Scuola:delegazione docenti calabresi incontra Roccisano

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Catanzaro – Ieri pomeriggio Una delegazione di docenti calabresi, in rappresentanza dei movimenti di difesa della scuola pubblica statale, ha incontrato l’Assessore al Lavoro e all’Istruzione, Federica Roccisano. L’incontro, spiega una nota, a firma del Movimento docenti autoconvocati Cosenza, Comitato Per la Scuola della Repubblica di Catanzaro, Collettivo “Insegnanti calabresi” Lamezia e
Comitati docenti Reggio, Vibo e Crotone “è stato richiesto in maniera del tutto informale dalla stessa Assessora, la quale ha subito precisato che la giunta regionale della Calabria non intende comunque proporre alcun ricorso di legittimità costituzionale avverso la legge 107 di riforma della scuola, per non discostarsi dall’orientamento del Partito Democratico”. Alla Roccisano la delegazione ha sottoposto “il parere legale, depositato, scritto dai due costituzionalisti, Professori Paolo Falzea e Andrea Lollo dell’Università di Catanzaro”, che “ha fatto uscire allo scoperto la linea governativa calabrese, che non può più trincerarsi dietro “pareri negativi dell’avvocatura regionale” come in un primo momento sostenuto dal governatore, fornendo quindi l’alibi del tecnicismo”. La delegazione fa sapere che “da parte loro, si manifesta ora una ferma volontà politica di ignorare le ragioni della nostra mozione, non entrando nemmeno nel merito della fattibilità del ricorso, assumendo su di sé il rischio di aggravare la crisi occupazionale e avallare un provvedimento, quello dell’alternanza scuola-lavoro, inattuabile sul territorio, con gravi ripercussioni su studenti e lavoratori”. Secondo quanto riferisce la nota che “l’Assessora, sulla base di quanto rappresentata dalla delegazione”, avrebbe manifestato l’intenzione “di “collaborare “ a migliorare la legge, lavorando con un team del partito insieme agli altri assessori del reparto delle altre regioni”. Secondo le delegazione dei docenti “più che altro è evidente l’intento primario dell’Assessore, sicuramente inquadrabile in una politica estesa a tutte le regioni: salvare il PD dalla disfatta di questo fallimento normativo.
Infatti, secondo i vari comitati, “da questa ultima fase della lotta è emersa la strategia subdola e capziosa di cooptare i comitati in lotta, in diverse parti d’Italia, a dei tavoli di lavoro per apportare miglioramenti al testo della Riforma, utilizzando di volta in volta i sindacati collaborazionisti, il mondo della politica e quella zona grigia che, da sempre, in Italia, ha permesso che le cose andassero male”. Gli insegnati calabresi ricordano di avere “già mandato, da tutta Italia, migliaia di documenti, di rilievo delle criticità, prima ancora che la Legge fosse votata, ma il Governo ha sempre respinto tutto. Renzi – prosegue la nota – ha sempre vantato un ascolto che non c’è mai stato. Noi denunciamo questo maldestro tentativo di sedare le nostre rivendicazioni con un vile compromesso al ribasso, che rimandiamo al mittente, poiché la giunta Oliverio, sempre più arroccata sulla sua acropoli di cartapesta, non scende in campo in difesa della scuola pubblica, ma finanzia con 2,5 milioni di € le scuole paritarie in mano ai privati”.
La rappresentanza del movimento dei docenti ha “ribadito la propria posizione che giudica la riforma quale attacco formidabile alla Costituzione ed alla scuola pubblica; in sintesi una riforma che riporta la scuola all’impianto fascista del triste ventennio”. Perché sostengono “e’ fatta coi piedi. Com’è scritta dipende dalla loro ignoranza e un po’ l’hanno fatto apposta. Le leggi più sono astruse, con doppi significati, più c’è possibilità di commettere abusi”, così ha detto il 10 settembre a Viterbo il giudice Ferdinando Imposimato, che ha individuato, già da tempo, ben 10 profili di incostituzionalità”. Il Movimento docenti autoconvocati Cosenza, il
Comitato Per la Scuola della Repubblica di Catanzaro, il
Collettivo “Insegnanti calabresi” Lamezia, e i Comitati docenti Reggio, Vibo e Crotone sostengono “la LIP, la legge d’iniziativa popolare per una Riforma alternativa della Scuola, scritta dal basso, supportata da 100 mila firme e depositata ben 2 volte in Parlamento”.

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