Fortugno: decennale morte, commenti

cerimonia-fortugno-19-04Catanzaro – “L’assassinio del Vicepresidente del Consiglio regionale Franco Fortugno, avvenuto dieci anni fa a Locri, ripropone alle nostre coscienze il bisogno di straordinario impegno per la crescita civile e democratica della Calabria”. E’ quanto afferma il capogruppo della Casa delle Liberta’ Francesco Cannizzaro che aggiunge: “Franco Fortugno, personalita’ mite, ma politico fermo nei principi, aveva capacita’ e disponibilita’ autentiche nell’ascoltare gli altri, a partire dagli avversari politici e i tratti signorili della sua personalita’ erano noti ed apprezzati da tutti. Ricordarlo a distanza di dieci anni non allontana da noi l’emozione viva della sua perdita, ma impone un rigoroso esame di coscienza a quanti operano oggi nella politica e nelle istituzioni affinche’ mai nessun amministratore sia colpito in maniera cosi’ indegna e sconvolgente, una tragedia che travalica gli affetti privati e si imprime come una macchia indelebile nella vita civile della Calabria”. Per il deputato Nicodemo Oliverio (Pd), “a dieci anni dalla tragica morte di Franco Fortugno, il suo insegnamento e’ ancora forte e vivo. Come il suo modello di uomo politico umile, disponibile, trasparente. Uomini politici del calibro di Franco Fortugno – dice – rappresentano un ideale per i giovani, per la societa’ civile, per le persone oneste e perbene. Cosi’ com’e’ stato Fortugno nella sua breve ma significativa esperienza istituzionale. Un uomo onesto, un marito esemplare, un papa’ attento, un politico intransigente e onesto, un amico sincero. Il suo insegnamento – conclude – sara’ per noi un esempio intramontabile”.

“Siamo qui oggi a tenere alta la memoria di quanto accaduto il 16 ottobre di dieci anni fa e a rafforzare simbolicamente il valore di un impegno condiviso contro la criminalita’ e avverso ogni tentativo di condizionamento mafioso” ha dichiarato la cinsigliera regionale Flora Sculco (capogruppo di Calabria in rete), partecipando all’evento commemorativo del Vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, ucciso a Locri il 16 ottobre del 2005. “La ferita, a distanza di tanto tempo – ha detto Flora Sculco – non si e’ ancora rimarginata ed e’ forte il desiderio della Calabria e dei calabresi di liberarsi dall’etichetta di terra asservita ai poteri criminali e alle logiche mafiose”. “Non dobbiamo disperdere l’esempio che Franco Fortugno ci ha consegnato e che resta indelebile nelle nostre coscienze. Siamo chiamati ogni giorno a testimoniare la nostra ribellione alle esecrabili azioni della mafia, ai suoi continui e insidiosi tentativi di sottomettere lo Stato e tutte le sue articolazioni agli interessi criminali. Lo dobbiamo al sacrificio di Franco Fortugno ed alla sua famiglia – ha concluso Flora Sculco -, lo dobbiamo alla nostra coscienza e dignita’ e soprattutto lo dobbiamo a tutti i calabresi”.

“L’assassinio del Vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno il 16 ottobre di dieci anni fa – ha affermato il consigliere regionale Arturo Bova che partecipa alle odierne iniziative commemorative – e’ un ricordo vivo nelle coscienze dei calabresi. L’attentato mortale ad una delle piu’ alte cariche dell’Istituzione regionale resta una delle pagine piu’ buie della nostra storia che non ha affievolito, anzi ha rafforzato – ha evidenziato Bova – quel diffuso desiderio di rinascita di una terra faticosamente impegnata a superare i gravi disagi economici e sociali da cui e’ perennemente vessata. Quel 16 ottobre del 2005 ha segnato un vero e proprio spartiacque nella coscienza collettiva. Il grande movimento di ribellione incarnato dai ragazzi della Locride – ha proseguito – resta uno dei migliori esempi di virtuoso protagonismo e di partecipazione attiva dei giovani ai processi di cambiamento. L’esempio e la testimonianza di Franco Fortugno – ha commentato Arturo Bova – ci obbligano oggi ad una costante riflessione sul valore dell’impegno, sia esso politico, sociale, economico che assicuriamo al servizio delle nostre comunita’ stremate da una crisi la cui morsa non accenna ad allentarsi. Dall’esordio della mia attivita’ politica, ho fatto della legalita’ il mio principale fronte di impegno, aderendo e sostenendo tutte le iniziative che vanno in questa direzione. Ritengo che oggi sia doveroso fare memoria e non disperdere il patrimonio di valori ed esperienze, confermando l’impegno della Regione dalla parte della legalita’. Dobbiamo rafforzare la consapevolezza dell’importanza del mandato cui siamo stati chiamati dai calabresi, onorandolo al meglio, ed ostacolando quelle forze criminali che cercano di infiltrarsi allungando i loro tentacoli per condizionare il funzionamento delle Istituzioni e le decisioni della politica”.
Secondo Arturo Bova “e’ solo salvando la Calabria dalla condizione di colpevole abbandono in cui langue, liberando le piu’ grandi risorse e valorizzando le migliori intelligenze che si puo’ intraprendere un autentico percorso di risalita. Lavoreremo senza sosta in questa direzione per assicurare un futuro migliore alle giovani generazioni che in noi ripongono grandi attese”.

 

“Ricordare Franco Fortugno, nel decennale della sua uccisione, e’ un obbligo morale, politico e istituzionale che vuole e deve essere, innanzi tutto, un messaggio di vicinanza alla sua famiglia e, contemporaneamente, all’intera comunita’ della Locride, ai suoi problemi e alle sue speranze”. E’ quanto afferma il Vice Presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco D’Agostino, che questo pomeriggio prendera’ parte alla commemorazione in ricordo di Francesco Fortugno a Locri. “La memoria di quel tragico evento – dice – non va persa, ma alimentata: la barbara uccisione di Franco Fortugno, assieme a sentimenti di fortissimo e assai profondo turbamento, ha fatto crescere in tantissimi donne e uomini di buona volonta’, il bisogno di spendersi per la legalita’, il bene comune e il cambiamento, Oggi, nel nome di quel vice presidente del Consiglio regionale ucciso davanti a Palazzo Nieddu a Locri, ribadiamo la nostra ferma condanna di ogni genere di condizionamento o ingerenza mafiosa, affermando che la liberta’ e la democrazia sono gli unici strumenti a cui affidarsi per perseguire gli obiettivi economici, sociali e culturali che facciano crescere la nostra terr”. “hi decise di colpire l’allora Vice Presidente del Consiglio regionale – prosegue D’Agostino – lo fece con il torbido disegno di creare sgomento e scompiglio nel cuore e nella mente di tanti calabresi onesti; quel messaggio di morte non e’ passato. Le reazioni e la solidarieta’ provenienti dalla societa’ civile, dalle Istituzioni, dalla politica locale e nazionale, diedero a quell’accadimento un corso profondamente diverso”. Per Francesco D’Agostino “oggi il dovere di ogni cittadino di questa regione e, ancor piu’, di ogni politico calabrese, deve essere quello di onorare Franco Fortugno e di ricordarlo come simbolo di una terra che non vuole piegarsi a logiche mafiose ma che, anzi, da queste vuole affrancarsi completamente per crescere e vivere in una comunita’ libera da ogni condizionamento e fortemente responsabile del proprio futuro”.

Il presidente del gruppo di Forza Italia alla Regione, Alessandro Nicolo’, che non ha potuto partecipare alle iniziative commemorative in ricordo di Fortugno per concomitanti impegni istituzionali ricorda “con emozione la figura del Vicepresidente del Consiglio regionale, il collega Francesco Fortugno, uomo serio ed onesto, nonche’ professionista apprezzato, assassinato dieci anni fa a Locri. La sua fine inaspettata ha colpito profondamente la sua famiglia, ma anche i suoi amici piu’ vicini e tutte le istituzioni calabresi. Franco aveva declinato il suo impegno politico ed istituzionale con assoluta tolleranza e spirito di solidarieta’, attento verso le fasce piu’ deboli, si impegnava costantemente per affrontare i problemi della quotidianita’ della nostra regione. Quella sua disponibilita’ al confronto ed alla comprensione delle ragioni degli altri, ha caratterizzato fino all’ultimo, tragico, momento i suoi tratti umani e politici. Egli non rinunciava alla difesa dei suoi principi fondati sulla tutela dei diritti spesso negati ai cittadini calabresi e in particolare a quelli della locride che richiamava in Consiglio Regionale, tuttavia non negava all’avversario la dignita’ di opposte ragioni politiche. Con la sua scomparsa, la Calabria ha perso un rappresentante istituzionale dai tratti gentili ed educati, fermo sui principi in cui credeva, ma mai indisponibile o negazionista nei confronti delle posizioni altrui. Uno stile, quello di Franco – conclude Nicolo’ – che ha lasciato traccia di se’ e che merita di essere indicato come esempio di comportamento per quanti continuano a lavorare dentro e fuori le istituzioni per contribuire allo sviluppo civile e democratico della Calabria”.

“La nostra presenza qui oggi all’evento commemorativo del Vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno, nel decennale della sua barbara uccisione – ha dichiarato il consigliere regionale Vincenzo Pasqua – vuole essere testimonianza chiara e sincera dell’impegno incrollabile della massima Istituzione calabrese nel contrasto alla criminalita’ e al malaffare. Quel tragico momento ha segnato per la nostra regione un punto di non ritorno richiamando ognuno di noi – ha sottolineato il consigliere – a percorrere con ancora maggiore fermezza e determinazione la strada della legalita’. L’esempio di Francesco Fortugno – ha detto Vincenzo Pasqua – ci spinge a tenere costantemente alta la barra della serieta’ e dell’impegno contro una criminalita’ sempre piu’ sprezzante e pervasiva che cerca caparbiamente di inserirsi nei meccanismi di funzionamento delle Istituzioni per governarne i processi e dettare le decisioni. E’ un dovere non solo per quanti detengono pubbliche responsabilita’ ma per tutti i cittadini – ha proseguito l’esponente politico – convergere nella battaglia contro ogni forma di corruzione, intimidazione e malaffare e far sprigionare tutte le energie sane in grado di originare veri percorsi di sviluppo che vedano protagoniste le nuove generazioni desiderose di costruire in Calabria un futuro non piu’ inficiato dal condizionamento dei poteri criminali. Opereremo incessantemente in questa direzione – ha concluso Vincenzo Pasqua – certi di poter contribuire a scrivere una svolta per la nostra regione”.
Il presidente del conisglio regionale Nicola Irto nel suo intrevento ha sotenuto che “il barbaro assassinio di Francesco Fortugno segnò il punto più basso raggiunto dalla comunità calabrese, che prima di allora forse non aveva mai compreso quanto fosse fragile e vulnerabile. L’uccisione di Franco, definita ‘un delitto politico-mafioso’ sia dal Procuratore nazionale antimafia del tempo, sia dai giudici del processo a carico di esecutori e organizzatori, ha rappresentato un attacco alle istituzioni di questa Regione, ma soprattutto un colpo durissimo al cuore della democrazia calabrese.
Le modalità e la scelta del giorno, del luogo, del momento in cui fu spezzata la vita del Vicepresidente non furono casuali.
Tutto venne – ha aggiunto Irto – individuato con cura, con l’obiettivo di consumare fino in fondo il disegno delittuoso e al contempo mandare un messaggio inequivocabile: quello che il cambiamento, in Calabria, non avrebbe mai attecchito e che nulla sarebbe potuto avvenire senza il “benestare” di quei poteri forti e oscuri, le cui ombre si sono sempre stagliate in lontananza, sullo sfondo di questa vicenda.
La nostra volontà di ricordare Francesco Fortugno qui, a Locri, nella sala del consiglio comunale nasce proprio dall’intenzione di mandare un messaggio altrettanto chiaro.
Il sangue di Franco non è stato versato invano e, dieci anni dopo, nulla è andato disperso dei frutti della coscienza civile, germogliata dal seme della legalità e della ribellione pacifica e spontanea allo strapotere della criminalità e del malaffare.
Questa solenne commemorazione si svolge nella sede della democrazia cittadina, con la partecipazione dei vertici della Regione– della Giunta e del Consiglio– perché vogliamo dimostrare la nostra attenzione istituzionale, reale e non di facciata, nei confronti della Locride.
Il Consiglio regionale – ha comenato Irto – è uscito dalla sua sede ed è venuto qui.
Ma di Locri, anche a Palazzo Campanella, ci sono tracce profonde e indelebili: la nostra aula consiliare è intitolata proprio alla memoria di Fortugno e delle vittime della ‘ndrangheta e il grande dipinto che sovrasta l’aula raffigura il primo legislatore della storia, il locrese Zaleuco, che tiene in mano la tavola delle leggi. Tra i saggi e i giusti, immortalati in quel quadro, c’è anche Franco, con lo sguardo buono, cristallino e sereno che ricordiamo noi che abbiamo avuto l’onore di conoscerlo.
Questa commemorazione intende essere solenne, ma senza discostarsi da quella sobrietà e semplicità che l’uomo Fortugno incarnava e che i cittadini chiedono, oggi più che mai, alla politica”. Irto ha poi stolineato che “questa non è una passerella. E’ l’assolvimento di un nostro preciso dovere di cittadini, di donne e uomini impegnati in politica e di rappresentanti delle Istituzioni democratiche.
Ma la nostra presenza non può limitarsi a essere puramente simbolica.
Il Consiglio regionale, oggi, deve interpretare le esigenze avvertite dai cittadini di una comunità che anche negli anni seguenti al delitto Fortugno ha avvertito una presenza dello Stato e delle Istituzioni più professata che attuata, più strillata che effettiva.
I locresi hanno diritto alla sostanza e non solo alla forma; a loro è dovuta un’attenzione concreta soprattutto dopo che le luci dei riflettori si saranno spente. Questo è il compito della politica.
La Locride continua a soffrire di un’inaccettabile condizione di isolamento. E’ una marginalizzazione complessiva, una lunga e profonda distanza dai centri nevralgici delle decisioni pubbliche e dello sviluppo socio-economico.
Qui, dieci anni dopo il delitto Fortugno, si continua a rivendicare il diritto di guardare al futuro senza una compressione dei servizi essenziali, ma con una visione fondata sulla crescita, non sul ridimensionamento dell’esistente.
I trasporti, le politiche socio-sanitarie e del lavoro, la lotta al dissesto idrogeologico e all’erosione costiera, la salvaguardia dell’ambiente, la tutela e promozione del patrimonio archeologico e artistico – culturale, la valorizzazione della posizione baricentrica nel Mediterraneo di questo comprensorio, che dista poche decine di chilometri da Gioia Tauro. E ancora: il sostegno alle filiere di eccellenza dell’agroalimentare, la promozione del turismo, la diffusione della banda ultra-larga e dei servizi da ‘smart cities’.
Ecco le sfide che la nostra Regione, negli anni a venire, dovrà affrontare sulla frontiera della Locride assieme a quella che è la madre di tutte le battaglie: la lotta alla criminalità organizzata.
Consentitemi di essere sincero fino alla ruvidità: fino a quando lo Stato non vincerà la sua guerra– ché di questo si tratta – contro la ‘ndrangheta, nessuno sviluppo vero in questo territorio sarà possibile.
Ma perché lo Stato vinca, perché il bene prevalga sul male, è indispensabile investire in maniera massiccia sulla sicurezza: uomini e mezzi per aiutare quanti sono già impegnati su questo fronte e, nonostante tutto, stanno continuando a ottenere risultati importanti sul versante repressivo.
Tuttavia, nulla potrà davvero cambiare senza un’azione profonda e radicale per la promozione della cultura della legalità. Solo partendo dalle giovani generazioni sarà possibile gettare le basi di un futuro diverso per la Locride, per la Città metropolitana di Reggio e per la Calabria. Qui, nel 2005, i ragazzi ebbero il coraggio di ribellarsi. Scesero nelle piazze, nelle strade, e mostrarono senza paura i loro volti partecipando a una pacifica rivoluzione contro lo strapotere dei clan e di quanti, con la ‘ndrangheta, fanno gli affari.
E’ da lì che occorre ripartire. Dall’energia e dall’entusiasmo di quei ragazzi e quelle ragazze che oggi sono uomini e donne e che spesso, purtroppo, hanno scelto la strada dell’emigrazione, sancendo la vera sconfitta della politica e delle Istituzioni.
Sei anni dopo quella dei ragazzi di Locri, sulla sponda opposta del Mediterraneo, in Tunisia e in Egitto, sbocciò un’altra Primavera, quella araba. C’è un dato storico che accomuna la mobilitazione dei nostri giovani a quella avvenuta sulla riva Sud del Mediterraneo: l’opposizione a sistemi di tirannia che soffocavano diritti e opportunità di sviluppo. La ‘ndrangheta è da considerare tale, al pari di un sanguinoso regime che sparge sangue innocente e che impedisce ogni forma di libertà e democrazia.
La nostra battaglia contro l’odioso Leviatano dell’antistato non è vinta.
Ma da qui, oggi, nel ricordo di Franco Fortugno, solennemente rinnoviamo il nostro Patto per la Locride che deve essere fondato sulla lotta alla subcultura mafiosa.
Per iniziare a scrivere il futuro dobbiamo cancellare la parola ‘ndrangheta.
Solo dopo conosceremo il significato della libertà”.

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