Iran-Iraq: 35 anni fa la lunga guerra tra Saddam e Khomeini

Saddam-Khomeini
Roma – Piu’ di un milione di morti, migliaia di prigionieri di guerra, miliardi di dollari spesi e un conflitto tra i piu’ sanguinosi e distruttivi del 20esimo secolo. Trentacinque anni fa, il 22 settembre 1980, l’Iraq di Saddam Hussein invadeva a sorpresa il sud dell’Iran, scatenando una guerra che sarebbe durata per otto lunghi anni.
Tra i due Paesi, in realta’, c’era in sospeso un’annosa disputa sui confini e il rais di Baghdad mirava a impadronirsi di nuovi territori ricchi di petrolio. Ma anche la religione gioco’ un ruolo determinante: l’anno prima il governo filo-Occidente dello scia’ Mohammad Reza era stato rovesciato da una rivoluzione che aveva instaurato, in Iran, una teocrazia sciita. Per il regime baathista di Saddam, laico e sunnita – in un Paese a maggioranza sciita – la Repubblica Islamica dell’ayatollah Khomeini rappresentava un nemico e una minaccia, oltre che una fonte di potenziale destabilizzazione dei fragili equilibri interni. L’attacco fu fulmineo e non preceduto da una dichiarazione di guerra proprio per giocare sull’effetto sorpresa. Saddam contava sulla disorganizzazione militare di Teheran, che non poteva piu’ contare sull’esercito di professione dello scia’. “Con la scomparsa del nostro rivale (lo scia’, per l’appunto) e con l’esercito imperiale sostituito da imberbi ragazzini fanatici, sara’ per noi un gioco da ragazzi far fuori la vecchia mummia (Khomeini, ndr)”, avrebbe detto il rais iracheno nel 1980 ai membri del suo partito.

guerra-iran-irak

I primi tempi, in effetti, furono un susseguirsi di successi per l’esercito di Baghdad, che penetro’ nella regione del Khouzestan, ricca di greggio e in grado di assicurare al regime baathista un piu’ vasto sbocco sul Golfo Persico. Ma dal 1982 l’Iran riusci’ a penetrare le linee irachene, dividendo l’esercito nemico e costringendolo alla ritirata. Il conflitto avrebbe potuto concludersi di li’ a poco ma il rifiuto di negoziati da parte di Khomeini e il fermo ‘no’ alle condizioni imposte dall’avversario da parte di Saddam trascinarono i rispettivi Paesi in una lunga, sanguinaria guerra di logoramento che terminera’ solo otto anni dopo, nell’agosto 1988. Khomeini fu costretto ad accettare una risoluzione Onu e – come disse pubblicamente – a “bere l’amaro calice della tregua” su pressione del pragmatico delfino Ali Akbar Hashemi Rafsanjani che nel 1989 sarebbe diventato presidente. I due Paesi erano ormai allo stremo: oltre al prezzo – altissimo – di tante vite umane, l’economia di entrambi si trovava al collasso mentre le conseguenze territoriali furono irrisorie o inesistenti. L’Iraq – che era riuscito ad andare avanti cosi’ a lungo grazie al sostegno internazionale dei regni sunniti, quali Arabia Saudita ed Emirati, ma anche di Russia, Usa e altri Paesi europei – ottenne minimi incrementi territoriali a cui rinuncio’ pochi mesi dopo. Saddam stava per lanciarsi in una nuova campagna, l’invasione del Kuwait, che – il 2 agosto del ’90 – avrebbe dato origine alla prima guerra del Golfo.