Comitato pro ospedale del Reventino: “Ritardi nel ripristino strutturale”

Soveria Mannelli – “Sull’ospedale aleggiano ipotesi che se messe in atto stravolgerebbero l’attuale offerta sanitaria nel contesto montano: riabilitazione cardiologica, centro disturbi alimentari, rafforzamento ambulatorio di oncologia, un numero imprecisato di ambulatori afferenti alla medicina, invio di due unità di fisioterapia, possibile apertura ambulatorio di gastroenterologia, nuova rx radiocomandata, TAC nuova, day surgery con nuove opzioni chirurgiche. Queste ed altre offerte sanitarie dovrebbero disegnare in nuovo Master Plan a medio termine” è quanto si legge in una nota del Comitato Pro Ospedale del Reventino.
“Tra l’altro – aggiungono – di quanto appena puntualizzato se ne parla da oltre due anni, prima che iniziasse il Covid, ma nulla di tutto questo sembra essere stato sottolineato e rimarcato nell’agenda degli impegni prossimi. Tutto rimane nel campo degli annunci, come sempre! L’Asp non da segni nemmeno sul ripristino strutturale del tetto dell’ospedale che essendo usurato dal tempo mostra crepe che al primo rovescio temporalesco infiltrano d’acqua le sale operatori e la radiologia. E due mesi fa, fu proprio un acquazzone a mettere la parola stop sulle attività chirurgiche e di radiologia, tutt’oggi sospese in attesa che la ditta incaricata possa dare inizio ai lavori. Facciamo presente, come usualmente nella seconda metà di agosto il differenziale termico che si crea nel suolo e in quota genera temporali pomeridiani di forte intensità che durano spesso fino a metà settembre per poi dare il passo alle piogge autunnali”.
“Se l‘Asp – precisano – non inizia i lavori con dovuta celerità si incorrerà in questi fattori. Intanto ci si accontenta di avere un ospedale frastagliato; il 118, spesso senza l’ausilio del medico, di non poter usufruire della radiologia per l’utenza esterna, di non avere il cardiologo (da quando ha lasciato la dottoressa Marotta), di avere la pediatra a giorni alterni e di vivere nell’attesa che arrivino almeno due fisioterapisti e un gastroenterologo anche a giorni alterni. Senza queste ovvie soluzioni l’ospedale resta un contrafforte intenzionale ingorgato nell’approssimazione più esacerbante”.