Immigrati: Csm, serve piano straordinario per rafforzare uffici

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Roma – Un piano straordinario di applicazioni extradistrettuali di magistrati per rafforzare gli uffici giudiziari piu’ impegnati a fronteggiare l’emergenza immigrazione. E’ una delle proposte avanzate dal Csm con una pratica approvata oggi dal plenum, con la quale si propongono al Parlamento alcuni emedamenti al decreto legge, varato il 27 giugno scorso dal Governo, inerente anche disposizioni sull’organizzazione degli uffici giudiziari. Nella delibera, messa a punto dal togato di Area Piergiorgio Morosini, presidente della Sesta Commissione, si sollecita quindi un intervento normativo per l’introduzione di una norma che consenta applicazioni straordinarie di magistrati nelle realta’ giudiziarie che devono fronteggiare l’emergenza connessa ai procedimenti di riconoscimento dello status di persona internazionalmente protetta e altri procedimenti giudiziari connessi al fenomeno della immigrazione. Le criticita’ del sistema di accoglienza dei tanti migranti in arrivo aumentano a dismisura quando sono ritardati i passaggi giudiziari connessi.

Il Csm prevede la possibilita’ di predisporre un piano straordinario di applicazioni extradistrettuali, fino a un massimo di venti unita’, “previa ricognizione degli uffici maggiormente interessati” e stabilendo “secondo criteri di urgenza le modalita’ per la procedura di interpello e la sua definizione”. L’applicazione potra’ avere una durata di diciotto mesi, rinnovabile per un periodo non superiore ai 6 mesi, e al fine di incentivare le disponibilita’ si prevede un punteggio di anzianita’ aggiunto nelle procedure di trasferimento che riguardano per i magistrati impegnati. Con un altro emendamento, invece, si punta a rendere piu’ spedito ed efficiente il corso della giustizia penale e civile e dell’attivita’ di autogoverno della magistratura, con uno stretto raccordo e un’integrazione tra il programma per la gestione dei procedimenti pendenti che i capi degli uffici redigono ogni anno e il documento organizzativo predisposto con cadenza triennale, in occasione della formulazione del progetto tabellare. Il capo dell’ufficio giudiziario in questo modo avra’ la possibilita’ di determinare gli obiettivi di riduzione della durata dei procedimenti in un orizzonte temporale piu’ ampio rispetto a quello contemplato dalla norma attualmente in vigore e parametrato al periodo di vigenza del progetto tabellare. Nello stesso emendamento sono contenute disposizioni volte a rendere piu’ tempestiva la redazione dei pareri relativi alle procedure di valutazione comparativa per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi.
Infine nell’ottica dell’ “autogoverno di prossimita’” e del decentramento, nell’emendamento in oggetto e’ prevista una “norma di copertura” per il Consiglio Superiore della Magistratura rispetto alla formulazione di atti di indirizzo con cui puo’ delegare ai Consigli Giudiziari l’autorizzazione per lo svolgimento di incarichi di insegnamento per poche ore. Nella delibera si affronta poi l’annoso tema del divieto di impiego dei magistrati ordinari in prima nomina nelle funzioni monocratiche penali, prevista dalla legge sull’ordinamento giudiziario. La proposta del Csm, e’ un emendamento abrogativo di tale divieto, ma vengono suggerite anche soluzioni alternative che distinguono le funzioni di giudice monocratico del dibattimento penale da quelle di giudice delle indagini preliminari e della udienza preliminare. L’ultimo emendamento infine propone di rendere utilizzabili nell’ambito dei processi penali le prove dichiarative gia’ rese nel corso del dibattimento, in caso di mutamento della persona del giudice monocratico o della composizione del giudice collegiale: sara’ il giudice a disporre che le dichiarazioni siano rinnovate soltanto se ne ravvisi l’esigenza o qualora riguardino fatti e circostanze diverse da quelle oggetto delle precedenti. In questo modo, secondo Palazzo dei Marescialli, si opta per una soluzione che bilancia gli interessi alla durata ragionevole del processo e al contraddittorio nella formazione della prova con l’interesse all’immediatezza, ponendo un rimedio alla spesso laboriosa e faticosa attivita’ di citazione dei testimoni gia’ escussi. E’ una proposta che mira anche a contrastare forme di “abuso del processo” che mirano alla prescrizione del reato.