Vescovi lanciano allarme, “Calabria sempre piu’ povera”

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Catanzaro – I Vescovi calabresi, nel corso della loro ultima riunione in cui monsignor Vincenzo Bertolone e’ stato eletto presidente della Cec, hanno incentrato il loro interesse sulla situazione sociale, economica e politica della regione, “sempre in attesa dalle istituzioni e dalla politica di risposte serie e concrete sul suo sviluppo equo e sostenibile e sul suo futuro. Nella consapevolezza che la gente attende che la Chiesa si faccia interprete del grave disagio in cui vive, i Vescovi ne raccolgono il grido di dolore (in particolare quello dei poveri, degli esclusi, dei giovani sfiduciati sul proprio futuro e percio’ costretti ad emigrare) e lo trasmettono a chi ha la responsabilita’ di provvedere. Si e’ fatto riferimento al rapporto Svimez 2015, che ha collocato la Calabria all’ultimo posto in ambito socioeconomico, confermando con dati oggettivi la disperazione dei calabresi dinanzi alla propria situazione ben conosciuta da ogni presbitero nella sua azione pastorale. A tal proposito – spiegano i vescovi – si assiste, giorno dopo giorno, al graduale impoverimento del nostro territorio sotto ogni profilo e al suo inaccettabile distacco dalle regioni del Centro-Nord: si sopprimono treni e mezzi di comunicazione, ospedali e presidi sanitari, tribunali, i vari servizi sociali, in specie quelli di prima necessita’ per la persona. Tutto cio’ in un territorio in preoccupante dissesto idrogeologico. Diversi i dubbi originati dall’analisi svolta e condivisa dai Vescovi: come credere che tutto venga fatto, sotto gli occhi dei politici, nel rispetto del bene comune? Come si possono chiudere i servizi sanitari senza pensare alla percorribilita’ delle strade e alla rapidita’ dei mezzi di trasporto per raggiungere i centri ospedalieri ancora esistenti? Si puo’ tacere dinanzi alla indifferenza della Regione che non paga da mesi (in qualche caso da anni) le rette ai centri di assistenza per minori, disabili e anziani? In altre Regioni i pagamenti avvengono entro due mesi. Perche’ la Calabria – concclodono i vescovi – deve essere trattata cosi’, creando condizioni di vita invivibili e costringendo sempre piu’ giovani, in particolare, a cercare altrove il lavoro che qui non si trova, impoverendo la regione di intelligenze capaci?”.