Carceri: Sappe, al minorile di Catanzaro serie di eventi critici

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Catanzaro – Prima sabato e poi domenica, nel carcere minorile di Catanzaro, un detenuto di 20 anni ha tentato per due volte di impiccarsi ed e’ stato salvato dal pronto intervento della polizia penitenziaria. Il giovane ha usato un lenzuolo per tentare di togliersi la vita. Ieri, invece, un altro giovane detenuto ha incendiato i materassi, provocando una folta coltre di fumo che ha rischiato di intossicare sia gli altri detenuti, sia gli agenti che hanno dovuto usare gli estintori, per spegnere l’incendio. E’ quanto rendono noto Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Damiano Bellucci. “Ci riferiscono i colleghi in servizio nel carcere minorile di Catanzaro – aggiungono i sindacalisti – che l’invio di altri detenuti provenienti da strutture diverse ha provocato l’aumento degli eventi critici. Sicuramente la scelta di aumentare fino a 25 anni l’eta’ per rimanere nelle strutture per minori e’ stata un’iniziativa improvvida, sia dal punto di vista della gestione dei detenuti, sia per quanto riguarda il percorso rieducativo. Non e’ assolutamente possibile far coesistere in una struttura penitenziaria ragazzi infradiciottenni e adulti fino a 25 anni”.

L’episodio avvenuto presso il carcere minorile di Catanzaro, dove nel giro di poche ore un detenuto ha tentato per ben due volte di suicidarsi, ed un altro di appiccare un grave incendio all’interno della cella dando alle fiamme un materasso, pone una serie di interrogativi sul ruolo della giustizia minorile in Italia – e’ quanto dichiara Walter Campagna, coordinatore nazionale per la giustizia minorile USPP (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria), gia’ UGL. “Alla luce dei fatti, che purtroppo continuano a susseguirsi all’interno degli Istituti Minorili -continua la nota- riteniamo che sia necessaria e fondamentale compiere una profonda riflessione sulle modalita’ di intervento nei confronti dei detenuti giovani adulti, che ricordiamo la recente legge li ha catalogati sotto la giurisdizione minorile fino all’eta’ di 25 anni se il reato e’ stato commesso da minorenne). Sappiamo bene quanto gia’ sia difficile il percorso rieducativo e di reinserimento sociale nei confronti di un detenuto minorenne, figuriamoci per un giovane ultraventunenne. Se non si interviene in tempo -conclude il Sindacalista- le prerogative della Giustizia minorile rischiano di andare in corto circuito”.

 

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