‘Ndrangheta: arrestati dai Carabinieri 10 esponenti clan Iamonte

arresti-reggio-07-10-15Reggio Calabria – La misura cautelare eseguita oggi dai Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria emessa dal Gip distrettuale della citta’ calabrese dello Stretto su richiesta della locale procura e’ la conseguenza della sentenza di condanna emessa lo scorso gennaio dal gup in sede di giudizio abbreviato, che ha imposto la rivisitazione dei precedenti giudizi di annullamento delle misure cautelari del Tribunale della Liberta’ di Reggio Calabria o, in un caso, di rigetto della richiesta di misura cautelare del pm da parte del gip in ordine alla gravita’ indiziaria. I dieci arrestati per associazione per delinquere di stampo mafioso sono: Pietro Flachi, 59enne, nato a Melito Porto Salvo (Rc); Giuseppe Guerrera, 52enne, nato a Melito Porto Salvo; Francesco Iamonte, alias “faccia di drago”, 35enne nato a Melito Porto Salvo; Natale Iamonte, 34enne, nato a Reggio Calabria; Consolato Malaspina, 62enne, nato a Melito Porto Salvo; Consolato Meduri, alias “Lampino”, 28enne, nato a Melito Porto Salvo; Angelo Minniti, 40enne, nato a Melito Porto Salvo; Giovanni Tripodi, 33enne, nato a Reggio Calabria; Giovanni Tripodi alias “Pele'”, 36enne, nato a Melito Porto Salvo; Pietro Verduci, 36enne nato a Melito Porto Salvo. carabinieri-1024-rc-07L’attivita’ trae origine da tre precedenti indagini condotte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, rispettivamente denominate “Ada”, “Sipario” e “Replica”, nei confronti della stessa cosca Iamonte, operante nel territorio di Melito Porto Salvo. Le tre indagini, corroborate dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Ambrogio (il quale ha manifestato la volonta’ di collaborare pochi giorni dopo l’arresto nell’ambito dell’operazione “Sipario”), hanno permesso di tracciare l’origine e l’organigramma della cosca Iamonte, facendo luce sulle attivita’ criminali, in particolare traffico di armi e di droga, e sulla commistione tra amministratori locali e imprenditori ritenuti affiliati alla cosca, grazie alla quale gli Iamonte sarebbero riusciti a condizionare l’esito delle gare d’appalto bandite da alcuni comuni del basso Jonio reggino.

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