‘Ndrangheta: Malta fra le centrali del riciclaggio denaro sporco

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-di Nicola Graziani

La Valletta(Malta) – Le mani della ‘ndrangheta sulla fiorente industria dei giochi d’azzardo di Malta: e’ il Paese al centro del Mediterraneo, teatro delle piu’ fiorenti industrie di turismo di tutta l’area, la nuova frontiera dell’espansione del business del crimine organizzato. Un flusso di denaro che parte dall’Italia, grazie ai proventi illeciti del traffico di stupefacenti e arriva all’Arcipelago per essere riciclato tramite un sistema di imprese a scatola cinese che controllano numerose slot machine piazzate nei punti caldi della movida maltese.
Basta andare una sera in alcuni quartieri della periferia ricca di La Valletta per vedere scena degne di Las Vegas, fra locali notturni, di intrattenimento per soli adulti e tanto, tanto alcool. Il miglior terreno di coltura per ripulire il denaro proveniente da affari sporchi. Le Autorita’ adesso stanno intervenendo soprattutto dopo l’operazione che ieri in ha smantellato una rete internazionale che fra Italia, Austria e Romania dava presentabilita’ al denaro reinvestendolo poi in imprese pulite che operavano in altri campi economici.
Ieri sono comparsi alla sbarra di fronte ai giudici maltesi sei cittadini italiani, accusati di essere collusi con il traffico. Dietro di loro le Autorita’ intravedono l’ombra della ‘ndrangheta, he agiva sotto la copertura di alcune aziende come la Uniq Group, la Teberal Trading e la Fast Run Limite.
L’Authority maltese per il gioco ha fatto immediatamente sapere di aver sospeso tutte le licenze rilasciate a questi marchi. Secondo le accuse, M. G., un italiano residente a Malta, sarebbe l’uomo chiave dell’operazione, l’organizzatore della serie di compagnie coinvolte. In tutto, secondo al ricostruzione degli inquirenti, ne facevano parte diverse centinaia di agenzie di scommesse e di gioco.
I sei italiani su cui pende la richiesta di estradizione da parte italiana fanno sapere, attraverso i loro avvocati, di essere disposti ad essere estradati “per poter partecipare alle indagini e provare che non hanno niente a che a vedere con le accuse loro mosse”. Per il momento si sono limitati a dichiararsi “dipendenti dell’industria del gioco” senza specificare per quali imprese lavorassero.