’igienizzazione delle mani e delle zone scoperte del corpo, ogni indumento viene imbustato e gli operatori sono protetti con doppie mascherine comprese le visiere di plastica. “I nostri ospiti- dice Elena Sodano presidente delle RaGi – sono persone che non possono stare con le mascherine e noi non ne imponiamo l’uso per non scatenare in loro frustrazione e agitazione. Ma per far questo abbiamo garantito un rapporto quasi uno ad uno con gli ospiti che devono essere lasciati liberi nelle loro espressioni di affetto ma, guardati a vista. Ritornare a specchiarci negli occhi dei nostri ospiti dopo tutto quello che insieme abbiamo vissuto, è stata un’emozione indescrivibile – aggiunge la Sodano –. Non hanno tradito tutta la fiducia e la speranza che abbiamo riposto in loro. Sono stati la vivida testimonianza che, se si tracciano emozioni positive nella loro pelle e nella loro mente, la relazione affettiva non viene persa. Sono sereni e sembra che i mesi del coronavirus non siano mai esistiti. Un ringraziamento assoluto per questo risultato lo devo fare alle famiglie che si sono donate con pazienza, coraggio e devozione cristiana, agli operatori che hanno affrontato ogni difficoltà pur vivendo nell’incertezza assoluta e agli amici veri che come dice il proverbio, li conosci solo nei bisogni di estremo bisogno. Perché non era di certo scontata la nostra apertura. Non siamo ancora a regime, ma andremo avanti.”