‘Ndrangheta: preso Marcello Pesce,il boss che ama Sartre e Proust

pesce-marcello2Reggio Calabria – Si nascondeva in uno stabile di due piani, situato nel centro di Rosarno (Rc), feudo del suo clan, nei pressi della strada statale 18, Marcello Pesce, 52 anni, boss latitante il cui nome figurava nell’elenco dei latitanti piu’ pericolosi stilato dal Viminale, arrestato stamane dalla Polizia di Stato. La sua fuga dalla giustizia e’ finita all’alba, quando gli agenti della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, hanno fatto irruzione nel suo rifugio. Pesce non ha opposto resistenza e davanti agli agenti ha subito ammesso di essere il latitante affermando: “Si sono io Marcello Pesce”.
Un personaggio “sui generis” il boss arrestato. Nonostante i gravi delitti di cui e’ accusato, ama le buone letture. All’interno della stanza in cui dormiva, gli inquirenti hanno trovato numerosi libri di scrittori e saggisti francesi, tra cui Marcel Proust e Jean Paul Sartre. Alle letture colte Marcello Pesce, riferiscono gli inquirenti, pesce-marcello3e’ solito dedicarsi. Dopo il primo smarrimento seguito alla cattura, infatti, ha chiesto agli agenti della Polizia di Stato di poter portare con se’ le sue letture preferite, alcune delle quali appena acquistate ed ancora confezionate.
Capo indiscusso dell’omonima cosca operante a Rosarno (RC) con propaggini nel nord Italia, ritenuta tra le piu’ agguerrite della ‘ndrangheta calabrese, annovera, tra l’altro, precedenti di polizia per associazione mafiosa, omicidio doloso e traffico di sostanze stupefacenti. Detto “Il ballerino”, Marcello Pesce e’ figlio di Rocco Pesce, ucciso il 7 giugno 1969 in un agguato di stampo mafioso, nonche’ nipote del defunto boss Giuseppe Pesce. Il suo nome compare negli atti giudiziari gia’ a partire dagli anni Novanta, quando alcuni rapporti di polizia evidenziavano la sua sospetta appartenenza alla criminalita’ organizzata di Rosarno, capeggiata dal defunto zio Giuseppe.
Nel 2010 si era sottratto all’esecuzione del decreto di fermo pesce-marcelloemesso a suo carico dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “All Inside”, poi tramutato in ordinanza di custodia cautelare in carcere. Al termine processo di primo grado scaturito dall’operazione, Pesce e’ stato condannato alla pena di 15 anni e 6 mesi di reclusione. Il verdetto della corte lo ha riconosciuto colpevole di associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni, in particolare di autovetture, con l’aggravante delle modalita’ mafiose. In appello la condanna fu resa piu’ severa, con una pena di 16 anni e 2 mesi di reclusione, ancora non definitiva in attesa del giudizio della Cassazione. Lo scorso anno, in considerazione dei possibili sostegni di cui avrebbe potuto giovarsi all’estero, le ricerche erano state estese in ambito comunitario, attraverso l’emissione di un mandato di arresto europeo da parte della Corte d’ Appello di Reggio Calabria. pesce-libriNella storia criminale di Pesce anche un summit pacificatorio con esponenti della cosca rivale dei Bellocco, finalizzato ad impedire il dilagarsi di una pericolosa faida di ritorsione, scatenatasi a seguito dell’omicidio di Domenico Sabatino, vicino alla cosca Pesce, e proseguita con i tentati omicidi di Vincenzo Ascone e di suo cugino Aldo Nasso, con l’assassinio di Domenico Ascone ed il ferimento di Michele Ascone, vicini al gruppo dei Bellocco. Con Pesce, accusati di aver favorito la sua latitanza, sono state arrestate due persone. Si tratta di Salvatore Figliuzzi, 61 anni, e del figlio Pasquale, trentenne, che si trovavano nello stesso stabile nel quale e’ stato catturato il boss latitante.

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