Inchiesta Fincalabra: 4 indagati ammessi al rito abbreviato

palazzo-giustizia
Catanzaro – Quattro indagati coinvolti nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro su presunti illeciti connessi alle assunzioni a Fincalabra, societa’ finanziaria regionale calabrese, sono stati ammessi oggi al rito abbreviato. Si tratta di Umberto Idone (difeso da Gregorio Viscomi e Crescenzio Santuori), Sergio Campone e Vincenzo Ruberto (difesi dall’avvocato Francesco Iacopino), e di Giuseppe Frisini (difeso dall’avvocato Giovanni Canino). Per tutti l’avvio dei riti alternativi al dibattimento e’ stato fissato dal giudice, Assunta Maiore, per il 16 aprile.
Quello stesso giorno proseguira’ la normale udienza preliminare per gli ultimi quattro indagati: l’ex Presidente di Fincalabra, Umberto De Rose (difeso da Gregorio Viscomi e Franco Sammarco), Leonardo Molinari (difeso da Luigi Maiorano), Giuseppe Lelio Petronio (difeso da Nicolino Zaffina), Flavio Alfredo Talarico (difeso da Domenico Galati), per i quali oggi il pubblico ministero, Paolo Petrolo, e’ tornato a chiedere il rinvio a giudizio al termine della propria requisitoria. Agli indagati, componenti del Consiglio d’amministrazione dell’ente e della commissione esaminatrice per la scelta dei soggetti cui affidare incarichi, il sostituto procuratore, Carlo Villani, titolare dell’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza, ha contestato l’abuso d’ufficio (anche le minacce per il solo De Rose).
Tre, in particolare, i contratti a progetto al centro delle indagini, due dei quali affidati a Lory ed Andrea Gentile, figli del senatore Antonio Gentile, del Ncd.
Per le presunte irregolarita’ nell’assegnazione di quegli incarichi, sono finiti nell’aula del gup, oltre a De Rose, anche i componenti della commissione esaminatrice nominata da Fincalabra per la valutazione delle figure da impiegare, Campone, Frisini e Ruberto, e i componenti del Consiglio di amministrazione dell’Ente, Idone, Molinari, Petronio e Talarico. L’inchiesta parti’ dalla denuncia di Aurelio Chizzoniti, presidente della commissione di vigilanza del Consiglio regionale della Calabria, che con un dettagliato esposto chiese alla Procura di Catanzaro di svolgere opportune verifiche presso Fincalabra sulla possibile commissione dei reati di truffa, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio, ritenendo di aver riscontrato alcune irregolarita’ nell’assegnazione di incarichi, come ad esempio esclusioni sospette di candidati laureati con il massimo dei voti. Lo stesso Chizzoniti fu poi sentito nel corso delle indagini, per fornire il proprio contributo agli investigatori i quali, dopo la sua segnalazione, procedettero all’acquisizione negli uffici di Fincalabra della documentazione relativa ai bandi e concorsi da cui sono derivate le assunzioni al centro dell’inchiesta, e che lo stesso presidente della commissione di vigilanza aveva piu’ volte chiesto senza ottenerne l’invio. Alla fine dell’inchiesta il pm Villani ha chiuso il cerchio attorno all’affidamento sospetto di tre incarichi in particolare, tre contratti a progetto definiti “assolutamente viziati perche’ in contrasto con norma fondamentali e generali e con principi basilari pubblicistici dell’ordinamento”, che avrebbero procurato ai candidati prescelti un ingiusto vantaggio patrimoniale. Vantaggi che nel caso di Lory Gentile ammontano a 49.416 euro lordi come retribuzione derivante dal contratto affidato, e nel caso di Andrea Gentile a 37.780 euro, mentre altri affidatari di incarichi sospetti sono risultati Paola Ambrosio e Giuseppe Genise. Tutti soggetti che sarebbero stati ingiustamente favoriti, secondo l’accusa perche’, ricostruiva il pm gia’ nell’avviso di conclusione indagini, “privi di alcuna esperienza professionale ed i cui curricula vitae non erano presenti nell’elenco generale della short list”, ma che “venivano ugualmente selezionati senza che venisse effettuata alcuna valutazione degli stessi e senza finanche l’effettuazione del colloquio invece effettuato con tutti gli altri aspiranti assunti”.
Sempre secondo l’accusa, per affidare i contratti in questione, sarebbero stati “modificati i termini del bando regionale iniziale, prima stralciando dai requisiti richiesti per la partecipazione alla selezione quello della necessaria e pregressa esperienza di 3 o 5 anni a seconda della figura da impiegare”, e poi, “dopo avere inizialmente applicato come criterio di selezione una procedura informatizzata di tipo random innestata su una specifica short list di candidati muniti dei requisiti richiesti”, alla fine sarebbero stati scelti Lory Gentile, Ambrosio e Genise che, secondo l’accusa, non avrebbero potuto neppure ambire alla selezione. Quanto ad Andrea Gentile, nel suo caso l’incarico sarebbe stato affidato “in assenza di avviso pubblico e senza che vi sia stata valutazione comparativa tra le offerte presentate, in violazione dei principi di pubblicita’, trasparenza ed imparzialita’ previsti dalle norme”. Il tutto a discapito degli aspiranti qualificati che ambivano ad ottenere il lavoro, e della stessa Fincalabra spa (Societa’ finanziaria regionale per lo sviluppo economico della Regione Calabria a totale partecipazione pubblica, ricorda il pm) e, conseguentemente, della Regione Calabria. Al solo De Rose, infine, il pm contesta anche il reato di minacce a pubblico ufficiale cai danni di una dirigente della Regione la quale aveva evidenziato che “alcune unita’ di personale reclutate non rispondevano alle esigenze professionali fissate in sede di convenzione tra la Regione Calabria e Fincalabra spa”. Dopo aver manifestato il dissenso, la donna, sempre secondo l’accusa, sarebbe stata aggredita verbalmente e minacciata di rimozione dall’incarico. Fin qui le ipotesi d’accusa rispetto alle quali, adesso, dovra’ pronunciarsi il giudice.