Dal territorio il futuro, a Davoli nasce una cooperativa di comunità

Davoli –Un progetto che si muove sul solco profondo del senso di appartenenza al territorio, che punta a sviluppare modelli di business innovativi costruiti sulla sostenibilità, sulla valorizzazione, lo sviluppo, la rigenerazione e la promozione del territorio. Questa è la carta d’identità della Cooperativa di Comunità che sta nascere da un progetto di un gruppo giovani entusiasti e coraggiosi illustrata ieri sera nel corso di una partecipata iniziativa che si è svolta in piazza Procopio nel cuore del centro storico di Davoli. Tanti i cittadini e gli amministratori locali presenti al dibattito “costruito” con il prezioso contributo dei referenti del supporto istituzionale al progetto Banca delle terre su iniziativa di Legacoop Calabria, che si occupa da tempo della promozione delle cooperative di comunità.
Si è discusso di come borghi come quello di Davoli possano guardare al futuro con fiducia proprio partendo dal territorio, dalle radici, dalle tradizioni, ad esempio tornando al passato nella valorizzazione di un prodotto tipico locale come la castagna, e di come – ad esempio – questa area abbia tutte le condizioni ottimali per puntare alla creazione di una comunità energetica.
Il confronto è stato animato, tra gli altri, da: Simona Elmo, coordinatrice del progetto SIBater; Giovanni Lupo, esperto Gis task force SIBater; Luigi Famiglietti, esperto gestione associata task force SIBater; Rosetta Alberto, referente regione Calabria progetto SIBaTer; Giuseppe Papaleo, sindaco Comune di Davoli; Giuseppina Zangari, assessore al Lavoro, Politiche sociali, giovanili e per la famiglia del Comune di Davoli; Maurizio De Luca, vice presidente Legacoop Calabria con delega alle Cooperative di Comunità; Nadia Scordino, esperto in comunità energetiche, oltre che di Francesco Procopio, Antonietta Stratoti e Barbara Froiio delegati del gruppo di giovani della Cooperativa di Comunità di Davoli. Tra i partecipanti anche il presidente del GAL Serre Calabresi, Marziale Battaglia; il prof. Pino Gaudio dell’UNICAL con un gruppo nutrito di ricercatori e dottorandi sempre dell’UNICAL e il prof. Massimo Fotino docente di Progettazione sociale e mercato del lavoro dell’UMG.
Simona Elmo ha spiegato, prima di tutto, cos’è la Banca delle Terre – istituita dal Governo con la legge n. 123\2017 – finalizzata al riaffidamento ai giovani di terreni abbandonati o incolti, aree edificate (ad uso industriale, artigianale, commerciale, turistico-ricettivo) e relative unità immobiliari in stato di abbandono da lungo tempo (almeno 10 anni) e che siano a titolarità comunale. I Comuni realizzano il censimento dei beni e pubblicano degli avvisi rivolti ai giovani in età 18-40 anni, per l’assegnazione in concessione dei beni censiti, sulla base di un progetto di valorizzazione presentato dai destinatari dell’avviso. Il Progetto SIBaTer prevede che l’ANCI fornisca un “Supporto istituzionale” all’attuazione della Banca delle Terre.
Maurizio De Luca – che con Legacoop ha voluto fortemente questa iniziativa – ha spiegato nel dettaglio cosa sono le cooperative di comunità e in che modo la cooperativa di comunità può diventare uno strumento dentro il quale i cittadini sono allo stesso tempo fruitori e gestori di spazi e di servizi, consumatori. “L’elemento cardine di una cooperativa di comunità è sicuramente il territorio – ha detto ancora – per essere considerata tale, la cooperativa deve avere come obiettivo quello di produrre vantaggi a favore di una comunità alla quale i soci appartengono o che eleggono come propria. E questo territorio è la dimostrazione tangibile di come si può raggiungere l’obiettivo”.
“A Davoli abbiamo dato concretezza ad una collaborazione con Legacoop avviata due anni fa – ha detto ancora -. Partiamo da due le parole chiave che sono multifunzionalità e sostenibilità, per dare concretezza anche agli obiettivi di Sibater che con l’Anci, sta supportando i comuni del Mezzogiorno a fare una mappatura dei terreni pubblici e privati dei terreni inutilizzati per affidarli ai giovani che possono utilizzare attività di varia natura, dall’agricoltura ai servizi sociali, alla valorizzazione turistica del proprio territorio, su comuni in aree a rischio di spopolamento. Da qui l’interesse di Sibater: l’80 per cento dei comuni aderenti sono piccolissimi. Quindi, uno strumento flessibile come la cooperativa di comunità che proprio per le sue caratteristiche può dare grandi possibilità ad attività imprenditoriali nelle are interne a rischio di spopolamento. Diversamente non riuscirebbero a sostenere mettendo a rischi anche la sopravvivenza della stessa comunità.
“Questa sera si respira aria di comunità: quando le comunità si organizzano si intrecciano i fili di una trama che spesso risulta lacerata – ha aggiunto Rosetta Alberto. E quando la tela si ricostituisce abbiamo davanti la mappa di nuova comunità. Il che significa sicuramente coesione sociale, puntando alla valorizzazione del territorio. Questo è parte una nuova idea di sviluppo sostenibile, a dimensione d’uomo. Uno sviluppo che non può tralasciare il bisogno e il senso forte di solidarietà, soprattutto dopo la pandemia che ha messo a dura prova gli esseri umani”.
“Questo territorio è vocato ad ospitare almeno una comunità energetica – ha detto invece Nadia Scordino -. Ma credo che ci sono le condizioni per l’istituzione di diverse realtà e soggetti perché ci sono le risorse energetiche per farlo: i giovani qui hanno il sole, l’acqua, il fiume. Pensano a ripristinare i vecchi comuni quindi anche all’utilizzo della energia idroelettrica tramite ripristino del vecchio mulino: sarà un bell’esempio per il territorio. Penso allo stupore dei bambini in visita ai Mulini, sarà una realtà importante”.
“Ho sempre creduto che sul nostro territorio esistessero le condizioni per arrivare ad un progetto di cooperativa di comunità – ha dichiarato l’assessore Giuseppina Zangari -. Oggi i tempi sono maturi, ci sono tutte le condizioni: penso che la comunità risponderà nel miglior modo possibile e questa serata lo ha dimostrato, gli scettici si sono ricreduti. Ci sono già tante persone che credono in questa iniziativa e nel ritorno della tradizione della castagna, rappresentato per anni la vera economia del territorio”.
Francesco Procopio, Antonietta Stratoti e Barbara Froiio hanno parlato di come il progetto guarda tanto all’area ambientale – attraverso ad esempio la pulizia di terreni, vendita di legname e produzione pellet e l’Impianto di nuovi castagneti ma anche la manutenzione delle aree verdi comunali con i mezzi della cooperativa Comunità energetica – e dell’area commerciale con l’impianto della filiera produzione della castagna, la produzione e l’imbustamento di piante aromatiche, oltre che dell’area turistica e socio-culturale. E soprattutto di come l’obiettivo principale della cooperativa di comunità sia “ soddisfare il bisogno collettivo e non del singolo”.