Catanzaro – L’esito dell’esame autoptico sul corpo del giudice Giancarlo Giusti, trovato impiccato domenica nella sua casa di Montepaone Lido, conforta la tesi subito formulata dagli investigatori, e cioe’ che la morte sia stata dovuta a suicidio. Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Fabiana Rapino, attendera’ adesso la relazione del dottore Pietrantonio Ricci, ma le conclusioni non sembrano lasciare spazio ad altre ipotesi se non quella che Giusti, proprio domenica, si sia tolto la vita, non molto dopo che la prima condanna a 4 anni di reclusione emessa nel settembre 2012 a suo carico per corruzione aggravata dalla finalita’ mafiosa per presunti suoi rapporti con la ‘ndrangheta – contestatagli nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Milano che nel marzo precedente aveva portato all’arresto di Giusti ed alla conseguente sospensione del magistrato da parte del Consiglio superiore della magistratura – e’ passata in giudicato divenendo cosi’ definitiva. E le vicende giudiziarie di Giusti sono certamente collegate allo stato d’animo dell’uomo che lo ha portato ad uccidersi, essendo alla base del grande disagio che egli stesso ha confidato, proprio il giorno prima del suicidio, parlando con una persona di Milano. Tanto emerge dagli accertamenti dei carabinieri che stanno cercando di chiarire ogni elemento della vicenda, avvenuta mentre Giusti ancora attendeva l’esito di un secondo processo a suo carico, sempre per corruzione aggravata, seguito ad una nuova inchiesta, questa volta della Dda di Reggio Calabria, e che avrebbe dovuto vederlo tornare nell’aula del tribunale collegiale catanzarese il prossimo 14 maggio.