Mafia: colpo a Messina Denaro,catturati i fedelissimi

operazione-Ermes
Palermo – Si fa sempre piu’ stretto il cerchio intorno a Matteo Messina Denaro. Nell’ambito dell’operazione “Ermes”, condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, sono finiti in manette undici tra esponenti di vertice delle famiglie di Cosa Nostra trapanese e presunti favoreggiatori del boss latitante. Dall’inchiesta, collegata a “Golem I e II” e “Eden I e II”, che avevano gia’ colpito la rete di fiancheggiatori e parenti di Messina Denaro, e’ emersa una fitta rete di protezione e un sistema di comunicazioni basata sui tradizionali “pizzini”, usati dal boss per dare ordine e gestire gli affari. Il centro di smistamento dei bigliettini era in un casolare nelle campagne di Mazara e un ruolo fondamentale era quello ricoperto da Vito Gondola, detto “coppa”, 77 anni, uno dei destinatari dei provvedimenti di custodia cautelare, ritenuto dagli inquirenti il “regista” dello smistamento dei pizzini, ogni due settimane. I pizzini venivano sotterrati e talvolta eliminati, una procedura continuata fino a fine febbraio 2014 con il pentimento di Lorenzo Cimarosa. Gli altri arresti, eseguiti in collaborazione con i carabinieri del Ros, hanno riguardato Leonardo Agueci, 28 anni, Ugo Di Leonardo, 73 anni, Pietro e Vincenzo Giambalvo, 77 e 38 anni, padre e figlio, Sergio Giglio, 46 anni, Michele Gucciardi, 62 anni, Giovanni Loretta, 43 anni, Giovanni Mattarella, 49 anni (genero di Gondola), Giovanni Domenico Scimonelli, 48 anni, Michele Terranova, 46 anni.

Per il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, “le ultime indagini, quella odierna inclusa, confermano che non vi e’ nessuna camorrizzazione della mafia. Anzi, Cosa nostra rimane una organizzazione unitaria in cui ci sono i capi dei singoli territori ma anche un controllo piu’ complessivo. Le persone arrestate nell’ambito dell’operazione sono tutte persone ‘organiche’ e inserite nel tessuto di Cosa nostra, di assoluta fiducia del capo”. “E’ l’ennesima operazione contro la rete di Messina Denaro – ha ricordato il procuratore aggiunto Teresa Principato -. Possiamo affermare di avere fatto di tutto per fare terra bruciata attorno al boss di Castelvetrano. Dal 2010 ad oggi abbiamo arrestato poco meno di 100 persone che facevano parte della rete di contatti che garantiva le sue comunicazioni, inclusa la sorella. Ancora, spero per poco, non riusciamo a catturarlo. E questo vuol dire che Matteo Messina Denaro gode di protezioni ad alto livello su cui vogliamo fare luce”. Dalle indagini, nate da alcune intercettazioni del 2011, “viene fuori che non si muove foglia in Cosa nostra senza il volere di Matteo Messina Denaro che continua ad esercitare il proprio ruolo di capo, nonostante la latitanza – ha ammesso il capo del Servizio centrale operativo, Renato Cortese – Una indagine complessa anche per la difficolta’ di controllo sul territorio. Ma siamo sulla strada giusta per cercare di prendere il boss”. “Lo Stato vince la mafia perde”, ha sottolineato in un tweet il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, mentre il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha telefonato nel pomeriggio a Lo Voi per congratularsi con lui “per il duro colpo inflitto alle attivita’ di Cosa Nostra e in particolare a quelle del boss latitante”. “La latitanza di Messina Denaro da oggi e’ molto piu’ difficile”, ha rilevato la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, spiegando come l’operazione rappresenti “un rilevante successo del lungo e paziente lavoro d’indagine condotto dalle forze di polizia giudiziaria e dai magistrati della Dda di Palermo”.