Mafia: latitante catanese arrestato in Calabria

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Cosenza – Uomini della Direzione investigativa antimafia di Catania hanno catturato a Rossano Calabro (Cosenza) il latitante Paolo Balsamo, 50 anni, elemento di spicco del clan mafioso catanese dei Cappello. Era sfuggito alla cattura, un mese fa, nel corso di un blitz ordinato dalla Dda di Catania. Alla cattura di Paolo Balsamo ha preso parte oltre alla Dia di Catania anche personale della Direzione investigativa antimafia di Torino e di Catanzaro. Balsamo si era dato alla latitanza dopo la sentenza di condanna a trent’anni per associazione mafiosa e per omicidio. A Rossano, in Calabria, dove e’ stato ammanettato era in compagnia di amici calabresi la cui posizione e’ al vaglio degli inquirenti. L’uomo e’ stato da sempre uno dei colonnelli del boss Salvatore Cappello ed e’ un ex pentito: dopo avere svelato i retroscena della cosca in cui militava, ha ritrattato. La sua breve collabaorazione con la giustizia risale al 1991 quando ai magistrati della Dda di Catania parlo’ dei retroscena di diverse rapine commesse dalla cosca e si accuso’ di un omicidio, che non gli fu pero’ mai contestato per mancanza di riscontri. Nel 1992 Balsamo fuggi’ dalla localita’ dove era sotto protezione per raggiungere alcuni congiunti a Torino. Nel capoluogo piemontese fu poi arrestato per evasione, e in quell’occasione decise di interrompere la collaborazione con la giustizia.

Balsamo e’ stato bloccato in viale Santangelo, a Rossano in prossimita’ della stazione ferroviaria. Era a bordo di una Fiat Punto, di proprieta’ di una delle due donne con le quali e’ stato fermato: si stava facendo accompagnare alla stazione ferroviaria con l’intento di allontanarsi da Rossano. Noto come “Sucasangu-Buttafuoco”, Balsamo era irreperibile dal 16 giugno quando non aveva fatto rientro nel carcere di di Bologna, al termine del turno di lavoro volontario presso la cooperativa sociale “Sammartini” in regime di semiliberta’. La Corte d’assise di appello di Catania lo ha condananto nel 2002, a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Carmelo Murabito strangolato il 21 gennaio 1991 con un filo del telefono e poi bruciato, un omicidio maturato nell’ambito di una guerra di mafia che contrappose i clan Laudani e Cappello. Era stato invece assolto il 4 feffraio del 1995 dalla Corte d’assise di Catania per due omicidi dei quali lui stesso si era accustao. Fu lo stesso pm di quel processo, Carmelo Zuccaro, oggi procuratore aggiunto di Catania, a chiedere l’assoluzione definendo Balsamo un pentito “sui generis” e spiegando che pochi riscontri erano state trovati alle sue dichiarazioni. Si ipotizzo’ che Balsamo si fosse attribuito i due delitti per darsi maggiore spessore criminale e rendere far pesare di piu’ le sue dichiarazioni. Per smentitlo, Zuccaro porto’ in aula il vero autore dei due omicidi, Giuseppe Bussolari, esponente di spicco della cosca Cappello, che forni’ particolari inediti a conferma della sua responsabilita’. Bussolari defini’ Balsamo un “ballerino” perche’ dopo essere statop organico dagli anni 80 fino al 1991 al clan “Pillera-Cappello” era poi transitato nel clan dei Cursoti, e in particolare nella frangia che faceva capo a Jimmy Miano.