Comitato Pro Ospedale Reventino: “In fin di vita per arresto cardiaco, salvata da gran lavoro del Pronto soccorso”

Soveria Mannelli – “Sembra una serata qualsiasi per una famiglia del comprensorio, tranne che per un dolore al torace che avverte la signora M.G. classe 57, che si acuisce al punto tale da indurre i parenti a caricarla in macchina e portarla al Pronto Soccorso dell’ospedale di Soveria, dove arriva nell’arco di 20 minuti. M.G. si presenta in condizioni molto precarie, lo percepisce bene il dottor Bilotti, che sostenuto dall’infermiera Leo, Marotta e Muraca predispongono quanto necessario per le più severe emergenze cardiache” è questo quanto si legge in una nota del Comitato Pro Ospedale del Reventino.
“La signora – fanno sapere – è al centro dell’interesse, serve stabilizzarla ma soprattutto riavviare il cuore che è fermo, sono necessarie ben cinque scariche di defibrillatore. Poi il protocollo viene rispettato in una situazione al limite; qui interviene l’anestesista Caruso, (figura presente al pronto soccorso da anni, imprescindibile) che alla fine decide di intubare la paziente affinché venga trasportata in altra struttura idonea. Intanto viene allertata l’ambulanza, l’autista Giampà arriva al PS, nell’equipe del 118 c’è il dottor Ferrari e l’infermiere Pane. M.G. viene adagiata nella barella, il mezzo parte alla volta di Catanzaro, solo due chilometri e M.G. va ancora una volt in arresto cardiaco, Ferrari non ci pensa due volte e defibrilla la signora”.
“L’ambulanza – proseguono – ritorna al Pronto Soccorso, gli attimi sono febbrili, si fa quanto nelle possibilità estreme, poi di corsa verso Catanzaro dove l’equipe di cardiochirurgia è pronta, M.G. sarà a breve sul tavolo operatorio dove gli saranno praticati 5 stent coronarici. Oggi sono passati 14 giorni e M.G. se è ancora tra di noi lo deve soprattutto al Pronto Soccorso del suo territorio, ai medici e operatori del suo territorio, che se non fossero esistiti non avrebbero potuto strapparla alla morte. Oggi M.G. è a casa con la sua famiglia, ma è stato molto complicato che avvenisse. Prendiamo atto del nostro ospedale, capacitiamoci della sua importanza, e viviamo nella consapevolezza che ognuno di noi deve sostenerne tutte le sue ragioni, perché di casi come quello o simili della signora M.G. potremmo raccontarne uno a settimana”.