Agromafie: rapporto “fotografa” fenomeno criminale su territorio

Generale Pasquale Debidda

Generale Pasquale Debidda

Roma – “Il rapporto sulle agromafie e’ un documento che fotografa con dovizia un fenomeno criminale diffuso sul territorio. Bisogna proteggere un settore strategico, come quello dell’agroalimentare, dalla criminalita’ organizzata”. Lo ha detto il comandante in seconda della Guardia di Finanza, generale Pasquale Debidda, in occasione della giornata di approfondimento del terzo rapporto sui crimini agroalimentari in Italia. “Dal 2011 al 2014 sono stati sequestrati 30mila tonnellate di prodotti solidi e scoperti, fra gli altri, 22 mila falsi braccianti agricoli. Dato allarmante e’ – ha concludo Debidda – l’affacciarsi del flusso opposto a quello del riciclaggio, cioe’ capitali puliti che investono in affari grigi”. Il procuratore Giancarlo Caselli, oggi presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulle Agromafie ha commentato: “Nel settore agroalimentare la legalita’ e’ un fattore indispensabile per avere un cibo sano e giusto. Sano e giusto vuol dire un cibo che nasce gia’ intriso di legalita’. Parlando di agroalimentare – ha dichiarato Caselli -, si deve parlare del rispetto di imprenditori, coltivatori, tutto cio’ che ruota attorno a questo settore. Fattore da non sottovalutare e’ quello dell’italian sounding, un business da 60 miliardi l’anno e che consiste nel falsificare i prodotti italiani. Si utilizzano materie prime che sono altre, ma le immagini e le scritte richiamano l’Italia, pur non essendoci nulla di italiano.

Nell’agroalimentare si parla di mafia liquida che riesce a penetrare ovunque, dall’orto alla tavola e nell’intera filiera. Il fatturato complessivo e’ di 14,5 miliardi di euro l’anno ed e’ in costante aumento”. Per il Generale Carlo Ricozzi, Comandante della Scuola di Polizia Tributaria della Gdf di Ostia, “il settore agroalimentare interessa nell’Unione europea 12 milioni di imprese agricole, delle quali in Italia operano un milione e 600mila imprese. 15,4 milioni di euro e’ il giro d’affari delle agromafie in Italia”. A prendere la parola anche il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, “Fra otto giorni inizia l’Expo e potremo parlare con orgoglio con i paesi che condivideranno questa esperienza ma siamo convinti che dobbiamo guardare al futuro con ottimismo ed altrettanto convinti che va fatto con un focus continuo sulla legalita’. Coldiretti gia’ un anno e mezzo fa ha voluto proporre l’osservatorio sulla criminalita’ nell’agricoltura e sul sistema dell’agroalimentare, sistema fondamentale per ore l’accento sui temi di legalita’”. Il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, ha illustrato il rapporto. “Abbiamo davanti un sistema articolato delle agromafie che va dalla produzione al trasporto, fino alla vendita. Gli ultimi anni tutti i piu’ importanti marchi sono passati di mano, non sono piu’ italiani. Sono passate di mano, 4 o 5 volte, da paesi esteri. Situazione esplicativa di intrecci societari, conquista marchi prestigiosi, condizionamento mercati. Le mafie impongono gli stessi modelli di consumo, non vi sono zone franche rispetto a tali fenomeni, perche’ c’e’ una pervasivita’ fortemente radicata. E nel frattempo le organizzazioni criminali continuano a stare nei territori d’origine, usano prestanomi compiacenti ed altri escamotage, creando un sistema virtuoso. Insomma, davvero dal produttore al consumatore la mafia non fa mancare niente, un vero e proprio convitato di pietra che arriva sulle tavole degli italiani”.