Strage Cassano: Iannicelli ucciso perche’ voleva pentirisi

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Cosenza – Da tempo in contrasto con il clan degli “zingari”, egemone nella zona, Giuseppe Iannicelli, nonno di Coco’, voleva pentirsi; per questo sarebbe stato ucciso. E’ quanto emerge dalle indagini che stamane hanno portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare eseguita stamane dai Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Cosenza a carico dei presunti autori del massacro in cui, insieme a Iannicelli, morirono a Cassano Ionio (Cs) il nipote di 3 anni, Nicola Campolongo, detto Coco’, e la compagna dell’uomo, Ibtissam Touss, i cui cadaveri furono poi bruciati nell’auto in cui si trovavano. Destinatari dell’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia sono Cosimo Donato, alias “topo”, 38 anni, e Faustino Campilongo, 39 detto “Panzetta”, entrambi gia’ detenuti nel carcere di Castrovillari per estorsione. I due sono ora entrambi indagati anche per omicidio premeditato e distruzione di cadavere, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attivita’ del sodalizio ‘ndranghetista degli “Abbruzzese”. Gli arrestati sono ritenuti responsabili del triplice omicidio, perpetrato il 16 gennaio 2014. I corpi delle vittime furono trovati carbonizzati all’interno di un’autovettura. I tre furono uccisi con diversi colpi di pistola calibro 7.65 alla testa. L’efferato omicidio del piccolo Coco’, di appena tre anni, aveva suscitato l’attenzione anche di Papa Francesco, che gli aveva rivolto un pensiero e una preghiera in occasione dell’Angelus in piazza San Pietro, il 26 gennaio 2014. La vittima designata dell’omicidio, Iannicelli, era, secondo gli inquirenti dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti, dapprima in seno alla consorteria ‘ndranghetistica degli zingari cassanesi, gli Abbruzzese, e successivamente per il clan contrapposto dei Forastefano. Iannicelli, dunque, era entrato in contrasto con la cosca degli Abbruzzese sin dall’epoca della faida di Cassano, negli anni 2003 – 2004.
Il dissidio si era ulteriormente acuito in tempi recenti, in seguito alla diffusione della notizia secondo cui l’uomo sarebbe stato intenzionato a collaborare con la giustizia, nonche’ per l’apertura di un autonomo canale di approvvigionamento di stupefacenti che comprometteva il monopolio imposto dal clan degli zingari nell’area di influenza. I due destinatari dell’ordinanza, legati alla vittima, sarebbero stati incaricati di attirare Iannicelli sul luogo delll’appuntamento in cui e’ stato consumata la strage.Dei due la vittima si fidava. Dipendevano, infatti, secondo gli inquirenti, da Iannicelli per la distribuzione di stupefacente nei comuni di Firmo, Lungro ed Acquaformosa nel Cosentino. Avevano, inoltre, contratto un ingente debito relativo ad alcune forniture di droga acquistata in conto vendita dalla vittima. Non sopportando piu’ la subordinazione a Iannicelli, aspirando ad assumere una posizione di rilievo criminale sul territorio in cui operavano, avrebbero deciso di assassinarlo. Le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia e delle dichiarazioni rese dai numerosi famigliari delle vittime, tutti pregiudicati per reati inerenti agli stupefacenti, armi, tentato omicidio ed altro. Un’intensa attivita’ investigativa, con il supporto di mezzi tecnici, avrebbe consentito di ricostruire i movimenti degli indagati nell’arco temporale in cui si e’ consumato l’omicidio, sia attraverso l’analisi dei dati di traffico delle utenze telefoniche, sia delle celle radio base individuate che avrebbero indicato la presenza dei due presunti assassini nelle immediate vicinanze del luogo in cui furono rinvenuti i tre cadaveri. Da intercettazioni telefoniche ed ambientali, prevalentemente in lingua arbereshe, sarebbero emersi ulteruiori riscontri alle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e dai familiari delle vittime.. L’indagine, oltre a ricostruire il triplice omicidio sin dalle sue fasi preparatorie, avrebbe consentito di individuarne il movente e la sua connotazione tipicamente mafiosa nonche’ di evidenziare le dinamiche mafiose tuttora insistenti nel territorio della sibaritide.

Strage Cassano: inquirenti, anche donna uccisa vittima innocente
Anche Ibtissam Touss, compagna di Giusepppe Iannicelli, nonno di Coco’ Campologo, assassinata il 16 gennaio 2014, fu vittima innocente, come il bambino, dell’agguato di cui era vittima designata soltanto l’uomo. Lo hanno sottolineato gli inquireti nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli delle indagini che hanno portato all’emissione di due ordinanze di custodia cautelare per la strage. “Dobbiamo dare maggior risalto anche all’altra vittima innocente di quella strage, la convivente marocchina del nonno, di cui io porto ancora la foto in tasca” ha detto Giuseppe Brancati, comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, a margine della conferenza stampa di oggi. Per quanto riguarda il movente, e’ stato il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri ha confermato che Iannicelli aveva manifestato la volonta’ di collaborare con la giustizia.
Per Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, “l’omicidio dell’uomo doveva favorire la cosca degli Abbruzzese sul territorio nel traffico degli stupefacenti”. Il generale del Ros Giuseppe Governale ha sottolineato l’importanza della minuziosa attivita’ tecnica svolta nel corso delle indagini. “Sono state fatte migliaia di intercettazioni, spesso – ha detto – difficilissime perche’ gli indagati parlavano anche nel dialetto arbereshe”.

 

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